13. La Prova del Guerriero

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I suoni della festa iniziarono a farsi sempre più lontani.

«È stato difficile per te?» chiese Ishba a suo padre.

«Lo è per tutti, giovane ragazzo» s'intromise Harl «Ma non deve essere la paura a dominarti adesso. Libera la mente da ogni pensiero».

Il ragazzo avrebbe tanto voluto che fosse così semplice, ma il suo cuore gli martellava nel petto e il respiro si era fatto veloce.

«È stato molto difficile» disse Sharx «Ad ognuno viene chiesto di scontrarsi con i suoi limiti.
Nemmeno io posso aiutarti, come tuo nonno non potè aiutare me. Posso solo consigliarti di focalizzarti sulla tua missione. Qualunque cosa accada, ricordati che l'Anziano ha scelto te per accompagnare l'uomo della profezia».

Oltrepassarono un ponticello di legno sospeso sulle acque del fiume Zana, che passava sotto le radici del Grande Albero, e si ritrovarono di fronte ad un grosso ingresso di pietra.

Questo era un ampio varco tondeggiante, chiuso da un enorme masso sul quale erano incisi dei simboli runici per tutta la superficie di esso.

L'ombra dei grossi alberi faceva sembrare che in quel lato del fiume fosse già calata la notte.

«Na ohttal khala-ga lao!» vociò Harl posando una mano sul grosso masso.

Subito le rune iniziarono a risplendere di una luce dorata, mischiandosi tra loro e componendo simboli più grandi.

La terra iniziò a tremare, facendo barcollare il giovane Ishba. I due adulti non si scomposero minimamente.

La pietra avanzò di alcuni metri, poi rotolò lateralmente, lasciando spazio ad una grossa apertura al cui interno si intravedeva un lungo corridoio illuminato da torce che splendevano di una luce turchese.

«Devi entrare da solo» disse Harl.

Sharx si limitò a dare una leggera pacca sulla spalla del figlio.

«Bene» sibilò Ishba tra sé e sé «Non posso fallire».

Ogni passo verso quell'apertura faceva aumentare il ritmo del suo battito cardiaco, arrivando quasi a sembrare un cavallo al galoppo.

Un leggero vento proveniva dal corridoio, facendo ondeggiare i biondi capelli del ragazzo.

Non appena il ragazzo si fu addentrato, la grossa pietra sigillò nuovamente l'ingresso.

Da quel momento regnò il silenzio, interrotto solo dal crepitare del fuoco delle torce appese lungo le pareti.

«Ho pur sempre la mia spada» disse, stringendo l'elsa dell'arma appesa al suo fianco destro.
«Qualunque sia il nemico, sono perfettamente in grado di utilizzare il Khala-ga del Vento»

Il corridoio terminava in una grande porta di bronzo.

Il giovane provò a spingerla, ma questa non si mosse di un millimetro.

«C'è nessuno?» gridò bussando con forza.

Nessuno rispose.

Alle sue spalle le torce si spensero, lasciando il giovane nell'oscurità più totale.

«Hey!» gridò ancora «Devo sostenere la prova! Lasciatemi entrare!».

La sua voce riecheggiò per tutto il corridoio, fino ad arrestarsi, per far regnare nuovamente il più assoluto silenzio.

«Forse ho sbagliato qualcosa» mormorò Ishba «Forse c'era qualche ingresso laterale e non l'ho visto... Solo che con questo buio come farò a trovarlo?».

Si mise a correre in direzione del corridoio, ma impattò contro una parete.

«Questa non c'era prima!» esclamò «Cosa sta succedendo?!».

La leggenda di Karal: Gli Dei Senza NomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora