8. Insignificante

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I giorni filarono lisci, l'estate era ormai alle porte, ed il mese di Giugno regalava sfiancanti allenamenti sotto il caldo afoso e granite deliziose preparate da Sato tutti i sabati.

Era di nuovo lunedì ed io lo passai interamente a cercare di comprende i geroglifici di Aizawa sulla lavagna.
Quell'uomo scriveva in modo esageratamente piccolo. Talmente piccolo che i caratteri, se visti di sfuggita, sembravano quasi un cumulo di disegni insensati opera di un bambino di 4 anni.
Iniziai a fissare intensamente le sottilissime linee.
Concentrati, Eijiro.
Scossi il capo e provai a riprendere il filo della lezione, oramai troppo avanti per essere compresa.
Sbuffai sonoramente, senza rendermene conto e ripresi a prestare tutte le mie attenzioni alla grafia confusionaria del sensei.

"Qual è il problema, Kirishima?"
La voce di Eraser-Head mi rimbombò in testa.

"Nessuno, sensei."
Le mie guance presero fuoco. Chinai la testa imbarazzato in segno di scuse.

Non era la matematica il problema. Semplicemente, riuscire a seguire tutto quell'ammasso di discorsi vuoti senza perdermi irrimediabilmente tra i miei pensieri era impossibile. E senza uno straccio di spiegazione, gli esercizi risultavano incomprensibili.
Avrei voluto chiedere aiuto a qualche compagno, a Momo per esempio, ma mostrare spudoratamente la mia totale ignoranza in materia non sarebbe stato molto virile.

Nel tentativo di raccapezzarmi tra un carattere scritto male ed un calcolo indecifrabile, l'ultima lezione si concluse, ed io rimasi con i capelli rossi arricciati tra le dita, seduto, a fissare la lavagna che Iida stava oramai cancellando.

Una flebile voce alle mie spalle mi riportò sulla Terra.
"Kirishima-kun, posso.. Posso parlarti un momento?"

Mi voltai. Deku era in piedi di fianco a me, i due indici che si toccavano tra di loro nervosamente. Vidi un'ombra gravare sul suo volto.

"Cosa succede, Midoriya-kun?" domandai con evidente apprensione nella voce.
Ero bravo ad intuire lo stato d'animo delle persone che avevo intorno, ed ero certo che qualcosa nella testa di quel broccoletto si fosse un po' ingarbugliata.

"In privato." sussurrò, abbassando ancora di più lo sguardo.

Era l'ora del pranzo, e la privacy in mensa esisteva un po' come il mare in mezzo al deserto. Pensai alla tempura di verdure che proponeva il menù e mi morsi un labbro. Molto probabilmente saremmo finiti seduti sul tetto della scuola con un tristissimo tramezzino delle macchinette tra le mani.

Feci per parlare ma Midoriya mi anticipò.
"Non è niente di urgente. Possiamo anche rimandare a dopo, tra due ore, tre, quattro; o anche a domani, dopodomani, o a quando sei libero, se sei libero. Sempre se ti va, insomma, avrei bisogno di un consiglio. Ho provato a chiedere a qualcun altro ma non mi sento proprio a mio agio. È soltanto una sciocchezza, nulla di serio. Ma non devi sentirti obbligato, anzi, è lecito dire no, capisco che magari potresti avere i tuoi impegni ed io non sono assolutamente nessuno per intrommett-"
Aveva iniziato a delirare. Le sue parole fluivano talmente veloci che feci fatica a seguire.

"Midoriya-kun, calmati!" esclamai scoppiando a ridere e battendogli una pacca sulla spalla.
Sembrò rilassarsi immediatamente. Un timido sorriso si disegnò sul suo volto costellato da qualche leggera lentiggine.

"Che ne dici di questa sera, dopo cena?" proposi, avviandomi con lui verso la mensa.

Annuì con decisione, stando al mio passo e visibilmente più tranquillo.

A voce bassa - Kiribaku/BakushimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora