ℙ𝕖𝕣𝕗𝕖𝕔𝕥 ℕ𝕠𝕨

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[𝔼𝕧𝕖𝕟 𝕨𝕙𝕖𝕟 𝕪𝕠𝕦𝕣 𝕥𝕖𝕒𝕣𝕤 𝕒𝕣𝕖
𝕗𝕒𝕝𝕝𝕚𝕟' 𝕕𝕠𝕨𝕟

𝕊𝕥𝕚𝕝𝕝 𝕤𝕠𝕞𝕖𝕙𝕠𝕨

𝕐𝕠𝕦'𝕣𝕖 𝕡𝕖𝕣𝕗𝕖𝕔𝕥 𝕟𝕠𝕨]

Come volevasi dimostrare, mi ammalai.

E non si trattó di una semplice influenza.

No, perché "fare il bagno nel Pacifico quando fuori ci sono dieci gradi" non poteva certo portare ad un raffreddore qualunque.

Saltai una settimana di scuola.

E recuperare sette giorni di lezioni ti tiene parecchio impegnato.

Certo, riuscivo ugualmente a ritagliare uno spazio di tempo per maledire Bokuto.

Il ragazzo mi scrisse tutti i giorni, chiedendomi se fossi guarito.

Ottenne sempre la stessa risposta.

Mia madre aveva parlato al telefono con il dottore e io ero giunto alla conclusione che mi ero comportato da perfetto idiota.

Le avevo mentito dicendo di essermi ritrovato senza ombrello sotto una pioggia torrenziale, ma mi ero beccato comunque una strigliata.

Verso la quinta sera cominciai a dare segni di miglioramento: la febbre si era abbassata e la tosse era scomparsa per lasciare il posto ad un mal di gola atroce.

-Tieni, tesoro.- Mia madre appoggiò sul tavolino del soggiorno la mia solita tisana  e si sedette accanto a me sul divano -Come ti senti?-

-Un po' meglio.- Mormorai debolmente, portando la tazza fumante alle labbra.

Erano appena le quattro del pomeriggio di sabato, ma fuori si stava facendo già buio.

-Vuoi che ti dia un'altra coperta?-

-Mi basta questa, grazie.- Risposi, stringendomi nel mio bozzolo di lenzuola.

-D'accordo.- Lei si chinò per depositarmi un bacio sulla fronte.

Ero uno stupido egoista.

Perché, in fondo, tutte quelle attenzioni non mi dispiacevano affatto.

Anzi, avevo approfittato della mia malattia per passare molto più tempo con mia madre di quanto lo avessi mai fatto in diciassette anni.

Era un atteggiamento infantile, da parte mia, sperare che tutte quelle preoccupazioni non finissero mai? Eppure non riuscivo a  farne a meno.

-Chiamami se ti serve altro.-

Mia madre era una donna che sapeva il fatto suo.

Fisicamente, era la mia fotocopia: capelli neri e lucidi fino alle spalle, naso all'insù, occhi di un blu intenso, tratti delicati e labbra sottili.

Tanto bella quanto misteriosa: era difficile capire cosa le passasse per la testa ma, in qualche modo, ne restavi affascinato.

Anche mio padre era caduto in quella trappola.

Feci per ringraziarla, ma il suono del campanello sovrastò il mio intento.

Mia madre mi guardò accigliata: -Aspettiamo qualcuno?-

Le feci segno di no con la testa.

La donna si alzò, si spolverò il grembiule rosa e si precipitò alla porta.

Ripresi tranquillamente a sorseggiare la tisana ma, riconoscendo una voce familiare, rischiai di sputare tutta l'acqua che avevo in bocca.

Scesi giù dal divano con un balzo e mi trascinai fino all'ingresso ancora avvolto dalla coperta.

Only the BraveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora