CAPITOLO 6- This time, i don't let you go again.

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CAPITOLO 6
Passarono due giorni da quando Elias lasciò casa mia per tornare dai suoi genitori.
Quel ragazzo...rimase da me solo poco meno di una settimana, eppure già sentivo la sua mancanza.

Stare da sola mi faceva soffocare, volevo andarmene via e fuggire da ogni sorta di dolore che quella città mi provocasse. Ma sapevo che era impossibile.
Nessuno di "loro" mi aveva più raggiunta...ed ero arrivata alla conclusione che quello, era stato solo un sogno.
Uno strano...sogno.
Mi faceva stare male pensarlo, ma sapevo che era così, e non potevo farci nulla.

Io giorni passavano, noiosi e lenti.
Ero tornata alla mia solita vita ordinaria di sempre, con solo l'aggiunta di Elias che, quando passava davanti al negozio, mi salutava, e mi porgeva sempre una caramella alla fragola.

"Buongiorno Alice." Il ragazzo come sempre dà una buona impressione di sé stesso.
"Buongiorno a te."
"Tieni, ti ho portato la caramella. Oggi lavori fino a tardi? Ti va di venire a bere con me?" Non credevo alle mie orecchie, questo ragazzo così giovane aveva già l'età per bere?!
"Bere? Ma...non frequenti le superiori?"
Il ragazzo mi guardò stranito dopo la mia domanda.
"Si, ma sono all'ultimo anno. Ho diciotto anni." Finì la frase con una leggera risata.
Sgranai gli occhi, e poi, presi la caramella dalle sue mani. Sentivo il rumore della carta strisciare tra le mie dita.
Salutai il ragazzo, e tornai a lavorare.

Alla fine, accettai quell'offerta, e la sera stessa sarei andata a bere con lui, in ogni caso di solito non avevo mai nulla da fare la sera.

Il pomeriggio lo passai a lavorare arduamente. Continuavo a confezionare nuovi cappelli per la vetrina.
Nonostante io avessi pochi clienti, adoravo confezionare cappelli, anche se non li avrebbe indossati nessuno.

Guardai l'orologio.
L'una e trenta di pomeriggio.
Spostai poi il mio sguardo verso la porta d'entrata. Il campanello non aveva suonato nemmeno una volta quel giorno.
"Questa città è davvero vuota."
Sentivo il treno passare e il rumore che provocava, mi faceva sentire come in un'altra dimensione.
Copriva tutti gli altri suoni a me circostanti, e mi provocava un leggero brivido che percorreva la mia schiena.
Erano già le sei di sera...il tempo passava sempre molto velocemente quando ero al negozio.

Sentii bussare al vetro.
Era Elias.
"Sono arrivato...vogliamo andare?" Chiese gentilmente.
Annuì per poi lasciare quello che avevo iniziato, ed alzarmi, scuotendomi leggermente il vestito.
"Andiamo!" Dissi sorridente, per poi far tintinnare il campanello mentre aprivo la porta.

Arrivammo in un piccolo pub poco più avanti del mio negozio.
Di solito, fuori da quel pub, ci sono solo uomini anziani che leggono il giornale la mattina, ma stranamente, quella sera, c'era molta gente che chiacchierava allegramente.
Ci sedemmo ad uno dei tavoli in legno rivestito da una lastra di vetro, ed ordinammo da bere.
"Per me una birra media. Per te Alice?"
Ci misi un po' a rispondere, non ricordo l'ultima volta in cui avevo bevuto alcool.
"Anche per me." Sorrisi.

Ci arrivò da bere poco dopo.
"Non ho mai avuto molti amici con cui bere, sono felice di essere qua con te Alice." Disse Elias fissando la sua bibita.
"Anche io!" Sorrisi ancora una volta, per poi buttare giù la mia birra tutto d'un fiato, fino a soffocare.
Iniziammo a ridere come due sciocchi dopo poco tempo, né io né lui reggevamo molto l'alcool.
Sentivo le guance calde e le cosce ancora di più, ero brilla abbastanza per capire poco di quello che c'era attorno a me.

