Stavo cadendo sempre più in basso, non sentivo terra sotto di me, e per qualche secondo sono arrivata a pensare che sarei potuta morire.
Continuai a cadere per quelle che sembravano ore, finché non atterrai su di un letto matrimoniale in stile anni 800'.
Era morbido e le molle sotto mi fecero rimbalzare un paio di volte prima di ricadere con la faccia affondata nel materasso.Quando mi alzai, vidi intorno a me una stanza completamente vuota, in cui c'era solo il letto.
Almeno, pensavo fosse vuota.
Ad un tratto, appunto, vidi tutto quello intorno a me distorcersi e diventare sempre più strano.
Le righe sui muri si muovevano, tutto era colorato, il letto aveva iniziato a volteggiare.
"Cosa diavolo succede?!" Dissi ad alta voce spaventata da quella situazione.
Appena quell'"effetto"si placò, girai un po' per la stanza, chiedendomi se ci fosse un'uscita, una porta, qualsiasi cosa.
Guardai intorno a me, neanche l'ombra di una stramaledetta porta.
Su uno dei muri c'era una tenda che affacciava su di una finestra.
Spostai la tenda per guardare fuori, ma non si vedeva nulla, c'era tantissima nebbia, e non capivo cosa diamine stesse succedendo.
Abbassai lo sguardo per vedere i miei piedi.
Avevo ancora cinque dita, il pavimento era freddo, ma era chiaro che io stessi sognando. Non poteva essere la realtà. Ed in effetti, non lo era.Quando abbassai lo sguardo, notai sotto la finestra, una piccola porticina di legno, mi accovacciai e la spinsi con le mani, ma non si apriva.
Provai anche a "sfondarla" con la forza delle dita, ma niente.
Mi guardai ancora intorno nella stanza, c'era un tavolino da tè con delle sedie rosa pastello fatte in legno.
Ero convintissima che prima quelle non ci fossero.
Tutto ciò stava diventando sempre più bizzarro.Anche il tavolino era rosa, ma aveva la superficie di vetro.
Vidi sul tavolino una bottiglia.
Mi avvicinai.
"Drink me"
"Bevimi"...
Provai a bere, aveva un sapore orrendo.
Dopo circa cinque secondi iniziai a sentirmi diventare sempre più piccola, fino a diventare minuscola.
"Merda, ma che cavolo è appena successo?!" Mi chiesi.
La stanza era enorme, ma non era lei ad essersi ingrandita, ero io ad essermi rimpicciolita.
Mi guardai ancora intorno, finché non notai che in effetti da quella altezza potevo aprire la porta, e ci potevo passare attraverso.Nulla è perduto.
Mi avvicinai alla porta, c'era una piccola chiave appoggiata sulla rientranza.
"Ma guarda dov'era!" Urlai.
Aprii la porta, che fece lo stesso cigolio della porta di casa dei miei genitori.
Acuto e fastidioso. Non amavo i rumori forti, infatti quando aprì la porta mi tappai le orecchie e la spinsi con un piede.
Mi affacciai piano dalla porticina.Non vedevo nulla, solo...nebbia, e ancora nebbia.
Decisi di addentrarmici con coraggio.
Era un sogno, niente poteva farmi del male.Così, con il cuore in gola, mi incamminai in mezzo allo strato di nebbia grigiastra.
Non era nuovo per me stare in mezzo al grigio...dopotutto, la mia città lo era. Anche troppo.Pensai a cose per distrarmi dalla tristezza che mi mettevano quelle nuvole terrene, e devo ammetterlo, mi mettevano anche un po' di timore.
Camminai per un bel po' finché finalmente non giunsi sotto ad un albero.
Alzai la testa e notai che quello non era un albero, ma un fungo enorme.
Non vedevo molto bene, ma si riconoscevano le lamelle.
"Com'è possibile?!" Chiesi ad alta voce, senza aspettarmi risposta.
Ma una voce, si fece sentire dal nulla.
"Qui tutto è possibile Alice."
Una voce roca, come di un fumatore incallito. Roca e catarrosa.
"Chi...chi sei? Ma sopratutto, DOVE SEI?!" Chiesi, alzando la voce nelle ultime parole della mia frase.
Dopo aver dato un colpo di tosse ed essersi schiarito la voce, l'uomo misterioso riprese a parlare.
"Se farai andare via la nebbia, ti sarà tutto più chiaro."
"Che significa?! Dovrei cambiare il tempo?!" Chiesi, pensando mi stesse prendendo in giro.
"È impossibile!" Aggiunsi poi, sconsolata.
"Tutto è possibile qui." Disse di nuovo la voce.
Avevo capito, era un sogno, di conseguenza potevo farle anche quelle cose.
Pensai e pensai, ma non arrivai ad una conclusione.
"È da un'ora che penso ad una soluzione razionale per togliere di mezzo questa nebbia. Ma non mi viene in mente niente. Che dovrei fare?"
L'uomo rispose alla mia chiamata.
"Alice, non devi pensare in modo razionale."
Cosa intendeva?
"Dovrei mandare via la nebbia soffiando?" Chiesi in tono ironico.
"Tentar non nuoce Alice." Rispose l'uomo.
Non potevo crederci, stavo davvero per mettermi a soffiare su della nebbia? Come se potesse funzionare.
Presi dei respiri, rendendomi conto della cazzata che stavo per fare.