La sveglia trillò diabolica. Ci misi impegno per non farla schizzare fuori dalla finestra a velocità supersonica.
La spensi premendo sul pulsante con più forza del dovuto e aprii gli occhi.
Per poco non ebbi un infarto.
Kirishima, quell'idiota, era ancora lì, ed io me ne ero completamente dimenticato.
Stava ancora dormendo. Non aveva sentito nemmeno l'aggeggio infernale suonare.
Rimasi sdraiato a fissarlo per un po'.La sua pelle illuminata dai primi raggi del sole, la cicatrice ben visibile sull'occhio destro. Aveva la bocca rosea semiaperta e stava sbavando come una lumaca sul mio cuscino. Che schifo.
Le ustioni sembravano essere guarite del tutto. Provai una piacevole sensazione di sollievo.
Aveva le mani adagiate sulle coperte. Ripensai al contatto della sera prima. Non mi ero mai accorto di quanto fossero ruvide e scabre. Chissà che cosa nella vita lo aveva portato ad averle ridotte in quel modo.Così forte e così fragile allo stesso tempo. Avevo sempre visto Kirishima splendere come il fottuto sole. Mai sarei arrivato a pensare che nascondesse anche qualche zona d'ombra.
I capelli rossi gli ricadevano disordinati sulla fronte, ebbi quasi il forte impulso di passarci una mano in mezzo per testarne la morbidezza.
Sembrava così sereno, ed era così..
Dillo.
Così..
L'odore di nitroglicerina si fece pesante nell'aria.
Ma a che cazzo stai pensando?!Mi alzai di scatto, divincolandomi in fretta dai miei pensieri ed accantonandoli nell'angolo più polveroso e recondito della mia mente.
Erano soltanto le 6:00 e decisi, preso da un impeto di bontà, di lasciare dormire quel petardo in camera mia ancora un po'. D'altra parte, io avevo la mia sessione di jogging mattutina ad aspettarmi.
Quando fui di ritorno, quel cretino era ancora esattamente come e dove lo avevo lasciato: collassato e bavoso sul tappeto di camera mia.
Ma che razza di problemi aveva con il buttare le chiappe fuori dal letto la mattina?
Una volta mi disse che non riusciva proprio a comprendere il motivo dei suoi continui ritardi.
Lo fissai scettico mentre russava.
Davvero non riusciva a comprenderne il motivo?L'orologio segnava quasi le sette, le lezioni sarebbero cominciate di lì a un'ora.
Alzai le spalle. Tutti cazzi suoi se non riusciva ad alzarsi. Io non ero di certo sua madre, perciò lungi dall'essere compito mio, quello di tirarlo giù dal letto.
Mi avviai, con addosso un certo menefreghismo, verso la doccia, convinto di ritrovarlo in piedi al mio ritorno.Ovviamente non fu così. Strinsi gli occhi in una fessura di fronte a quella larva rossa. Secondo gli ordini di Aizawa, avrei dovuto prestargli il mio pavimento per una notte, non fargli anche da babysitter.
Sospirai; il mio piede si mosse da solo. In una frazione di secondo premeva contro il suo braccio, scuotendolo lievemente.
Niente.
Quel petardo di merda stava giocando a saltare la corda con i miei nervi. Provai comunque a mantenere la calma."Kirishima."
Ancora niente.
Mantieni la calma."Capelli di Merda."
Scossi il piede con più forza.
Nessun fottuto cenno di vita.Se non fosse che il suo russare avrebbe fatto invidia persino al suonatore di tromba più famoso del mondo, avrei potuto tranquillamente cominciare a pensare che fosse morto dentro a quel futon.
Non ero fatto per quelle cose, non lo sarei mai stato.
L'odore di nitroglicerina già prepotente e denso nell'aria.
Non riuscii più a trattenermi."OI, CAPELLI DI MERDA, PORCO CAZZO, TI VUOI ALZARE SÌ O SÌ?!"
Il suo balzo dal letto mi fece scappare via dalla bocca un ghigno compiaciuto.
Allora sei vivo, vecchio trombone."Che.. che ore sono?" Balbettò strofinandosi gli occhi, con la voce ancora impastata dal sonno.
Sembrava un bambino, con gli occhi grandi e spalancati carichi di innocenza e allo stesso tempo un uomo, con le mani ruvide che scostavano dal viso le ciocche rosso fuoco ancora appiccicate alla fronte.
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A voce bassa - Kiribaku/Bakushima
Fiksi Penggemar"Katsuki, parla a bassa voce!" Un rimprovero, 15 lettere, 4 parole. Insistenti come un martello pneumatico, me le sento ripetere costantemente, tutti i fottuti giorni, sempre dalla stessa fottuta persona. Ho cercato a lungo di ignorarle, ma oramai...