Capitolo 1- Il Ladro Del Supermercato

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“Se siamo quello che mangiamo, cerchiamo di essere dei bei cibi. Pulisci i tuoi denti con Dentomol e sarai la prelibatezza di chiunque!”

Questo diceva Gordon Ramsay nella pubblicità degli spazzolini Dentomol addentando un burger e a questo pensavo mentre ne sceglievo uno color lilla tra i tanti che avevo scartato (spazzolini, non burger). Ero nel reparto d’igiene orale da ormai quasi 10 minuti nel tentativo di trovare uno spazzolino di un colore che poteva piacermi, non il solito blu camicia o verde menta. 

Che ridicola pubblicità, mi dicevo.

E il famoso cuoco presentatore di un programma che prende il nome da un quartiere americano, non è americano.

Cercavo di immaginare una versione di me doppio cheeseburger con una bocca gigante e dei denti splendenti. Chissà che sapore avrei avuto. Chissà che sapere avrebbe avuto Gordon con un po’ di salsa barbecue e delle french fries di contorno.

<<Aria!>>

Mi voltai verso la voce di mia sorella Virgin, scocciata come al solito. Veniva verso di me velocemente ma mantenendo un’aria posata. I riccioli biondi ben definiti sobbalzavano sulle sue spalle ad ogni passo.

<<Si può sapere quanto ci metti per scegliere uno spazzolino? Mamma ha finito, è alla cassa. Andiamo!>> ordinò quando fu davanti a me. Subito dopo incrociò le braccia al petto e mostrò una delle sue tante espressioni crucciate con una bella ruga tra le sopracciglia, mi superò scontrandosi con la mia spalla “involontariamente”.

La seguii maledicendola mentalmente. Troppo spesso dava il meglio di sé quanto ad antipatia da quando aveva compiuto quattordici anni, cioè da tre anni a quella parte.
Fino a quel momento avevamo vissuto in simbiosi come gemelle inseparabili, poi per lei iniziò il liceo e decise che ero un peso morto cui sbattere la porta in faccia ogni qualvolta ne sentiva il piacere.

Non riuscii mai a capirne il motivo.

Mamma diceva che dipendeva da una cosa chiamata “pubertà” e che l’avrei attraversata anch’io prima o poi.
Più poi che prima, per quanto mi riguardava. Avevo compiuto i quattordici anni appena il mese prima e non avevo ancora avuto l’istinto di minacciare di morte qualcuno. Almeno, non ad alta voce…

Arrivai alla cassa qualche secondo dopo Virgin e poggiai il tanto agognato spazzolino sul nastro trasportatore, in mezzo ai vari cibi che la mamma gli aveva già riposto sopra. Mia sorella era passata dall’altra parte per riempire le buste che avremmo portato a casa e stavo per andare ad aiutarla quando qualcuno sbatté contro il mio fianco sinistro facendomi quasi perdere l’equilibro.

Perché tutti volevano colpirmi quel giorno?

Il bufalo in questione, che non si prese nemmeno la briga di scusarsi dopo avermi investita, era un ragazzo molto alto che indossava una felpa blu col cappuccio tirato sulla testa per cui non riuscii a vederlo in viso. Teneva le mani nelle tasche e camminava con molta fretta, girò a destra al reparto “Tutto per i bambini” e capii che qualcosa non andava. Lo sconosciuto sembrava avere tutta l’aria di essere un ladro inseguito e non potevo lasciare che la facesse franca. Eppure nessuno lo stava seguendo.

Ci avrei pensato io a farlo.

<<Oh no! Ho dimenticato di comprare un pacchetto di salviettine per la scuola, vado a prenderlo.>> inventai, mia mamma non si scompose e mi chiese solo di fare in fretta. Al contrario, il solco in mezzo alle sopracciglia di Virgin si fece più profondo.

Presi la direzione del ladro, lui era ancora voltato di spalle ma intravidi altre due figure con cui stava conversando finché quelle non mi notarono e sparirono. Letteralmente. Erano scomparse. Un attimo prima due persone stavano di fronte al ragazzo e l’attimo dopo nel punto in cui si trovavano non c’era più nulla.

Che fosse tutto frutto della mia immaginazione?

Ma non avevo tempo di perdermi tra le mie assurde fantasticherie perché lo sconosciuto si era appena voltato a guardarmi con occhi sgranati e io praticamente correvo verso di lui per… Per cosa? Placcarlo?

Non lo sapevo. Volevo solo impedire che quell’infido ladruncolo la passasse liscia.

<<Ehi!>> gridai, sperando che servisse ad agitarlo.

Peccato che le cose non andarono come avevo previsto.

Quando raggiunsi la sua posizione, anche lui era sparito, solo che stavolta ero certa di non essermelo immaginato: al posto del ragazzo c’era una nuvola di polvere dorata che si disperdeva nell’aria; una parte finì sul mio viso facendomi apparire come la reduce di una festa di carnevale dove erano presenti troppi coriandoli. E qualcosa, o qualcuno, mi aveva di nuovo colpito. Una presenza invisibile.

*

Tornata a casa, non avevo smesso un attimo di pensare a ciò che era successo. O che non era successo. Avevo assistito a un evento incredibile: una persona si era smaterializzata davanti ai miei occhi! Che fosse un ladro, poi, rendeva il tutto più interessante. Lo avrei rivisto? Sarebbe tornato in quel supermercato per completare il suo lavoro? Magari avrebbe trovato un altro luogo in cui incontrarsi con i suoi compari, uno più sicuro? O forse mi avrebbe trovata e avrebbe cercato di uccidermi nella notte perché ero stata testimone di una fuga con effetti speciali e temeva che lo avrei denunciato e avrei svelato il suo trucco?

Non doveva preoccuparsi di questo. Amavo i misteri, amavo vivere avventure, non desideravo altro che ritrovarmi all’interno di una spedizione per una terra sconosciuta dove avrei cavalcato gigantesche creature magiche e combattuto contro mostri dall’aspetto vomitevole.

Questi erano i miei sogni, non aspiravo ad altro. A volte, la consapevolezza che sarebbero rimasti solo degli stupidi sogni pesava come un macigno. Soprattutto quando i miei genitori o miei fratelli facevano commenti o battute sul fatto che viaggiavo troppo con la fantasia e che (frase che amava ripetere mia madre) “l’immaginazione mi avrebbe rovinata”. Io non capivo cosa ci fosse di male nel sperare di cambiare il proprio mondo, la propria vita, in qualcosa di meglio che vada oltre l’umana comprensione. Sperare che qualcosa di pazzesco accada.

Per questo anche il minimo evento che stuzzicava la mia curiosità diventava per me un serio mistero che andava risolto. E se nessuno si decideva a farlo, c’ero io per prendere in mano la situazione.

Come quella del ladro del supermercato. Come facevo ad avere la certezza che fosse un ladro? Anni e anni passati a guardare serie TV di FoxCrime mi avevano educata a riconoscere il più minuscolo dei pericoli.

In quel momento, mentre cenavo con la mia famiglia ignara che la mia mente stesse elaborando piani top secret per scovare un ladro/mago, avevo l’assoluta certezza che avrei rivisto il ragazzo in felpa blu. Solo, non mi aspettavo che sarebbe davvero tornato nel giro di dodici ore per uccidermi. E in compagnia di qualche amico.

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