3.Prendo ciò che è mio

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Sento le palpebre pesanti, quasi come non dormissi da giorni...eppure non credo siano passati giorni...

Mi sento stanca e cerco di aprire le palpebre, anche se inutilmente. Sembra come se fossero chiuse con la colla che si usa per riattaccare le scarpe, quelle che vorrei tirare in faccia a quel poco di buono si intende.

Mi muovo piano nel mio piccolo e comodo letto ,che oggi però non sembra essere morbido come al solito, cerco di stiracchiarmi distratta come ogni mattina aprendo leggermente gli occhi ma la mia mano entra in contatto con qualcosa e sento il mio letto tremare, da quando i letti tremano? Sento il cuore pompare forte nella gabbia toracica e apro di scatto gli occhi cercando di saltare giù dal mio cosiddetto letto.

"Lo sapevo che gli alieni sarebbero venuti a prendermi ma non credevo dovesse succedere così presto"...questi sono i miei pensieri fino a quando non mi rendo conto di essere semplicemente fra le braccia dell'uomo che , pensandoci, ancora non mi ha detto il suo nome e che se la sta beatamente ridendo mentre io divento paonazza. Questo non è assolutamente un letto.

-Pensavo sarebbe durato di più l'effetto- mormora parlando più con se stesso che con me, dopo aver finito di ridere. Con uno scatto scendo da lui guardandolo attentamente, come fa una preda quando si accorge che il suo predatore è proprio davanti a sé. Già questo mi sembra il paragone più appropriato al momento...

-Che fai?- sussurra quasi indignato dal fatto che sia scesa da lui.

No guarda ora rimanevo su uno sconosciuto che al 99% delle possibilità alla fine mi avrebbe sbranata. Sembra aspettare una mia risposta che però non arriva. Certa gente, ahimè, non ci arriva proprio...

Apro la bocca, come se volessi parlare, ma da essa non esce alcun suono, semplicemente perché non so che dire. Che diavolo si dice in questi casi?

Mi guarda e io faccio lo stesso , assottiglia gli occhi e capisco che sta aspettando una mia mossa, varie goccioline d'acqua scendono sul suo viso e sul mio ma non ci faccio caso, troppo presa da quella gara di sguardi. Neanche lui sembra farci caso fino a quando non siamo zuppi. E non è solo un modo dire, i miei capelli gocciolano ormai grondanti e probabilmente il trucco che avevo messo, anche se non era molto, è ormai scivolato via.

Scosta lo sguardo per un paio di secondi guardando il cielo e le nuvole che coprono la luna, colgo quest'occasione indietreggiando lentamente cercando di non farglielo notare; ma ovviamente nulla va come deve andare, perché puntualmente dietro di me c'è un albero e sbatto, con poco delicatezza, nel tronco. Sussulto ma spero non se ne sia accorto, speranza che ovviamente viene smentita dal suo sguardo che prima immerso nel cielo ora è fisso su di me.

Noto che il suo sguardo si fa duro e stringe il palmo della mano arrabbiato, forse perché ha capito che stavo tentando di scappare e, nonostante una parte di me volesse incrociare il suo sguardo, non ascolto quella parte e lo evito guardando un punto indefinito dietro di lui. Vedo la sua sagoma avvicinarsi a me velocemente fino a quando i nostri visi sono davanti, costringendomi a guardare solo lui, lo guardo spaventata e mi mordo leggermente il labbro nervosa.

Il suo sguardo si addolcisce mentre i nostri nasi si sfiorano, come se capisse la mia paura e cercasse di alleviarla. Ma come potrebbe? Sono in un bosco, sotto la pioggia, di notte con un uomo che non conosco e che per di più è un sangue di lupo!

Mi prende le mani unendole alle sue, e una sensazione di calore mi fa sospirare sollevata. Non riesco a vederlo bene, per via del buio della notte, ma credo che nelle sue labbra si sia formano un leggero sorriso. Ormai sono fradicia e anche lui, è come se la pioggia facesse parte di me, di noi.

Le gocce che scendono sui suoi capelli vanno a finire sul mio viso. Fa sfiorare le nostre labbra e incrocio il suo sguardo che si fa più intenso mentre porta una mano sulla mia guancia, e mi bacia lentamente. Mi irrigidisco ma poi mi lascio andare, non sapendone neanche io il motivo, in questo momento è come se le mie labbra fossero state fatte per essere sulle sulle sue. Sono morbide e anche se non è il mio primo bacio è come se lo fosse.

Metto una mano sulla sua guancia mentre lui approfondisce il bacio sorridendo sulle mie labbra facendomi intuire che non gli dispiace. Sorrido anche io sulle sue labbra per poi ritornare a baciarlo.

Urlo non sentendo improvvisamente la terra sotto i piedi, allaccio le braccia al suo collo tenendomi a lui, mentre mi fa fare un giro, la pioggia inizia a scendere sempre con più forza, anche se le nuvole sono già passate lasciando la luna splendere nel cielo.

Alzo lo sguardo guardandola e lui ulula alla luna. Scendo lentamente ma lui non sembra essere d'accordo. Osservo la pioggia e vedo che sta iniziando a crearsi una nebbia non molto lontana da noi. Sento il suo braccio sulla schiena ma non gli do molta attenzione, ancora spaesate per il bacio di poco prima.

-Ma che fai?- sbotto risvegliandomi da questo stato di trans, rendendomi conto che ha messo l'altro braccio dietro le mie ginocchia e sollevandomi. Per paura di cadere ritorno a poggiare le braccia su di lui tenendomi abbastanza forte da evitare di cadere.

-Prendo ciò che è mio- mi risponde con noncuranza mentre sul suo volto si crea un'espressione beffarda e sulle sue labbra un ghigno -Ora riposa- dice facendo diventare i suoi occhi rossi, e prima che riesca a controbattere perdo i sensi fra le sue braccia sentendo una lieve pressione sopra la fronte, un piccolo e delicato bacio.

revisionato

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