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La vista appannata e l'udito ovattato si intensificarono permettondogli di pensare inconsciamente in modo più perso del solito a come dover nascondere i tagli ancora incrostati senza destare sospetti in un ipotetica uscita in piscina tra amici, dopo una settimana da quell'incidente.

"Sei sicuro di star bene?" chiese Jimin preoccupato appoggiando una mano sulla spalla dell'altro per confortarlo e spronarlo ad un possibile sfogo.

"s-si, perché?" chiese innocentemente

"sai, hai molto spesso la testa tra le nuvole e forse non ti sei ancora ripreso da quel giorno i suoi occhi si abbassarono tristi insieme al tono di voce quando prononció quella frase.

" no tranquillo, sono solo un po' stanco e non voglio che rimandiate la nostra uscita per colpa mia perché sto benissimo" disse cercando di fare il sorrido migliore e gli occhi felici.

"non ti voglio dare fretta, hai tutta l'estate per riprenderti e tutta l'estate per andare in piscina almeno una volta quindi facciamo tutto con calma"

"quindi domani ci vediamo perché io sto più che bene, anzi mi servirà uscire di casa. non credi?"

"ok.. forse hai ragione" disse sospirando

"allora a domani!"

Questo cambiamento d'animo del suo migliore amico lo faceva sempre scuotere la testa divertito dai suoi modi infantili.









Lo sguardo girongolava per tutta la stanza accertandosi di aver coperto per bene col trucco, cipria e fondotinta i lunghi tagli sotto la canottiera mentre con mille pensieri in testa cercava di metterci oggetti e vestiti il più possibile dentro la valigia che chiuse rumorosamente per via dei troppi oggetti quando sentí il motore di un una macchina parcheggiata davanti casa.

Corse per le scale recandosi alla porta di casa volendo uscire presto da essa insieme alla sua pesante valigia.

Avrebbe anche detto "Mamma io esco" se non fosse che in casa era solo quindi appena chiusa la porta di casa provò più volte a chiuderla a chiave in modo sicuro accertandosi poi come gentilmente ordinato da sua madre.

"vuoi una mano?" chiese Jimin senza ricevere risposta, uscendo la faccia dal finestrino munito di occhiali da sole che li facevano la faccia più piccola e il naso più triangolare.

Jungkook dopo aver chiuso il baule si affrettò a sedersi per partire.
"sei pronto? sicuro di non aver dimenticato nulla?"

"tranquillo possiamo partire" disse chiudendo gli occhi e spalmandosi il più possibile sul sedile cercando di rilassarsi con sottofondo la musica proveniente dalla radio.







"la tua stanza è la 137 mentre la mia sarà affianco alla tua" disse Jimin porgendo la chiave ad un Jungkook incuriosito e distratto.

Non era abituato a stare in hotel, soprattutto di lusso.
Appena entrato lo cotranstarono le emozioni, il banco dove si prendevano le chiavi degli apertamententi era di marmo bianco con macchie nere, le sedie bianche con le gambe di ferro o ricoperte di cuscinetti rossi e gambe di ferro nere e colorato  anche  il muro, nero con strisce oro ai lati e quadri appesi ritraenti persone ricche e famose, in certi c'erano solo soldi, frutta, fiori o carte da gioco.
Entrarono nell'ascensore anche esso nero e di lusso, i tasti di vetro senza impronta di dita e i numeri in nero e oro alternato con una musichetta classica  al quanto fastidiosa aspettavano di arrivare al loro piano.

Aperto l'ascensore, quindi arrivati al loro piano, un esteso e lungo tappeto rosso proibiva di sporcare le scarpe r far sentire in un certo modo importanti i clienti.

Arrivarono alle loro stanze, una di fronte all'altra e si salutarono.

"Gli altri Hyung arriveranno tra un ora quindi preparati il costume" disse prima di chiudere la porta a chiave ad un Jungkook sempre distratto.

Aprí la porta bianca chiudendosela dietro e trivandosi un enorme stanza, con un letto matrimoniale, una vetrata ritrante le strade e in lontananza le montagne e un sole sporgente, un divano in un angolo della stanza con a due metri di distanza un televisore abbastanza grande appoggiato a un tavolino bianco con vicino una candela, un portacenere e un bigliettino.

Si avvicinò prendendo il bigliettino, sedendosi sul divano nero e inziando a leggerlo.

"spero che tu ti ricorda di me...e come biasimarti? come sta la schiena? sai, mi sono saziato e divertito molto,spero che un giorno lo rifaremo.

Però non è quello il motivo per cui ti ho scritto, ma è perché mi serve il tuo aiuto.
Prendila come una richiesta per giocare, dove ovviamente puoi rifiutare.
Hai tre scelte,giocatele bene :

-Accetti e i tuoi amici e tua madre saranno vivi e incoscienti della mia presenza.
prova solo a sbagliare ciò che ti ordino di fare e ti puniró contando i tuoi sbagli e incidendoli sulla tua perfetta schiena.

-non accettare e questo Hotel esploderà insieme ai tuoi amici, poi toccherà a tua madre.

Capito? bene.
se accetti fatti trovare a mezzanotte nella cucina dell'hotel se no domani avrai una sorpresina.

V.

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