Rolf sollevò lo sguardo, boccheggiante.
Un soldato armato di lancia torreggiava su di lui, puntando alla sua gola. La sua uniforme era gialla, con un orso bianco come stemma cucito sul pettorale.
Era l'uniforme dei De Mordes, alleati della corona, o meglio, lo erano prima di unirsi ai traditori.
«Di questo che ne facciamo?» chiese il soldato ad una figura che Rolf non riuscì a scorgere.
« Questo qui è il tizio che ha ucciso Kelo con l'ascia?» chiese l'altro.
« Esatto, questo bastardo gli ha aperto in due l'elmo e il cranio...» ringhiò, mentre lo diceva spinse la lancia sul pomo d'Adamo del taglialegna, facendo scorrere un sottile rivolo di sangue.
« Non ucciderlo, forse riusciremo a farci dire dove si è diretto il giovane principe».
L'altro soldato allontanò la lancia dal collo di Rolf.
«Hai sentito?» lo schernì «È il tuo giorno fortunato».
Rolf tossì, sentiva una fitta lancinante al fianco e al polpaccio destro.
Quindi si chiamava Kelo, l'uomo che aveva ucciso poco prima. Quell'animale aveva ucciso Lara e suo figlio senza battere ciglio, prima che Rolf potesse raggiungerlo.
Era stato un duro scontro, il taglialegna non aveva esperienza di combattimento, aveva solo sfruttato la forza bruta.
In compenso si era beccato uno squarcio sul polpaccio e una pugnalata nel fianco.
Il suo sguardo ricadde sul campo.
A centinaia, i soldati in uniforme gialla stavano ammassando i corpi della sua gente. Donne, bambini, anziani, persino i loro cavalli, nessuno era stato risparmiato.
Provò a sollevarsi ed afferrò il piede del soldato.
«P-perchè?» balbettò dolorante «P-perché avete fatto questo? Il re era vostro alleato...».
«Il re è morto! Lunga vita al re!» rise il soldato, liberandosi dalla presa.
Il taglialegna ricadde sulla schiena.
Gli avvoltoi stavano volando in cerchio, pronti a cibarsi dei corpi del suo popolo.
"Il grifone muore e gli avvoltoi fanno festa" rifletté il taglialegna, mentre una lacrima solcava la sua guancia.
«Mettetelo in piedi!» ordinò la stessa voce che aveva udito prima parlare ai soldati.
La sua vista era annebbiata, ma riusciva a riconoscere quella sagoma. L'avrebbe riconosciuta tra migliaia. L'odio che provava in quel momento era incontenibile.
«TRADITORE!» ruggì Rolf, per poi piegarsi dal dolore al fianco.
Uno dei soldati gli colpì il volto con il manico della spada.
«Abbiamo uno che ha del fegato, vedo» ironizzò l'interessato.
Rolf sollevò lo sguardo, aveva gli occhi iniettati di sangue.
« Che tu possa morire nel peggiore dei modi, Merlo!» ringhiò ancora il prigioniero.
Lo stesso soldato di prima lo colpì alla ferita sul fianco, facendolo strillare.
«Ti rivolgerai al principe col dovuto rispetto, lurido verme!» sibilò la guardia, per poi colpirlo nuovamente sulla ferita.
«Basta così» ordinò Merlo, sistemandosi i capelli corvini con la mano.
«È chiaro che è un fedele servitore del "Principe vagabondo"»
Al sentire quelle parole Rolf sputò in terra.
«All'orco i principi!» sbuffò.
Merlo rimase colpito da quella reazione.
«Non sei forse fedele al principe Damien?» chiese.
Rolf lo squadrò dalla testa ai piedi.
Merlo indossava una corazza leggera nera, con il grifone dorato che svettava sul petto. I suoi capelli erano legati dietro la testa, un solo ciuffo riccio ricadeva sul viso.
«Non sono fedele a nessuno! Specialmente a chi abbandona il suo popolo».
«Ma allora stiamo dalla stessa parte!» esclamò Merlo in modo teatrale.
«Lasciate andare quest'uomo!» ordinò Merlo.
«Ma signore... potrebbe essere pericoloso» esitò una delle guardie che lo teneva per il braccio.
Merlo rise.
«Pericoloso dici?» disse, facendo comparire quel suo sorriso sgradevole sul volto.
«Pericoloso...» rifletté il giovane in armatura nera.
Un singolo fendente mozzò la testa di netto al soldato.
Rolf rimase impressionato dalla velocità del giovane lord.
Il corpo del soldato crollò al suolo.
Il sangue scaturito dalla testa mozzata schizzò sull'erba del prato sul quale si trovavano, unendosi a quello delle altre vittime di quel massacro.
« IO sono pericoloso...» sibilò Merlo all'orecchio del prigioniero « Ora dimmi, dove si trova quel verme di Damien? Sono ansioso di aggiungere la sua testa alla mia collezione».
Con un ampio gesto indicò il suo cavallo, nero come la sua armatura, al quale erano appese tre teste.
Rolf le riconobbe immediatamente.
Erano il re e i fratelli di Damien.
Il taglialegna distolse lo sguardo, improvvisamente la rabbia che provava per Damien svanì.
Non pensò più a quando il principe li aveva abbandonati per inseguire uno straniero, ma pensò ad un ragazzo che aveva perso tutta la sua famiglia.
«È andato a nord» disse Rolf.
«Nord..» ripeté Merlo, fissando di traverso il taglialegna.
«E così il nostro Damien e la sua puttana guaritrice sono andati a nord?!» ripeté avvicinandosi al prigioniero.
«Mi hai preso per un imbecille?» sibilò il giovane, con gli occhi indemoniati.
Merlo estrasse nuovamente la spada.
«Facciamo un gioco» disse «Ogni volta che mentirai di nuovo ti taglierò qualcosa».
In un lampo Rolf sentì un dolore tremendo alla mano.
Tre delle sue falangi caddero al suolo.
«Questo era per farti vedere che non scherzo!».
«Dannato bastardo!» strillò Rolf «Che tu sia maledetto! Presto morirai! Maled...».
Non fece in tempo a finire di imprecare che anche le dita dell'altra mano vennero amputate da un fendente micidiale.
Il taglialegna strillava e si dimenava, mentre i soldati guardavano impietriti.
Merlo rideva, compiaciuto del suo operato, fissando l'altro strisciare come un verme.
«Tenetelo fermo. Questo sarà il mio capolavoro!» sghignazzò il giovane.
Rolf sentiva tutti suoni ovattati, la vista era annebbiata, vedeva una sola figura incombere su di lui. Era nera, come la morte.
Quando Rolf capì cosa stavano per fare strillò ancora più forte, maledisse tutti, in primis se stesso, che si era fidato di un principe che li aveva abbandonati, poi maledisse Damien, che non li aveva protetti, poi maledisse lo straniero, che aveva fatto allontanare Damien, per ultimo maledisse Merlo, che la sua morte potesse essere la peggiore mai accaduta ad un uomo.
Quando sentì la lama tutto iniziò a vorticare, il mondo divenne oscuro, la testa leggera.
Riuscì a sentire solo quella maledetta voce.
«Mettetelo in una gabbia» diceva Merlo «Lo lasceremo come dono al principe nel caso dovesse tornare».
"Non tornerà" pensò Rolf "Non lo farà".
E tutto si spense.
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La leggenda di Karal: Gli Dei Senza Nome
Fantasy[IN CORSO] Karal, guerriero proveniente dall'Isola senza nome, al centro del Mar Mediterraneo, parte alla ricerca di un'antica spada, il cui possessore avrebbe dominato i campi di battaglia. Ben presto il guerriero si rende conto che l'esistenza del...