CAPITOLO 5-That young boy

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Stavo uscendo di casa per andare al negozio.
Mentre camminavo, vidi un ragazzo che mi sembrò molto famigliare avvicinarsi.
Era il ragazzo che aveva ordinato quello splendido cappello.
"Signorina Alice! Si fermi per favore!" Urlava in mezzo alla strada, facendomi sentire in imbarazzo.
"Mi dica." Risposi con aria imbarazzata.
"Senta, per il mio cappello, sarebbe possibile venire a prenderlo oggi stesso? Passerò per le tre del pomeriggio." Senza attendere una mia risposta mi sorrise e se ne andò.
"Asp-"
"Aaah, accidenti...quel cappello dovevo finirlo entro le tre...quel tizio è proprio matto."
Sospirai.
"C'è scritto sul volantino davanti al mio negozio che i capelli si ricevono entro 4 giorni dall'ordine.
Come gli viene in mente di volerlo entro 2 giorni?!"
Pensai.

Smisi di pensare, e ricominciai a camminare.
Finalmente.
Il mio amato negozio, pieno di vita e luce.
"Buongiorno bruchetto!" Dissi sorridente al bruco che tenevo nella teca.
Mi diressi subito a finire quel benedetto cappello.
Chissà perché, più il cappello prendeva forma più mi era famigliare.
"Bah...sarà una mia impressione."

Mi affrettai a completare il cappello, e per fortuna riuscii a finirlo appena in tempo.
Non passava giorno in cui non pensassi a quelle creature.
Lo Stregatto, il cappellaio...la Regina di Cuori.

Ancora non avevo ricevuto nessun segnale, ed iniziai anche a pensare che nulla di tutto quello fosse stato reale.

Erano quasi le tre.
Quel ragazzo sarebbe dovuto passare a prendere il suo cappello.
Stranamente, quel tizio aveva un non so che di familiare, come per il bruco.
Entrambi avevano un aspetto che riconoscevo, anche il gatto che viene a mangiare fuori dal mio appartamento.
"Starò impazzendo." Pensai.

La precedente seduta dal terapista non andò molto bene, infatti mi diede delle pillole per calmare i miei stati di isteria.
Gli avevo raccontato il "sogno" che avevo fatto, ma, ovviamente, non aveva creduto a mezza parola.

Sentii il campanello all'ingresso suonare, era arrivato.

"Alice, scusami per averti messo fretta...sono arrivato di corsa." Aveva la voce affannata ed il fiatone.
Ed aveva anche iniziato a darmi del TU. Cosa che, poco dopo, feci anche io.
"Non preoccuparti, per fortuna l'ho finito in tempo. Ma...aspetta...come lo sai il mio nome?" Il ragazzo ci mise un po' a rispondere, per poi iniziare a balbettare.
"Oh beh...ehm...ho sentito qualcuno chiamarti così, e quindi l'ho intuito." Non era molto solida come scusa, ma feci finta di niente.
Diedi in mano al ragazzo il cappello.
"Wow...è stupendo Alice! Grazie!" Appoggiò i soldi sul tavolo, per poi avvicinarsi al bancone, sporgendosi verso di me.
"I tuoi capelli sono umidi, non dovresti camminare sotto la pioggia, ti prenderai un raffreddore." Lo vidi afferrare di corsa il cappello ed uscire dal negozio.
Il campanello tintinnava, e presto, mi ritrovai ancora sola nel silenzio del mio negozietto.
L'unico suono udibile era l'orologio a cucù che ticchettava.

Mi avvinai al bruco.
"Manca poco alla trasformazione eh..." notai che la sua teca era intrisa di fumo.
"Ma questo...perché?" Mi chiesi aprendo leggermente la teca dall'alto.
Feci uscire il fumo dalla teca che uscì dalla finestra.
"Dovrei darti un nome forse? Sai...mi ricordi molto uno dei personaggi bizzarri del mio sogno di ieri sera. Forse...Brucaliffo. Ti chiamerò così da oggi in poi!" Sorrisi e poi battei delicatamente un dito sul vetro in segno di saluto.
Tornai a confezionare cappelli fino a mezzanotte, in lontananza sentivo il treno passare, ed ogni tanto, alcune persone che passavano davanti alla mia finestra.
Stranamente non avevo sonno, e non ero neppure stanca di lavorare.
Mi misi a pensare.
"Sin dalla prima volta quel ragazzo mi è sembrato familiare, chissà come si chiama...non sembra di queste parti...sarà uno straniero?" Scossi la testa.
"Perché ci sto pensando? È solo un cliente. Basta Alice, basta." Mi alzai di scatto dalla sedia cadendo all'indietro.
"Merda...che male."
Mi rialzai da per terra con la schiena dolorante e rimisi a posto le poche cose che erano cadute assieme a me.
Guardai l'orologio, segnava mezzanotte e mezza.
"Sarà il caso di tornare a casa."
Presi le mie cose e mi diressi all'ingresso.
Strappai una foglia dalla pianta nel vaso vicino alla porta per poi poggiarla nella teca di Brucaliffo.
"Ecco la tua cena. Buonanotte." Uscii dal negozio e notai che aveva smesso di piovere da un po' ormai. C'erano solo alcune pozzanghere che riflettevano la luna.

Mentre tornavo a casa, mi soffermai ad osservare nella finestra di un piccolo bar all'angolo della strada.
Dentro c'erano una ragazza, e altri tre ragazzi che bevevano il tè in compagnia.
"Quanto darei per tornare anch'io a bere il tè così..."
Il mio telefono squillò all'improvviso mentre io ero immersa completamente in quello scenario pieno di calore.
"Pronto mamma?"
"Alice! Il tuo terapista mi ha chiamata! Ha detto che stai cadendo nel baratro della droga! Come puoi fare una cosa del genere! Sei una delusione-" Chiusi la chiamata, le lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi. Non ero mai stata abbastanza per loro.
Se le avessi spiegato la situazione, probabilmente non mi avrebbe neanche ascoltata.

Diedi ancora una breve occhiata dentro al bar per poi girarmi e continuare a camminare.
Sentivo il mio sguardo freddo ed intriso dalle lacrime poggiarsi sul paesaggio circostante.
Per fortuna il treno faceva ventiquattr'ore.
Salii sul treno, sedendomi di fianco ad uno studente.
"Signorina...mi scusi, sta piangendo?" Alzai lo sguardo, era la prima volta che una persona mi rivolgesse la parola in modo così gentile qua in città.
Annuì debolmente, ma le lacrime non accennavano a fermarsi.
"Non pianga la prego! Aspetti..." tirò fuori dalla sua borsa di scuola un fazzoletto e me lo diede tra le mani.
"Sa...io so chi è lei. È la dolce signorina che possiede quel negozio di cappelli. A volte per andare a scuola ci passo davanti. È sempre così pieno di colori." Lo guardai per qualche secondo.
"Quando torno a casa invece, la vedo spesso addormentata sul tavolino sul retro. Sa...dalla finestra all'ingresso si vede. Si capisce che si impegna davvero molto, e lei è uno spunto per me. Vorrei diventare una persona laboriosa come lei!" A quelle parole mi si formò un piccolo sorriso in volto, ringraziai il ragazzo e rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
"Co-come ti chiami?" Chiesi titubante. Non ricevetti risposta e mi voltai. Il ragazzo si era addormentato.
"Chissà dove starai andando in questo momento...così lontano da casa." Sentii il ragazzo bisbigliare qualcosa nel sonno.
"Non voglio tornare a casa...papà non farmi male..." quelle parole mi fecero stringere il cuore, così presi il ragazzo e lo appoggiai a me, stringendolo.
Quando arrivò la mia fermata lo svegliai cautamente.
"Vieni, su." Ancora con occhi assonnati lo studente mi seguì fino a casa mia, lo invitai ad entrare.
"Forza, vieni." Entrò in casa e mi guardò stranito.
"Resta qua per stanotte, sei molto lontano da casa non è vero?" Il ragazzo annuì.
Gli preparai un bagno e poi sistemai il divano, in modo da renderlo comodo per lui.
"Mi-mi chiamo Elias, mi scusi signorina se non mi sono presentato prima." Sorrisi.
"Alice. Mi chiamo Alice." Elias sorrise a sua volta per poi entrare in bagno.

Mi sedetti in cucina per qualche minuto, e poi presi il mangime per il gatto, svuotandolo nella ciotola fuori dalla porta.
Rientrai.
Mi misi a tagliare un po' di frutta per il ragazzo, doveva essere affamato.
Il mio sguardo, cadette sulla scatola di pillole.
"Mad Hatter's Pills".
"Eppure voi non vi chiamavate così..." Pensai.
Sentii Elias uscire dal bagno.
"Prego, mangia un po' di frutta."

Il ragazzo si sedette e mangiò di gusto.
"Alice...posso chiederti cosa sono quelle pillole?"
"Oh beh...quelle...sono le "Dreaming Alice" "

𝐀𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐢𝐧 𝐖𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝🗝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora