~Capitolo 7~

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«Stephanie? Stephanie, svegliati.»

Ryan, seduto sul comodo sedile dell'aereo, cercava di svegliare la donna che dormiva placidamente accanto a lui.

La sua sposa.

Sua moglie... che cercava inutilmente di svegliare da quasi venti minuti.

Stephanie si agitò sul sedile, borbottando qualcosa di incomprensibile prima di socchiudere lentamente gli occhi. Per un secondo si sentì spaesata, poi si ricordò di essere su un aereo diretta a Buffalo.

«S... siamo arrivati?» chiese aprendo completamente gli occhi e reprimendo, senza successo, uno sbadiglio.

«Sì, stiamo atterrando. Non sapevo avessi il sonno così pesante, stavo cercando di svegliarti da un po'» rise Ryan, facendola arrossire per l'imbarazzo.

Di solito lei si svegliava al minimo rumore e questo, molte volte, era davvero una maledizione. E crollare così profondamente stava solo a dimostrare quanto fosse stanca e provata per tutto ciò che era successo quel giorno e nelle settimane precedenti.

«È... è stata una giornata particolarmente faticosa» si difese incrociando le braccia al petto scocciata, in apparenza, dalla ramanzina. Più che arrabbiata, come voleva dar a vedere, si sentiva imbarazzata e ancora molto stanca.

«Sta uscendo il tuo caratterino da gattino irascibile? Già così presto? Non abbiamo nemmeno iniziato la luna di miele» la prese in giro lui, ridacchiando. Non che a Ryan dispiacesse un po' di carattere e sapeva che Stephanie ne aveva molto, ma era nascosto da anni di buone maniere e autocontrollo. Sospettava che la donna accanto a lui non fosse mai esplosa davvero dalla rabbia, o l'avesse fatto davvero molto raramente.

«I gattini graffiano, lo sa Signor Ashbey?»

Lo guardò truce lei, incenerendolo con lo sguardo, poi volse il capo verso il piccolo oblò di fianco a lei. Non aveva per nulla apprezzato la sua battutina, non solo perché lei era tutto fuorché un gattino irascibile, ma soprattutto perché le aveva ricordato della luna di miele. Era sicura che non ci sarebbe stata, ma di solito gli sposi la passano a...

No! Non voleva nemmeno immaginarlo! Ryan avrebbe preteso di diventare un marito a tutti gli effetti? Ormai non vivevano più nel quattrocento e lui non poteva prenderla con la forza, quindi se avesse avanzato pretese di quel tipo gli avrebbe assestato un bel calcio nelle parti basse.

«Stephanie, per te ora sono Ryan. Siamo sposati, ricordi?» L'uomo agitò l'anulare ornato dalla fede in oro.

«Ricordo perfettamente» rispose nervosa, agitandosi sul sedile. Quello era un dettaglio che non avrebbe mai e poi mai dimenticato, come avrebbe potuto? Stava anche per atterrare in un posto che non aveva mai visto prima per vivere in una casa non sua e chissà per quanto.

«Ho capito, appena sveglia sei irascibile» commentò Ryan, allacciandosi la cintura di sicurezza appena il comandante annunciò l'imminente discesa verso il suolo. Stephanie fece lo stesso e iniziò a pregare che andasse tutto bene e che l'aereo non si schiantasse sul suolo d'atterraggio, sarebbe stato un bellissimo benvenuto da parte della sua nuova casa.

Per fortuna, dopo minuti di preghiere recitate tra i denti e braccioli stritolati al massimo della forza, l'areo atterrò all'aeroporto di Buffalo senza nessun intoppo e tutti i passeggeri applaudirono. Alcuni mollarono la presa convulsiva al bracciolo del sedile, altri smettevano di recitare il rosario e altri ancora sorridevano euforici per essere ancora vivi.

Stephanie fu la prima ad alzarsi dal sedile e, superando Ryan, aprì il portabagagli sulle loro teste per poter prendere la sua borsa. Non degnò di uno sguardo il suo adorato maritino, anche perché la irritava parecchio in quel momento.

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