33. Guardando i fiori

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Il viaggio di ritorno fu davvero un gran dito nel culo. Le Comparse maledette mi tennero infatti sveglio per tutto il tempo.

Lasciare l'Italia fu impresa ardua persino per me, che mi feci carico della malinconia di tutti, in particolare modo di quella di Capelli di Merda.

Sembrava ansioso e scomodo all'idea di partire.
Io, dal canto mio, non potevo biasimarlo.

Avevo passato tutta la notte precedente a baciare le sue maledette labbra, senza alcun cazzo di motivo se non quello che ero perso di lui più di quel che credessi.

Al pensiero di dovermi confrontare con lui una volta atterrato mi sentii avvampare.
Forse in quel momento realizzai davvero perché il Rosso avrebbe volentieri fatto a meno di rientrare.

In ogni caso, oramai il dado era tratto.
La mummia del cazzo, la quale per inciso non si era fatta vedere per quasi tutta la durata del soggiorno nella villa di Yaoyoricca, trascinò a forza le Comparse all'interno dell'aeroplano, anche quelle più ostinate a rimanere con le chiappe a bagno.

Inutile dire che quelle teste di cazzo riuscirono a convincere il preside, il corpo docenti, l'accademia ed anche il Padre Eterno che la giardiniera sarebbe dovuta venire con noi.

Ed infatti il suo culo era poggiato al fianco di quello di Scotch, in partenza per il Giappone.

Effettivamente al fianco di quella fulminata di Hatsume Mei sarebbe stata più che bene.

A quanto pare i dibattiti all'interno dell'areoplano ruotarono tutti, interamente intorno all'affermazione che ringhiai a denti stretti a Pikachu e a Scotch il giorno prima di quella partenza.

Quelle due esime teste di cazzo, sedute dietro me e Kirishima, lanciarono una calorosa sfida a Gommarosa.

"BakuBro ci venderebbe per due cammelli a testa. Tu quanti ne vali?"

Quella storse il naso, rivolgendosi frizzante direttamente a me.

"Ou, Bakugo, per quanti cammelli mi scambieresti?"

Non ebbi intenzione di rispondere.

La risatina di Capelli di Merda mi fece però cambiare subito idea.

"Due, Racchia di Merda, proprio come quegli altri".

Il Fulminato puntò il dito beffardo contro l'amica, sghignazzando come un coglione.
"Hai visto? Anche tu due!"

A quanto pare la noia in volo era parecchia, perché la questione dei cammelli divenne più impellente dei conflitti in Medioriente.

"Io quanti cammelli valgo?" domandò il Nano Viola, indicandosi la faccia con l'indice.

Sbuffai alzando gli occhi. Mi stavo innervosendo.
Eppure i denti appuntiti del Rosso mi spinsero a continuare.

"Forse soltanto lo scroto di un solo cammello. Menomato anche".

Risero tutti ma io non ne compresi il motivo. Avevo soltanto detto la maledettissima verità.

"Anche io vorrei sapere quanti cammelli valgo, kero!"

Alzai nuovamente gli occhi al cielo, oramai rassegnato, ragionando attentamente sulla risposta.

"La Rana che parla vale almeno 10 cammelli che non parlano".

"Ehi, questa è preferenza!" protestò il Fulminato ingelosito.

"No, coglioncello, è logica".

D'altra parte, non faceva alcuna piega.

A rompere il silenzio che seguì ci pensò la mia piaga più grande.

"E io, Kacchan? Per quanti cammelli mi scambieresti?"

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora