La Tana

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Le vecchie mura della Tana, funestate dai colpi dell'umido vento di fine agosto, tremarono sotto il cielo plumbeo. L'allegro ciarlio della famiglia Weasley-Potter, riunita nel piccolo salotto del pianterreno, fu brevemente coperto dal fragore dei tuoni. Un fulmine solitario si stagliò nel fazzoletto di cielo visibile dalla finestra della cucina, illuminando a giorno i ripiani ingombri di utensili magici.

Rose Weasley continuò ad imburrare la teglia davanti a sé, rivolgendo soltanto una rapida occhiata alla tempesta che stava spazzando con forza le colline della brughiera.

"Nonna?" chiamò dolcemente, sfregandosi le mani unte sul grembiule ricamato.

Molly Weasley, canuta e rattrappita, sedeva ad un capo del lungo tavolo, impegnata a cucire uno spesso maglione blu cobalto. Tre pullover colorati aleggiavano intorno alla sua testa, auto-sferruzzandosi grazie all'infallibile incantesimo della vecchia.

"Sì, primulina?" Rispose, senza staccare gli occhi dal suo lavoro.

"Potresti passarmi l'impasto?"

Molly ripose i ferri sul grembo, intinse un dito nella ciotola davanti a sé e se lo ficcò in bocca. Mugugnò qualcosa, poi senza battere ciglio aggiunse un pizzico di noce moscata al composto. Infine spedì la scodella dall'altra parte del tavolo con un colpo di bacchetta.

Rose sorrise sotto i baffi. La nonna era un asso in cucina, e con l'età non aveva perso il suo tocco. Semmai, era migliorata. La sua vista cominciava a scarseggiare -era praticamente cieca-, ma gli altri sensi sembravano essersi acuiti. Le sue papille gustative riuscivano a percepire sfumature che ad altri sfuggivano, rendendo le sue pietanze sublimi nella loro disarmante semplicità.

Rose guardò la nonna, piccolissima e fragile, incastrata tra il tavolo e la credenza. La Tana era un porto di mare, lo era sempre stato: con le sue stanze calde ed accoglienti, il suo salotto scalcagnato, le sue lenzuola profumate di lavanda, aveva offerto asilo a centinaia di anime senza mai chiedere nulla in cambio.
La cucina, però... la cucina apparteneva a Molly. Vi ci si riuniva a fornelli spenti, quando le pentole fumanti erano pronte per essere svuotate nei piatti dei numerosissimi commensali che si avvicendavano intorno al grande tavolo di noce.
Il resto del tempo era off limits. Chiusa al pubblico.

Molly Prewett era rimasta incinta di Bill che non aveva nemmeno vent'anni, e quando era nato era stata costretta a lasciare il lavoro. La carriera di Arthur tardava a ingranare, e all'epoca licenziarsi le era sembrato il male minore. Certo, le colleghe di Talami e Tarlatame le sarebbero mancate, e perdere la manciata di galeoni che le sue mansioni di sarta le fruttavano non era uno spasso, ma qualcuno doveva pur occuparsi del piccolo William. Charlie era seguito a ruota, e ben presto Molly si era ritrovata a passare in casa molto più tempo del previsto. E poiché non sapeva starsene con le mani in mano, riempiva le poche ore di libertà che riusciva a ritagliarsi sperimentando in cucina. La sua materia preferita era sempre stata Pozioni, e cosa c'era di tanto diverso nell'utilizzare le erbe aromatiche che crescevano senza sforzo nel suo giardino per produrre gustose zuppe? Cosa c'era di più magico del calibrare ogni ingrediente per ottenere soffici e gustosi lievitati? La cucina era diventata il suo piccolo e rassicurante mondo. Vi si rifugiava appena poteva, soffocando i sensi di colpa per i bambini (ora erano tre) che lasciava giocare per ore sul tappeto davanti al camino, incantati dai giocattoli di legno opportunamente stregati per tenerli buoni. Per i primi dieci minuti lanciava loro sguardi preoccupati, sobbalzando ad ogni vagito, poi cominciava a rilassarsi e, dimentica d'ogni preoccupazione, si lasciava distrarre dalle sue frittate di patate, dagli arrosti succosi, dalle torte di mele cotogne. I bambini, grati di quelle prelibatezze, avevano imparato a non disturbare la mamma e a sbrigarsela per conto loro. Capitanati da Bill, i piccoli Charlie, Percy, Fred e George, caracollavano su e giù per le scale giocando ad acchiapparella e nascondino, facendo la lotta sui divani sfondati del salotto e inseguendo le galline nel cortile. In ogni caso, qualsiasi cosa facessero i fratelli Weasley, all'ora di pranzo e di cena si tenevano ben lontani dalla madre, lasciandola sfogare nel suo regno.

Ronald era stato un altro paio di maniche. Era un bambino bisognoso di attenzioni, sempre attaccato al grembiule della mamma. La seguiva ovunque, dall'aia al ripostiglio delle scope, dalla cantina fino in soffitta, e la cucina non faceva eccezione. Era il più vorace tra tutti, perfino più di Charlie, e adorava guardare la mamma cucinare. Le passava tegami e mestoli, andava a prendere le uova, a cogliere il basilico per insaporire la minestra, a riempire il catino d'acqua fresca. Molly ne era ben felice, anche se un po' infastidita. Non le piaceva dividere quello spazio che reputava tutto suo, ma Ronald era così silenzioso e attento... non avrebbe mai potuto cacciarlo. Lui, come rispondendo ad una tacita richiesta, aveva finito per andarsene da solo. Molly sospettava che fosse stato a causa di Fred e George; Ron aveva fatto presto a guadagnarsi il soprannome di "mammone", e l'orgoglio non aveva retto. Con la testa bassa e le orecchie rosse, ingurgitava il suo pranzo e poi schizzava fuori a giocare, deciso a scrollarsi di dosso quell'antipatico appellativo.
I giorni erano passati, tirandosi indietro i mesi e poi gli anni. Tante cose erano cambiate, e tante altre erano rimaste le stesse. Nessun altro oltre lei aveva più messo piede nella sua adorata cucina per molto, moltissimo tempo.

E poi... poi era arrivata Rose.

Ain't No Rest For The WickedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora