I gradini erano irregolari e, se non si faceva attenzione, si rischiava un capitombolo di chissà quanti metri.
Le torce proiettavano una luce calda che illuminava antiche iscrizioni in lingue ignote sulle pareti, che si alternavano ad affreschi raffiguranti antiche città abitate da esseri simili a quello scolpito nella titanica statua.
Dal basso proveniva un vento leggero, cosa che fece intuire a Karal che più avanti vi fosse un'uscita, o comunque un collegamento con l'esterno.
Maride si voltava continuamente, temendo che si materializzasse alle sue spalle un altro di quegli esseri abominevoli, prima sconfitti dall'amico.
« Certe cose è meglio non trovarle, Karal» bisbigliò il vecchio, temendo che qualcuno, nascosto nelle ombre, udisse le sue parole.
« Se gli uomini avessero sempre ragionato in questo modo, non esisterebbero le leggende, i miti e, mostri come quelli che prima ho ucciso governerebbero la terra ormai schiava delle tenebre» ribattè seccato.
Da quel momento regnò il suono dei passi sulla pietra, il crepitare delle fiamme sulle torce, il sibilo del vento.
Giunsero ad una sala circolare, dove vi era un grande altare affrescato, nel mezzo. Sulle pareti vi erano disegni ben definiti, e narravano grandi battaglie, costruzioni di templi e statue. Alcuni affreschi raffiguravano gli uomini in catene di fronte agli esseri della razza raffigurata nella grande statua.
«Mortali» sibilò una voce.
«Mortali» echeggiarono altrettante voci.
«Il battito dei vostri cuori infastidisce chi riposa in queste dimore» sussurrarono alle spalle dei due viaggiatori.
Karal si voltava velocemente, spada dritta innanzi a se, ma non riusciva a vedere colui che pronunciava quelle parole.
«Mostrati!» vociò il guerriero «Ed assaggerai la spada di un mortale!».
«I mortali impugnano armi che non possono scalfirci. Nessun uomo può nulla contro di noi. Queste terre appartengono agli dei senza nome, esiliati nell'ombra, in attesa che il Dormiente si svegli dal suo sonno per infuriare vendetta».
« Da dove vengo io non esistono dei. Sono morti come tutti coloro che hanno provato a schiavizzare la mia gente. Palesati, e farai la stessa fine!».
«Uomo arrogante, so bene la tua provenienza. Vedo nel tuo animo l'isola di Ichnus, dalle alte torri di pietra, ma quello che non sai è che presto o tardi, anche il tuo popolo finirà dominato».
Maride urlò di terrore quando vide le ombre concentrarsi in un unico punto, assumendo delle fattezze umane.
« Questa è magia oscura, Karal» gridò «Non è un nemico alla nostra portata!».
L'ombra parlò «Le vostre vite sono insignificanti di fronte ai piani di coloro che governano il cosmo.
Siete come il passero che si erge contro la tempesta, viene spazzato via. E non importa che siate da soli o siate un migliaio, la forza del vento è tale che vi annienterà al solo palesarsi. Questo è il potere degli dei di queste terre».Karal rabbrividì al vedere l'ombra. Nelle sue terre era un presagio di morte, si narrava che chiunque vedesse un essere simile fosse maledetto.
Ma non poteva perdonare l'affronto pronunciato contro la sua gente.
Con uno scatto, lo shardana, lanciò la torcia contro l'essere d'ombra e afferrò Maride per un braccio, avviandosi verso il corridoio nel lato opposto dell'ampia stanza.
Avanzarono di corsa per diverso tempo, superando stanze ed evitando trappole a lancia e frecce. Quel luogo assomigliava al leggendario labirinto di Cnosso, abitato dall'orrendo figlio della perversa regina Pasifae.
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La leggenda di Karal: Gli Dei Senza Nome
Fantasy[IN CORSO] Karal, guerriero proveniente dall'Isola senza nome, al centro del Mar Mediterraneo, parte alla ricerca di un'antica spada, il cui possessore avrebbe dominato i campi di battaglia. Ben presto il guerriero si rende conto che l'esistenza del...