Un ragazzo, qualche minuto dopo, raggiunse il nostro tavolo, si piegò di fronte a me e poi disse:"Si sei tu." Mi sollevò per un braccio e mi strinse a sé, facendomi andare nel pallone completo.
"Un ragazzo ubriaco?" Pensai, mentre vidi lo sguardo di Elias farsi differente dal suo solito.
Era uno sguardo freddo, con un ghigno poco gentile stampato in volto.
Sbuffò.
"Dovevi arrivare proprio ora...Cheschire?" Non credevo alle mie orecchie. Avevo sentito bene?
Aveva appena detto il nome dello Stregatto?
"Mi spiace aver interrotto la tua festa Fante, ma Alice ora, viene con me." Mi trascinò fuori dal locale, mentre Elias ci seguiva.
"Fante? Che significa?" Lo Stregatto distolse lo sguardo da Elias, e poi mi lasciò un leggero bacio sulla fronte, che mi rese incapace di parlare, o di muovermi.
"Aspetta qui." Disse per poi avvicinarsi ad Elias.
Potevo sentire quello che dicevano senza muovermi di un millimetro, così mi misi ad ascoltare.
"Così sei venuto personalmente a prenderla?"
"Beh è la MIA preziosa Alice dopotutto." Cheschire si concentrò sulla parola "mia", enfatizzandola il più possibile.
"La TUA? Ma come...non appartiene forse al Cappellaio quella ragazza?" Lo sguardo dello Stregatto si fece cupo.
"Come se potessi lasciargliela così facilmente." Sentii una voce fuori campo, che urlava ad entrambi di smetterla.
Era quel ragazzo, dall'aria così familiare.
Volevo dirgli di stare lontano, che sarebbe stato in pericolo, ma rimasi di pietra quando scoprii che quel ragazzo, era il Cappellaio in persona.
"Fante di Cuori, che cosa ci fai qua?" Chiese.
Elias non rispose subito, prima ridacchiò, per poi prendere un profondo respiro.
"Beh...sono qui per vedere cosa ci troviate di così bello in questa ragazza. Cos'ha mai Alice in più della Regina di Cuori?" I due ragazzi si osservarono per un secondo.
"Non siamo dovuti a darti spiegazioni Fante. Ora sparisci." Cheschire fece schioccare le dita, e potei di nuovo muovermi.
Prima che il Fante se ne andasse lo fermai.
"Elias..."
"Non mi chiamo Elias." Mi mordicchiai il labbro interno.
"Fante. Era tutta una bugia quindi?" Il ragazzo sorrise per poi annuire.
"Alice! Pensavo fossi più intelligente, ti sei fatta così tenera davanti ad un ragazzino poco educato dai genitori...non si fa così. Non ci si deve fidare delle persone a tal punto! Suvvia!" Rimasi impietrita.
"Quindi...anche il fatto che tuo padre ti facesse del male era una menzogna...Fante?" Il Fante mi guardò dritta negli occhi, e poi scoppiò a ridere.
"OVVIAMENTE ALICE!" Disse mentre ancora rideva di gusto.
La mia mano si mosse da sola, e gli tirai uno schiaffo sulla sua guancia destra, sulla quale rimase un segno non poco evidente.
"Idiota! Torna da dove sei venuto, e riferisci alla tua regina, che se dovesse succedere qualcosa di male ad uno qualsiasi di loro, verrò a prendere la sua testa personalmente." Il Fante si tirò indietro, per poi scomparire in una nube di carte volanti, tutte raffiguranti delle figure scacchistiche.
Caddi a terra con le lacrime agli occhi.

"Alice!" Sentii i due ragazzi alle mie spalle gridare in contemporanea, per poi corrermi incontro ed abbracciarmi.
"Mi siete mancati, ora ho la conferma che non era tutto un sogno..." I due mi strinsero più forte.
Si sciolsero dall'abbraccio, e lo Stregatto borbottò qualcosa al Cappellaio, per poi sparire.
"Co-Cheschire?!" Il Cappellaio mi rassicurò.
"È solo tornato a casa. Non preoccuparti. È tutto a posto ora." A quell'affermazione sorrisi.
Il Cappellaio prese un grosso respiro, ed iniziò a far scendere dai suoi occhi lacrime dorate.
"C-Cappellaio? Cosa c'è che non va?!" Urlai in preda al panico.
"Alice...sono così...contento di vederti. Alice, mia adorata, Alice...non posso credere che sia arrivato il giorno in cui io possa finalmente dirti che...che ti amo. Piccola Alice...vorrei portarti via da qua...e farti vivere nel Paese delle Meraviglie." Mi scesero le lacrime anche a me, e mi sentii d'un tratto accettata, amata.
Non mi sentivo così da ormai troppo tempo.

Il Cappellaio prese il mio viso tra le sue mani, delicate, morbide, e gelide.
Sussurrò delicatamente il mio nome, per poi sprofondare in un bacio profondo e lungo.
Quando si staccò da me, aveva il viso rosso e il respiro affannato.
"Cappellaio?" Il ragazzo si girò dall'altra parte, volgendo il suo sguardo via dal mio.

"Alice. Questa volta, non ti lascerò andare, potessi morire."

𝐀𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐢𝐧 𝐖𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐥𝐚𝐧𝐝🗝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora