CAPITOLO 1- Down the rabbit hole with Alice.

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Mi svegliai nel mio letto rosa un fresco mattino di febbraio, una leggera brezza proveniente dalla finestra mi accarezzava il viso, era fresca, ma piacevole.

Mi sentivo ancora sola e spaesata nonostante mi fossi ormai trasferita da un anno.
Mi affacciai alla finestra: grigio...grigio ovunque, come sempre dopotutto.
Mi diressi in cucina, dove trovai tutto sottosopra, accanto ad un pacchetto di biscotti trovai un bigliettino con scritto:"Se mai dovessi alzarti da quel letto, qua c'è qualcosa da mangiare per colazione.
Mamma".

"Mamma? È stata a casa mia?"
E mentre pensavo questo, sorseggiavo una tazza di tè mangiando i biscotti.
"Cosa è venuta a fare?", notai che dietro al biglietto c'era un'altra pagina scritta.
"Dovresti mettere a posto la tua casa, è un completo disastro. Non si può camminare."
Mi guardai attorno, in effetti c'era un po' di disordine.
Forse...un po' tanto disordine. Ma alla fine era casa mia, a lei non doveva interessare come la tenevo al tempo. Me ne ero andata da un anno ormai e ancora mi assillava. "Cos'ha che non va casa mia?
Bah."

Dopo aver finito il tè e aver buttato i biscotti sul divano, andai in bagno a prepararmi. Oggi dovevo andare a lavoro.
Possedevo un piccolo negozio di cappelli in periferia, ma ovviamente i miei genitori non sapevano niente di questo, lo comprai al tempo con i miei risparmi e i soldi che avevo guadagnato lavorando part-time in un negozio di alimentari.
Mi preparai di corsa, dovevo aprire alle 9.00 ed erano già le 9.30.
Decisi di indossare qualcosa di colorato, come mio solito, ero e sono ancora, una persona piuttosto particolare.
Indossai, un vestito rosa a righe bianche e un paio di scarpe rosa chiaro, a sandaletto.
Mi diressi verso l'ingresso facendo dondolare le chiavi di casa tra le mie dita.
Indossai il cappello a cilindro, che adoravo, ed uscì di casa.
"Piove..." Dissi ad alta voce.
Vidi il gatto che passava a prendere da mangiare ogni giorno, la ciotola era ancora piena così non gli diedi nient'altro.
Prima di andare a lavoro lo osservavo sempre mentre mangiava quando mi capitava di vederlo. Aveva il pelo grigio, e due occhi blu-verdi che spiccavano come due pietre preziose.

Mi alzai da terra e presi l'ombrello, anche quello rigorosamente rosa e con dei fiocchetti ai lati.
Mi incamminai verso il negozio: quando arrivai come sempre il negozio di merendine di fianco al mio era chiuso.
"Mi manca mangiare quelle merendine..." Pensai.

Presi le chiavi dalla tasca e le infilai nella serratura.
Come sempre il mio negozio era pieno di colore e vivacità.
Mi rendeva un pochino più felice.

Mi misi subito a cucire cappelli, poco dopo, entrò una signora, penso sulla settantina, aveva i capelli bianchi ed un'espressione vuota.
"Salve signora, come posso aiutarla?" Chiesi cortesemente.
La signora distolse lo sguardo dal bruco che tenevo in una teca, un bellissimo bruco blu che trovai morente, e decisi di prendermene cura. Ormai non mancava molto alla trasformazione in farfalla.
Adoravo ed adoro tutt'ora gli animali di ogni tipo e specie.
"Salve, vorrei ordinare un cappello." Chiese con voce roca.
Le chiesi indicazioni più precise.
"Lo vorrei verde scuro. Non troppe decorazioni, solo un semplice nastro blu che lo circonda. Un cappello simile al suo." Concluse.
Mi sentii quasi insultata. Il mio cappello era pieno di decorazioni, come poteva il suo diventare simile al mio se aveva richiesto non ci fosse nessuna decorazione?
"Un'altra persona che chiede un cappello privo di vivacità. Semplice e noioso." Pensai.

"Mi spiace signora, ma come può ben vedere, il mio negozio non fa cappellini semplici. Deve essere decorato e vivace se vuole farlo fare qua, se no vada pure da un'altra parte." Dissi schietta.
La signora, incredula, mi guardò un attimo, per poi spostare lo sguardo, stava osservando il negozio con occhi vuoti e impassibili.
"Andrò da un'altra parte." Disse.
La salutai cortesemente e tornai al mio lavoro, quando la campanella del negozio suonò nuovamente dopo cinque minuti.
"Salve signore, come posso aiutarla?" Chiesi nuovamente.
"Che negozio stupendo...pieno di colore."
Lo ringraziai, era un ragazzo sulla ventina, occhi chiari e capelli biondissimi. Di bell'aspetto e con un fisico scolpito.
"Vorrei ordinare un cappello a cilindro bianco, con varie decorazioni molto colorate e, se possibile, un nastro nero che faccia da contrasto." Disse sorridente.
Rimasi stupita, voleva un cappello colorato e pieno di vita. Non lo voleva noioso e semplice come quasi tutti i clienti che frequentavano il mio negozio, dei quali, la maggior parte, arrivava qui per caso.
Sorrisi senza rendermene conto.
"Certo! Sarà fatto."
Il ragazzo mi sorrise e mi diede un bigliettino con scritto il suo numero di telefono.
"Mi chiami pure quando sarà pronto."
Io annuì e lo salutai.

𝐀𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐢𝐧 𝐖𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝🗝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora