8. In gabbia

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«K-aral» ansimò una voce, sembrava quella di Trigo.

Karal aprì gli occhi, la vista era ancora annebbiata.

«Dove mi trovo?» balbettò.

Nessuno rispose.

Provò a muoversi, ma si scoprì incatenato. Era prigioniero in una stretta gabbia posta a diversi metri dal suolo. Si trovava all'aperto, e la gabbia era fissata ad un grosso albero tramite una catena.

La vista iniziò a sistemarsi.

Vide altre gabbie simili alla sua, vi erano volti conosciuti, molti della guardia reale.

Erano sospesi su di un fosso profondo, l'ombra non permetteva di vedere cosa era celato la sotto, ma salivano versi terribili.

«K-aral» balbettò nuovamente la voce di Trigo.

Lo shardana si voltò, e vide il generale appeso per le gambe con le interiora esposte.

«Trigo!» vociò «Maledetti! Chi ha osato fare questo?».

Uno dei prigionieri scoppiò a ridere in modo isterico «Sei stato tu, idiota! Hai mandato via tutti i sacerdoti, senza pensare alle conseguenze!».

Un altro soldato prigioniero si intromise «Non è stata colpa di sua maestà! È stato quel traditore di Shifar! Ha convinto Orfeus a riprendersi il trono con l'inganno».

Karal digrignò i denti, provò con tutte le sue forze a liberarsi, ma la sua forza era inutile contro quei grossi catenacci.

«È inutile, maestà» singhiozzò un soldato «moriremo tutti in questa palude».

Dovevano trovarsi a nord, nelle terre dei fiumi.

Le piante, infatti, erano alte e robuste, creavano un riparo dalla luce solare, proiettando un'ombra tale da creare un bioma a parte, sotto il fitto fogliame.

Al di sotto delle gabbie sospese, animali di ogni sorta stavano attendendo di fare festa con i loro corpi.

«Dove ci troviamo, esattamente?» chiese lo Shardana.

«Vicino al fiume Lurio, nella palude dell'Orco» rispose uno dei soldati «Siamo nel covo del mercenario che vi ha rapito. Viene qui ogni sei ore e fa calare una delle gabbie in mezzo alle bestie».

Trigo continuava a lamentarsi mormorando parole incomprensibili.

«Da quanto è in quello stato?» chiese Karal.

«Da due giorni. Shifar gli ha fatto qualcosa, non gli permette di morire. Ha detto che la tua pena sarebbe stata fissare in eterno il tuo amico in punto di morte e veder morire i sudditi a te leali».

Dei passi si fecero sempre più vicini.

Comparve L'Orco.

«Karal! L'ex re di Alizam! Quale onore!» esclamò, sardonico.

«Orco!» vociò lo shardana «tu sei un guerriero, giusto? Perchè non ci affrontiamo in un duello?»

Il mercenario rise «Non ti affronterei mai in un duello. Nemmeno per tutto l'oro del mondo. So bene di cosa sei capace. Mi è stato raccontato di quando hai ucciso il ciclope nella battaglia della valle. Non avrei speranze contro di te!».

«Questi uomini non c'entrano» continuò Karal «È solo me che volete».

«Questo è inesatto» precisò L'Orco «Sono stato assoldato per estirpare il tuo regno ed aiutare l'ascesa di Orfeus. Voi tutti siete una minaccia per il nuovo re».

Fece un ampio gesto con le braccia.

Alcuni tagliagole scortavano dei soldati incatenati.

«Questi li ho scovati oggi, complottavano per venirti a salvare. Ma tu pensa quanti servi fedeli ti sei fatto, nonostante fossi un mangione e un beone» rise il mercenario.

La leggenda di Karal: Gli Dei Senza NomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora