~Capitolo 4~

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«Hai fatto colpo su Ryan, amica mia!» sbottò all'improvviso Jessica, mentre salivano le scale, facendola sobbalzare.

«Colpo? Figurati, si è solo comportato da gentiluomo. Per ora» borbottò mentre le sue guance si tingevano di un leggero rosa. Lei colpo? Certo, un colpo all'occhio.

«Ti ha fissata per tutto il pranzo e appena sei scappata in giardino ti ha subito seguita inventando una scusa orribile» continuò la rossa ridendo, per nulla scoraggiata dalle sue parole, mentre entravano in camera.

«È ovvio che si comporti così, sono la sua fidanzata e deve fare colpo, te ne sei dimenticata?» le ricordò piccata, chiudendosi la porta alle spalle. Jessica stava fantasticando troppo, Ryan si era solo comportato da uomo educato, non era rimasto colpito da un bel niente. Soprattutto non da lei.

«Pensala come vuoi» si arrese l'amica, scrollando le spalle.

«Jessica, non ho ancora scelto la mia testimone e mi chiedevo se tu volessi concedermi questo grande onore» le chiese subito dopo, cercando di cambiare discorso. In realtà non voleva pensare a nulla che avesse a che fare col matrimonio, ma questo non l'avrebbe salva da quell'impiccio. E poi le serviva davvero una testimone anzi… Una colpevole che l’aiutasse a seppellire il cadavere di suo padre in giardino.

«Dici sul serio?» chiese emozionata la rossa e lei annuì, felice di vederla su di giri per una richiesta così di poco conto, visto che non si sposava per amore e di conseguenza il matrimonio non poteva di certo dirsi reale nella sua sacralità.
«Ma certo che accetto!»
L'amica aveva un sorriso da ebete stampato in faccia e sembrava partita per chissà quale pianeta.

«Grazie mille, Jess. Ora dovremmo cambiarci ed andare a dormire, non credi?»
Stephanie si avvicinò all'armadio e ne tirò fuori un pigiama per la rossa e uno per sé e glielo lanciò. Le lasciò la precedenza in bagno e dopo mezz'ora entrambe erano pronte per andare a letto.

«Sei preoccupata per il matrimonio?» le chiese ad un tratto Jessica mentre entrambe erano accoccolate sotto le calde coperte.

«Un po', ma dopo quello che mi ha raccontato Ryan non vedo l'ora di allontanarmi da mio padre» rispose dopo averci pensato un po', stringendo nervosamente il lenzuolo tra le mani al ricordo di come suo padre l'avesse incastrata.

«Perché, che ti ha raccontato?» chiese curiosa la rossa, voltandosi verso di lei e reggendosi sul gomito.

«Mio padre mi ha praticamente usato come merce di scambio per avere le azioni di Ashbey. Hanno firmato un contratto e in una delle clausole c'è scritto che se io non accetto il matrimonio la nostra azienda passa a Ryan. Mio padre sapeva che mi sarei rifiutata e ha preso precauzioni per evitarlo, soprattutto perché non farei mai cadere l’azienda di mia madre in mani estranee» sospirò amareggiata e delusa, come poteva un genitore fare una cosa del genere ad un figlio? Il suo buon cuore non avrebbe mai permesso che l'azienda di famiglia finisse nelle mani di un altro, anche se suo padre se lo sarebbe meritato sua madre no. L’azienda era sempre appartenuta alla famiglia della sua povera mamma prima che lei si sposasse con suo padre e lui ne prendesse in mano le redini. Era un pezzo di lei e voleva tenerselo stretto.

«Che bastardo! Pezzo di m…» iniziò a imprecare furiosa Jessica, ma Stephanie riuscì a bloccare il fiume di parole poco lusinghiere che stavano sgorgando dalla bocca dell'amica.

«Jessica, potrebbe sentirti! La sua camera e proprio qui accanto» la riprese la mora, sperando che suo padre stesse già dormendo e non sveglio a guardare la televisione o lavorare, come faceva di solito.

«Sai quanto me ne frega?» rispose piccata. «Nessuno fa una cosa del genere alla mia Steph. Io mi rifiuterei solo per fargli perdere tutto» continuò rabbiosa la rossa, pronunciando ciò che aveva pensato anche lei in precedenza.

«Lo sai che non lo farei mai. E poi Ryan sembra un uomo per bene, spero solo di non sbagliarmi» sussurrò confusa. Ashbey era un grande punto interrogativo per lei, sembrava buono ed educato ma se così non fosse stato? Si sarebbe solo lanciata da un inferno all'altro.

«Non è che ti piace?» iniziò a punzecchiarla l'amica, facendola sbuffare e arrossire, per fortuna l'oscurità la proteggeva.

«Ma no, certo che no! Ti pare che mi piaccia una persona mai vista prima di stasera?» sbottò leggermente offesa, non era mica così superficiale!

«Be', esiste pur sempre il colpo di fulmine... Non si sa mai» la prese ancora in giro l'altra.

«Basta, Jess! Ti sembra che sia il caso di farmelo piacere o peggio, innamorarmi di lui?»
Innamorarsi di Ryan sarebbe stata una tragedia, non che lei corresse quel rischio, ma non poteva permettersi di pensare al suo futuro sposo con occhi dolci. Non sapeva se lui fosse innamorato di un'altra e se desiderasse sposare quell'ipotetica "altra" invece che lei.

«No, suppongo che non sia saggio» convenne l'amica. «Ma se fosse lui ad innamorarsi di te? Secondo me lo hai già colpito, quindi non credo che questa probabilità sia tanto lontana da un'ipotetica realtà» continuò la rossa, cercando di infilarle la pulce nell'orecchio.

Ryan innamorarsi di lei? Certo, in un universo parallelo o in un'altra vita, dove lei sarebbe stata una donna sicura e seducente, in grado di attirare e far innamorare di sé un uomo come lui. E di sicuro un universo in cui non esistevano i matrimoni combinati stile medioevo.
«Lasciamo perdere, Jess…» la pregò, nascondendosi sotto le coperte e dando le spalle all'amica, un chiaro segno che preferiva andare a letto.

«Be', un'altra ipotesi è quella che vede voi due in un intenso e passionale rapporto fisico. Vi ci vedo attaccati l'uno all'altra come due piovre» ridacchiò maliziosa la rossa, ignorando il suo tentativo di lasciar cadere quella conversazione.

«Jessica!» Gridò sconvolta, cosa passava per la mente di quella ragazza? Non sarebbe mai andata a letto con Ryan, figuriamoci! Era già tanto se riuscivano a instaurare un rapporto di amicizia, un contatto fisico che andava oltre alla semplice stretta di mano era fuori discussione!

«Non comportarti da verginella, Steph» borbottò infastidita l'amica, mentre le dava un calcio sotto alle coperte.

«Ma io lo sono!» Le ricordò arrabbiata e imbarazzata, restituendole il calcio.

«Già… E non ti vergogni alla tua età? Cosa farai la prima notte di nozze, ci hai pensato?»

No, lei non aveva nemmeno lontanamente pensato alla prima notte di nozze, fino a quel momento. Rabbrividì terrorizzata, Ryan si sarebbe aspettato di fare sesso con lei quella notte? E quando lei si sarebbe rifiutata, l'avrebbe costretta? Il terrore e il panico più puri s'impossessarono di lei, tanto da sentir le lacrime agli occhi.

Non doveva farsi contagiare dalle sue paranoie, lui non le avrebbe mai fatto nulla di male. Almeno pregava fosse così. «Notte Jess» mormorò infine, troppo stanca e provata per continuare quella conversazione. Per fortuna la sua amica non insistette oltre.

***

«Steph! Ne hai ancora per molto lì dentro? È tardi!»

Jessica bussò per l'ennesima volta alla porta del bagno, dove Stephanie era rinchiusa da almeno un'ora. La rossa cercava di reprimere l'impulso di sfondare la porta, entrare e trascinare l'amica fuori da quella casa per i capelli. Lei era già pronta mentre l'altra si era chiusa la porta alle spalle, dimenticandosi del mondo esterno o dell'appuntamento che avevano con l'atelier di abiti da sposa.

«Eccomi, sono pronta.»
Stephanie uscì in tutta fretta dal bagno, indosso aveva un vestito di lana beige lungo fino a metà coscia, dei leggins pesanti neri e degli stivali alti dello colore del vestito.

«Che bello vederti senza pantaloni e magliette informi» commentò entusiasta la rossa. «Hai un bellissimo fisico, perché lo nascondi?»
Jessica fece finta di asciugarsi una lacrima, con il viso sofferente.

Stephanie scosse la testa rassegnata.
«Bellissimo fisico? Il mio? Andiamo che è meglio» sospirò la mora, uscendo dalla camera mentre la rossa continuava a lamentarsi della sua scarsa autostima ed elencava tutti i suo pregi. Pregi che lei non vedeva, ovviamente.

«Ragazze, non fate colazione?» Maggie uscì dalla cucina fermando la loro corsa verso la porta d'ingresso.

«No, Maggie, non abbiamo tempo.»
Stephanie si avvicinò alla donna e le stampò un bacio di scuse sulla guancia, poi uscì di casa seguita da Jessica.

Le sue salirono frettolosamente in auto.

«Ora arriveremo tra un'ora alla boutique, grazie al traffico di New York e al tuo ritardo» la riprese la rossa, guardandola male. «Io ci ho messo metà del tuo tempo e di solito sono io quella che si fa attendere per ore.»

«Mi stavo depilando, okay?» si difese la mora, stanca di sentirla urlare, le sue povere orecchie dolevano e le stava per venire una forte emicrania.

«E cosa avevi al posto dei peli, per averci messo un'ora? La pelliccia di King Kong?» Le chiese ironicamente mentre lei metteva in moto e lasciava la villa di suo padre per immergersi nel traffico che avrebbero trovato di lì a poco.

«Spiritosa, davvero.»
Questa volta fu Stephanie a guardare male l'amica, che non smetteva di ridere.

«Hai dato già le dimissioni?» le chiese poi Jessica, una volta smesso di ridere.

«No, ancora no. Passerò da Sharon dopo aver comprato l'abito.»
Non aveva proprio pensato alle sue dismissioni, era certamente l'ultimo dei suoi problemi in quel momento.

Nell'auto scese il silenzio, lei era troppo occupata a pensare a cosa dire a quella iena di Sharon. Avrebbe creduto alle sue imminenti nozze? Probabilmente no, per quella donna era davvero improbabile che lei si sposasse, che trovasse un uomo disposto a innamorarsi di lei. Infastidita e punta nell'orgoglio, decise di usare proprio il matrimonio come motivo del licenziamento. Era una cosa infantile, lo sapeva, ma voleva prendersi una piccola rivincita prima di andarsene.

«Parcheggia qui, Steph. La boutique è quella» le ordinò Jessica, puntando il negozio che si trovava alla sua sinistra col dito. Rimase piacevolmente stupita nel notare la vetrina tutta decorata con fiori bianchi e rosa e manichini con diversi abiti da sposa, dalla sua posizione -piuttosto vicina al negozio- poteva ammirare un vestito semplice a sirena e un altro più elegante e "imponente", con la grande gonna in tulle e il corpetto tempestato di brillanti. Non proprio il suo genere.

Parcheggiò, come suggerito dalla rossa, di fronte al negozio e scese dall'auto lentamente, cercando di rimandare l'appuntamento che l'amica le aveva fissato il più allungo possibile. Jessica sbuffò sonoramente dietro di lei e la superò irritata, entrando prima di lei nel negozio e costringendola a fare altrettanto.
Appena mise piede nelle boutique, venne investita da un odore di rose così intenso da farle storcere il naso infastidita. Lanciò uno sguardo al negozio, le pareti bianche erano decorate con foto di modelle vestite da sposa e vasi di gigli bianchi, mentre alcuni manichini occupavano il centro della stanza. Una grande tenda, anch'essa bianca come tutto il resto, si trovava in fondo e divideva il negozio da qualsiasi altra cosa ci fosse dietro.
La boutique non era molto grande ma carina, nonostante tutto quel bianco e l'odore di rosa troppo forte.

«Jessica!» esclamò all'improvviso una donna bionda sui cinquant'anni, comparì dalla tenda bianca notata precedentemente. «Che piacere vederti» sorrise dolcemente alla rossa e corse ad abbracciarla con forza.

«Zia Liz, come stai? Scusa se non ho avvisato della visita ma era un'emergenza.»
Jessica ricambiò l'abbraccio della donna.
«Sono venuta per una mia amica, si sposa tra pochi giorni e non ha ancora l'abito!» Esclamò con disappunto la rossa, come se una cosa del genere fosse pari di un peccato capitale.

«Come non ha ancora l'abito?» chiese la donna, con la stessa foga della nipote. Poi il suo sguardo curioso si puntò su di lei.
«È lei la famosa ragazza?»

Jessica annuì e lanciò un'occhiata d'intesa alla zia, occhiata che fece accapponare la pelle di Stephanie dalla paura. Conosceva bene quello sguardo e non prometteva nulla di buono. Infatti, in pochi minuti la poverina si ritrovò in un camerino bianco, circondata da abiti da sposa, mentre la voce dell'amica l'invitava a "darsi una sbrigata".
Esasperata e consapevole di non avere altra scelta, Stephanie indossò in fretta il primo abito da sposa, un vestito stretto in vita e largo alle caviglie che non aveva particolari abbellimenti, ma venne scartato da zia e nipote perché troppo semplice. Così come scartarono gli altri venti che fu costretta a indossare, nonostante le sue proteste e la spossatezza che ormai si faceva sentire. Facendo appello a tutta la pazienza che le era rimasta, molto poca, Stephanie indossò l'ultimo abito portatole da Liz e si guardò allo specchio.
Il corpetto era stretto ed aveva dei bellissimi ricami sopra che lo impreziosivano senza renderlo troppo pacchiano, mentre la gonna di tulle cadeva dritta senza essere troppo pomposa come quello che aveva visto in vetrina prima di entrare.
Adorava quell'abito, se n'era innamorata, l'unico rammarico era quello di doverlo indossare per un matrimonio di convenienza.
«Steph, sei pronta?»
La voce di Jessica evitò di farla perdere nella solita disperazione che provava ogni volta che pensava alle proprie nozze.
«Sì, sono pronta.»
Scostò la tendina del camerino ed uscì lentamente per farsi esaminare dalle due donne, aveva il terrore che le due scartassero anche quello.
«Oh Steph! Sei belissima» esclamò commossa Jessica, stritolandola in un lungo abbraccio che la fece commuovere senza un motivo preciso, ma riuscì a trattenere le lacrime.
«È vero, sei stupenda, Stephanie» concordò con un sorriso soddisfatto Liz.
«Grazie» mormorò leggermente imbarazzata, non era abituata ad essere fissata in quel modo né a indossare abiti da sposa, cosa che non avrebbe ripetuto mai più.
«Ora vatti a cambiare, prima che pianga!» gridò all'improvviso Jessica, facendo spaventare lei e ridere la proprietaria del negozio.
Doveva cambiarsi? In che senso? Non doveva indossare un altro abito da sposa, vero?
L'amica capì la sua espressione dubbiosa e terrorizzata e si affrettò a specificare.
«Devi indossare i tuoi abiti, Steph, credo che tu ti sia innamorata di quest'abito appena lo hai visto.»
Alla sua espressione sorpresa, la rossa rise.
«L'ho capito dalla tua faccia» le ammiccò con aria saputa, prima di spingerla in camerino.
Stephanie si cambiò in fretta, pagò l'abito, l'unica cosa che aveva scelto lei per quel matrimonio, e ringraziò Liz prima di uscire. Doveva ancora andare alla rivista per dare le dimissioni e se non si sbrigava non avrebbe trovato Sharon, che spariva sempre dopo la pausa pranzo.
«Eri bellissima con quel vestito Steph, stavo per piangere» le disse Jessica, mentre entrava in macchina imitata da lei.
«Esagerata, il vestito era bello, non certo io» sminuì lei, sbrigandosi a lasciare quel posto per alla rivista nel minor tempo possibile.
«Smettila, ti prego! Non direi una cosa del genere se non la pensassi, anche se sono tua amica e lo sai» la riprese piccata Jessica, fulminandola con un'occhiataccia.
«Okay, scusa.»
Anche se si era scusata, la pensava ugualmente nello stesso modo; il vestito da sposa era davvero bello ma non la faceva di certo apparire più affascinante, non credeva che un semplice pezzo di stoffa potesse rendere più carina una persona.

***

«Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?» le chiese, per l'ennesima volta, Jessica mentre parcheggiava e scendeva dall'auto.

«Sì, torno subito» ripeté per la terza volta, sospirando esausta e un po' risentita per la preoccupazione dell'amica. Poteva benissimo tenere testa a Sharon anche da sola, nonostante i precedenti disastri nel provarci. Stephanie lanciò uno sguardo preoccupato all'immenso edificio grigio, prima di correre verso gli ascensori. Salì all'ultimo piano dell'edificio e venne salutata dalla segreteria personale di Sharon.
«Ciao Stephanie.»
«Ciao Charlie, Sharon è nel suo ufficio?»
La segretaria annuì sorpresa e lei si diresse verso l'ufficio della strega, senza ascoltare la ragazza che le gridava dietro che la donna non voleva essere disturbata. Bussò un paio di volte alla porta in vetro temperato su cui c'era scritto il nome della vipera e attese il permesso per entrare.
«Avanti.»
La voce profonda e irritata di Sharon le diede il consenso per entrare e lei si affrettò ad aprire la porta ed entrare nell'ufficio, prima che tutta la spavalderia dimostrata fino a quel momento svanisse.

«Stephanie? Cosa ci fai qui?» chiese la donna, visibilmente sorpresa.
Sharon se ne stava seduta dietro la sua moderna scrivania, elegante nel suo tailleur nero che metteva in mostra ogni sua curva generosa. I capelli biondi erano elegantemente acconciati in una coda alta e il suo viso pesantemente truccato, in contrasto con il vestito e l'acconciatura eleganti.
Sono qui per dare le dimissioni, Sharon» rispose fredda e lapidaria lei.
«Cosa?»
Gli occhi azzurri della donna si spalancarono ancora più sorpresi di prima.
«Tra pochi giorni mi sposo e mi trasferirò in un'altra città con mio marito, ovviamente non potrò più lavorare per questa rivista quindi mi sembra ovvio dare le dimissioni, visto che mi sarà impossibile venire a lavorare.»
Non avrebbe voluto rivelarle così tanto, ma la tentazione era stata troppo forte. Sharon di sicuro non avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbe sposata e se avesse saputo la vera natura di quel matrimonio non ci avrebbe pensato su due volte prima di screditarla.
«Ti sposi?»
L'espressione completamente sbalordita della bionda fu un toccasana per il suo ego, più volte calpestato, e una giusta rivincita nei confronti di quella strega siliconata.
«Esattamente» rispose composta, consegnandole la lettera di dimissione che Sharon prese tremante e incredula. Lasciò l'ufficio sorridendo entusiasta e soddisfatta per la reazione suscitata nella donna.
«Allora, cosa ha detto?» le chiese subito Jessica, senza nemmeno darle il tempo di entrare in auto.
«Nulla, è rimasta a bocca aperta come un pesce. Dovevi vedere la sua espressione, impagabile» rise Stephanie, tentando inutilmente di ricomporsi.
«Immagino» commentò la rossa, unendosi alla sua risata.
Uscì senza fretta dal parcheggio, crogiolandosi nella grande rivincita presa contro Sharon ed accompagnò Jessica a casa.
«Chiamami appena torni a casa, capito?» le ordinò imperiosa la rossa, scendendo dall'auto.
«Sì, ho capito Jess. A stasera» salutò la sua amica e tornò a casa.
Salì in stanza salutando Maggie, che l'informò dell'assenza del padre, e si bloccò sorpresa, notando un mazzo di rose rosse sul letto. Si avvicinò curiosa e notò che c'era anche un biglietto che accompagnava il bouqet, lo prese e si sorprese leggendo il nome dell'uomo che le aveva spedito quelle bellissime rose.

Mia cara Stephanie,

Mancano solo pochi giorni ormai. Tuo padre ti ha informato che il matrimonio è stato posticipato tra una settimana? Dal nostro ultimo incontro sei spesso nei miei pensieri, e credo sia normale visto il nostro impegno, non vedo l'ora di rivederti e spero di trovarti più rilassata e meno impaurita, perché non ti farei mai del male. Puoi fidarti di me.
Inoltre, spero ti piaccia la neve perché presto qui sarà tutto imbiancato e il paesaggio ti sembrerà spettacolare. Passa questi ultimi giorni in tranquillità, se puoi, e ricordati cosa ti dissi in giardino...

Ryan.

Stephanie sgranò gli occhi sorpresa e arrabbiata. Il matrimonio era stato posticipato e suo padre non l'aveva avvisata. Era anche vero che era stata via tutto il giorno, ma lui avrebbe potuto anche chiamarla. Sospirò rassegnata e afferrò gentilmente il mazzo di rose, annusando l'odore di quei fiori che l'avevano perseguitata per tutta la giornata.
Solo pochi giorni e sarebbe diventata la Signora Ashbey.
Quel pensiero la fece tremare, ma di un insolito piacere che la gelò terrorizzata, tuttavia subito si riprese, chiedendosi quale faccia avrebbe fatto Sharon se avesse visto il suo futuro sposo. Sorrise immaginandosela e inconsciamente desiderò che quei giorni passassero in fretta.

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