Capitolo 3- Il Rapimento Puzzolente

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A colpo d'occhio vedevo una ragazza bionda, un ragazzo rosso che rideva e un altro al centro coi capelli... Blu?! che si premeva le mani sull'occhio destro e gridava dal dolore.

Ero riuscita a centrarlo ma non ero in vena di esultare.

Cosa ci facevano tre sconosciuti davanti alla finestra del mio bagno? E perché non li avevo visti arrivare? Da dove erano spuntati?

La mente mi riportò alla sera prima, quando mi ero scontrata con una presenza invisibile e avevo visto sparire un ragazzo davanti ai miei occhi. Troppe coincidenze nel giro poche ore.

<<Chi siete? Che volete?>>

Una vocina nella mia testa mi diceva di chiudere quella dannata finestra e andare a chiamare la polizia ma ero troppo curiosa e finora non mi avevano fatto del male anche se avrebbero potuto.

Quel ragazzo dalla chioma vermiglia non la smetteva di ridere e quello dalla testa blu non smetteva di dimenarsi.

Tsk, che piagnucolone. Era solo uno spazzolino.

Solo la ragazza sembrava capace di mantenere il controllo e mi fissava, immobile, come se non sapesse cos'altro fare.

Ma che razza di ladri erano?

Forse mi ero sbagliata dopotutto e si trattava solo di tre miseri apprendisti prestigiatori allarmati dal loro ultimo trucco fallito. Ciò non spiegava perché si trovassero sulla scaletta d'emergenza del mio palazzo!

Presi la saponetta sul lavandino e li minacciai <<O mi dite che ci fate qui o giuro che prima vi stordisco e poi chiamo la polizia! Attenti, sono un'esperta di Krav Maga!>>

Non era vero, ma loro non potevano saperlo. Avevo sentito che il Krav Maga è un'arte marziale molto rischiosa seppur poco conosciuta. Anche se non l'avessero conosciuta, almeno il nome incuteva timore. E, si sa, ciò che è nuovo è pericoloso.

<<Ti prego>> esordì la bionda <<Abbiamo bisogno solo di parlarti, non vogliamo farti del male.>>

Certo e si aspettava che le credessi.

<<Tutti gli antagonisti nei film horror dicono così e... Oh, ma che sorpresa, alla fine muoiono tutti i protagonisti!>>

Intanto i due ragazzi si erano ripresi, uno dalle risate e l'altro dal dolore. Quello che assomigliava ad un musicista punk disse in tono seccato <<Eppure non ho mai visto nessuno colpire degli assassini con spazzolini e saponette. Qui l'unica psicopatica sembri tu.>>

Psicologia inversa, non avrebbe funzionato.

<<Ah si? Voi siete alla finestra del mio bagno alle sei del mattino e non ho idea di chi siate!>>

Ma che stavo facendo? Conversavo col nemico?

Era strano, non riuscivo quasi a muovermi. C'era qualcosa che mi invogliava a rimanere lì e sentirli parlare ma non era quello che volevo. Non ero pazza.

Quattro colpi alla porta del bagno e la voce di mia madre bastarono a riportarmi alla realtà <<Aria, che succede? Abbiamo sentito urlare.>>

Tutti e tre si erano fatti distrarre, era la mia occasione per incastrarli!

Per sicurezza lanciai la saponetta sul birillo centrale come fosse una mina antiuomo il che seguì altri versi di dolore.

Wow, quel ragazzo non la finiva di lamentarsi.

Corsi ad aprire la porta alla mamma e trovai tutta la famiglia in piedi ad aspettarmi. Dovevano essersi preoccupati davvero.

<<Sbrigatevi, tre stalker cercavano di infiltrarsi in casa. Sono riuscita a->> ma le parole mi morirono in bocca perché non c'era più nessuno stalker alla finestra. Erano scomparsi, di nuovo. E la saponetta giaceva sola sulla scaletta arrugginita.

La sensazione che provavo in quel momento era indescrivibile, un misto di rabbia, delusione e frustrazione con una bella manciata di amarezza. La mia famiglia avrebbe creduto che avevo di nuovo sognato ad occhi aperti, mi avrebbero riso in faccia o si sarebbero infuriati con me per averli svegliati?

Con ancora un briciolo di speranza mi sporsi di nuovo fuori dal mio bagno e sventolai la mano a destra e sinistra nella speranza di afferrare qualcosa ma non c'era niente. Il gatto grasso mi fissava ancora con quell'aria da superiore.

Però sentivo sempre quell'orribile puzza di sudore.

Mi voltai verso i miei genitori e i miei fratelli: mamma e Virgin avevano assunto la stessa posizione corrucciata con le braccia incrociate mentre papà e Scorpio sembravano solo ancora addormentati, Leòn mi guardava ammiccante come se mi avesse beccato a fare qualcosa di illegale.

<<Allora, cosa devi farci vedere?>> chiese la mamma, impaziente.

<<Dai, ma'. E' ovvio. Aria ha il ragazzo e non vuole farcelo sapere.>> annunciò Leòn.

<<Cosa? Ma non è assolutamente vero! Se mi date tre minuti per spiegare posso->> Era inutile parlare, le mie parole si persero nella baraonda che si era creata tra i "mia figlia ha cosa?", "se non c'è nessuno morto posso tornare a letto?" e risatine varie.

L'unica in silenzio rimaneva Virgin che mi scrutava con quei due occhioni come se potesse leggermi in faccia tutti i miei segreti.

Alla fine ognuno tornò nelle proprie stanze borbottando frasi sconnesse. Mia sorella, prima di andare, preferì darmi un consiglio <<La prossima volta prova a dire che ti stai drogando, saresti più credibile.>> dopodiché uscì dal bagno sculettando.

Per qualche motivo, rividi in lei il fastidioso gatto obeso.

Sconsolata e sul punto di perdere la testa, mi appoggiai al cornicione della finestra pensando che non c'era modo peggiore di iniziare la giornata.

Chi se ne frega dei tre stalker? Chi se ne frega delle sparizioni improvvise?

Cosa c'è di peggio di non essere presa sul serio dalla propria famiglia, ogni ora di ogni giorno?

Sbuffai.

E poi quasi soffocai nel mio tentativo bloccato di gridare a squarciagola, quando qualcosa (o qualcuno e avevo la sensazione di sapere anche chi) mi afferrò dai fianchi e mi buttò... IN SELLA AD UN ANIMALE?! facendomi sbattere la testa su quella finestra maledetta.

Iniziammo a galoppare mentre io, confusa e furiosa, svenivo tra le braccia di un ragazzo che puzzava come una fogna.

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