𝕆𝕦𝕥𝕣𝕠

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La vita reale non è un film.

Quando perdi qualcuno che ami, nei romanzi o nelle pellicole romantiche, ti limiti a convivere con il dolore per giorni, mesi, settimane.

Per anni.

Impari ad abituarti alla sofferenza.

Non fu il mio caso.

Cosa significa adattarsi al dolore?

Andare avanti nonostante il vuoto incolmabile che si avverte nel petto?

Perché io non riuscivo proprio a capacitarmene.

E' davvero possibile condurre la propria esistenza fingendo di essersi abituati alla mancanza di qualcuno che reputavamo indispensabile?

Bokuto non si era portato via solo metà della mia anima, ma anche quel poco di felicità che aveva iniziato a sostituire le mie giornate vane.

Avevo avuto modo di riflettere su quello che avrei provato dopo la morte di Koutaro.

Pensavo che sarei tornato l'apatico di un tempo, indifferente davanti a qualunque tipo di emozione.

Avrei tanto desiderato che fosse andata così.

Ma la verità è che mi sentivo vivo proprio a causa del dolore.

-Keiji, amore... posso entrare?-

-Sì, mamma.- 

La donna spalancò lentamente la porta e la sua espressione parve condividere almeno un po' nel mio dolore: -Ti ho portato la tua tisana preferita.-

-Grazie.- Riuscii solo a mormorare, freddo.

Mia madre depositò un bacio fugace tra i miei capelli e appoggiò la tazza fumante sulla scrivania: -So di avertelo già ripetuto diverse volte, ma chiamami, se hai bisogno.-

-D'accordo.- Dissi, girando la pagina del libro che stavo facendo finta di leggere.

Lei annuì e si richiuse dolcemente la porta alle spalle.

Appoggiai il romanzo sul letto e mi alzai per raggiungere la scrivania.

Il rumore di un piccolo oggetto che si rompeva interruppe a mezz'aria il mio passo successivo.

Spostai il piede e mi chinai a terra.

Avevo sicuramente calpestato qualcosa di molto fragile.

Raccolsi dal suolo le due metà spezzate di una conchiglia a forma di ventaglio.

La stessa conchiglia che Bokuto mi aveva regalato durante la gita alla spiaggia di Chigasaki.

-No...- Sussurrai, notando come le mie dita stessero tremando -No, no, no!-

Mi alzai di scatto alla ricerca di qualcosa che potesse aggiustare i due pezzi, ma finii per inciampare sui miei stessi passi.

-Cazzo!- Impecai, sentendo gli occhi che si facevano lucidi.

Il ventaglio era andato totalmente in frantumi.

-Non è giusto...- Dissi, stringendo il pugno con forza -Perchè?-

-Keiji!- Mia madre si catapultò nella stanza, attirata da quella serie di rumori improvvisi -Che succede?-

-La conchiglia...- Sussurrai, mostrandole il palmo -Sono... sono inciampato e...-

Sembrava una cosa talmente banale e infantile che non trovai il coraggio di completare la frase.

-Tu stai bene?-

Only the BraveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora