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~DIEGO~

Cazzo Lele, non osare parlare.

Lele si gira verso di me, si vede che non sa che fare.

Diego: G-gian... Che cosa intendi?

Gian: ultimamente siete tutti strani,- non posso fare almeno di guardare il pavimento, sto sudando freddo- quando parlo guardami negli occhi ok?- annuisco debolmente, non devo comportarmi così, se no iniziamo ad insospetirsi ancora di più, ok...mi devo solo calmare. Guardo Lele si sta agitando - non so cosa vi succede in questo periodo, tu- dice indicando lele, che si irrigidisce appena viene nominato- sei scomparso per giorni facendo rientro solo la mattina, mentre tu Diego era evidente che sapevi qualcosa, ma non hai mai parlato, non hai mai difeso realmente Tancredi, dai comportamenti che aveva Lele.
Per quanto possa sembrare uno stronzo Tancredi, pur di non litigare ha preferito non sapere la verità.
Io in questo preciso momento, proprio in questo istante voglio sapere tutto e quando dico TUTTO INTENDO TUTTO.

Vedo gli occhi di Lele farsi lucidi.

Lele: scus-

Gian: NON ME NE FOTTE UN CAZZO DELLE TUE SCUSE... ripeto forse non sono stati chiaro- sto iniziando ad incazzarmi, puoi aggredire me, ma no lele- voglio una fottuta spiegazione!

Diego: MA CHE CAZZO VUOI SAPERE.
NON C'È NIENTE DA RACCONTARE, NON DEVI SAPERE NULLA,TANTO SOPRAVVIVI LO STESSO.

Lele: Diego calmati

Sento la voce di Lele, come può dirmi di calmarmi.

Diego: calmarmi...- mi passa le mani sul viso in senso di frustrazione- io devo calmarmi.

Lele: si proprio tu, apprezzo quello che fai per me, ma adesso basta.

A quel punto serrò le labbra e nella stanza cala il silenzio.
Tutti sono persi nei proprio pensieri.
Ti prego Lele dimmi a cosa stai pensando.

~LELE~

Ok Lele calma, pensa, come posso uscire da questa situazione.
In questo momento non voglio raccontare dei miei problemi.
Non posso fare ricadere le mie frustrazioni anche su di lui.
Poi penso di rovinare il rapporto che sono riuscito a creare fino ad adesso.
Non voglio raccontare di quella parte di me e di tutte le cazzate commesse in quel periodo.
Okey... Devo uscire da questa situazione, ma come?

Sto iniziando a stringere le mascelle, mi fanno male i denti, sento l'ansia crescere.
Ad un tratto sento la mia mano venir stretta, guardo verso il basso, vedendo Tancredi che mi guarda, giusto si era addormentato. Lentamente si alza e si mette seduto.

Ci guarda uno a uno, adesso la nostra concentrazioni è rivolta solo su di lui.

Tancredi: allora... innanzitutto grazie Gian, per aver cercato di difendermi- Gian sembra essersi congelato- ma quello che successo tra me e Lele sono cazzi mie e non devi intrometerti. Però sono consapevole che vuoi sapere la verità e per precisare non sono un sottone,come pensate, ma sto prendendo un po' di tempo. Quindi non vuol dire che sto dando ragione a Lele o a Diego, anzi mi sento in un certo senso... Come dire tradito.- quello che ha sul viso sembra un ghigno, fa paura-
Comunque Diego non osare alzare la voce contro Gian soprattutto se ha ragione, non ti permette perché sapevo che tu eri a conoscenza di qualcosa, ma ho preferito evitare se no avremmo detto addio ai q4.
Vi volete proteggere da tutto e da voi stessi, ma così facendo state ferendo le persone che vi sono attorno e tra quelle vittime ci sono io.  Non tollero più questa situazione, non vi sto negando niente perché tutti hanno dei segreti, ma questi segreti vanno mantenuti finché non diventano nocivi per le persone che vi circondano, adesso ascoltatemi bene e non dite che non l'ho detto, vi voglio bene- in quel momento il suo sguardo si addolcisce- ma se dovesse ripetere una situazione simile, consideratemi morto, non venite a cercarmi perché non mi farò trovare.
Adesso basta,diamo tempo al tempo,
Voglio essere chiaro voglio delle spiegazioni, ma non oggi perché nessuno è disposto a parlare e sinceramente io non sono pronto a sentire.

Nessuno parla, abbiamo lo sguardo incollato al pavimento. Ogni volta che ci guardava mi sentivo intimorito, ma sono consapevole di averlo ferito. Mi giro verso Diego e Gian hanno gli occhi lucidi. Non riesco ad alzare lo sguardo. Il silenzio divora la stanza.

Ad un tratto si sente il campanello suonare e con calma Tancredi si alza e spezza quel silenzio straziante.

Tancredi: vado io.

Noi con un cenno del capo quasi impercettibile acconsentiamo e rimaniamo soli nella stanza.

Diego: scusa.

Gian: ti prego non ti scusare.

Lele: no invece scusa.

Ci avviciniamo e appoggio il capo sulla spalla di Gian e così fa anche Diego.

Rimaniamo così.
Per interi minuti.
Avevamo bisogno solo di affetto in quel momento perché ci sentiamo in colpa.

ANGELO BHO

Ecco a voi un nuovo capitolo spero vi piaccia. Soprattutto perché ho aggiunto il punto di vista di Diego.
Comunque grazie a tutti.
Un bacio da...

Non So Che PensareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora