Capitolo 5: L'inizio della fine

1K 38 9
                                    

Quel sabato mattina mi svegliai con un forte mal di testa, come se in realtà il mio cervello fosse stato attivo per tutta la notte senza che io ne fossi a conoscenza, mi ero appena alzato, ma ero già di nuovo stanco. Mi costrinsi a sollevarmi dal letto, la sera prima non mi ero neanche cambiato e osservai i vestiti che ancora indossavo sentando il mio naso stuzzicato da un profumo strano ma familiare.
Strinsi la maglia con la mano e me la portai all'altezza del viso inspirando quell'odore così caldo e avvolgente, l'odore che apparteneva alla persona a cui avevo segretamente dato tutto senza che neanche lo sapesse. Quei maledetti vestiti, avevano ancora l'odore di Kacchan, del ragazzo che aveva fatto il mio cuore a pezzi così tante volte che era impossibile ricordarle tutte, e forse proprio per questo mi ritrovavo ogni singola volta ad innamorarmi nuovamente di lui, illudendomi che potesse cambiare un giorno.

Mentre aprivo le persiane dalle alette aperte della finestra per far entrare un po' più di luce, pensai che forse qualcosa dentro di me era veramente sbagliata, che forse meritavo quella sofferenza. Come se fosse una punzione per tutte le volte che avevo permesso agli altri di decidere chi dovevo essere.

Ma quella mattina qualcosa era diverso, qualcosa dentro di me era freddo e apatico, solo e distante. Mi persi nei colori del mattino e realizzai in un attimo il motivo: quello che era successo il giorno prima avrebbe impedito al rapporto fra me e Kacchan di tornare come prima. Non che fosse un mio desiderio, però sapete, prima di buttarsi a capofitto in qualcosa di nuovo ci si ritrova ad apprezzare quello che si aveva più di quanto non si abbia mai fatto. Non so se vi è capitato e se non è così siete fortunati perché è una sensazione strana, abbandonare ciò che hai senza sapere come finirai.
Pensai di dover chiedere scusa a me stesso, per tutte quelle volte che mi ero lasciato calpestare dagli altri, per tutte le vote che mi ero costretto a subire piuttosto che reagire e in quello stesso istante, mi feci una promessa che persino fino anche ora considero una filosofia di vita strana ma che potrebbe funzionare:
"Farò ciò che voglio, da oggi in poi e per sempre. Basta fermarmi a causa della paura, voglio essere libero di sbagliare, di fare cazzate, perdere la testa e poi rendermene conto ridendo. Voglio divertirmi e non permettere all'amore di farmi troppo male, voglio vivere".
Mentre pensavo quelle parole, le pronunciavo anche ad alta voce, convincendomi che fosse la cosa giusta.

Saltai la colazione e mi vestii in maniera sportiva per andare ad allenarmi, ma il mio pessimo tempismo mi colpì facendomi uscire dalla mia stanza esattamente quando uscì lui, ma non mi fermai né a guardarlo né tantomeno a salutarlo per non sentirmi ancora più in imbarazzo, semplicemente proseguii ignorandolo, stringendo forte la cinghia del borsone da palestra che avevo sulla spalla. Lo sentii fermarsi, chissà forse osservarmi, ma mi ero promesso di smettere di preoccuparmi, quindi ignorai perfino questo.

Passai tutta la mattinata in palestra, per poi pranzare velocemente con Uraraka e Iida e passato un po' di tempo con loro prima di tornare alla palestra pensando alla domanda che mi aveva posto la ragazza: sei sicuro di sapere cosa vuoi?
Ovviamente me lo aveva chiesto in ambito di cibo, ma ci avevo pensato molto di più senza tuttavia trovare risposta, o anzi, avendo paura che la risposta fosse esattamente quella che immaginavo.
Però la vita non va sempre come vorresti, anzi. Diciamo che quello che vuoi importa fino ad un certo punto, soprattutto se il tuo desiderio riguarda un'altra persona e i suoi sentimenti. Ma in fondo, com ogni essere umano, volevo solo essere felice anche io, esattamente come Ochako e Iida, o come Denki e Jiro. Iniziai a chiedermi se non fossi io il problema, non mi sarei sorpreso, visto che erano anni che mi veniva ripetuto.

Iniziai a credere che forse non tutti siamo fatti per essere felici, o almeno non nello stesso momento. Tuttavia, non persi la fiducia che riponevo nella vita, prima o poi sarei stato bene anche io, con i miei tempi, con i miei modi, con le persone che mi meritano.
Ochako mi ricordò l'orario e che non mi ero neanche fatto la doccia, così, ormai tardo pomeriggio, mi precipitai nei bagni comuni per sentire la testa un po' meno pesante, per rilassare i nervi che non riuscivo a distendere da giorni.
Mi gettai nella sauna, stanco sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. La giornata precedente mi aveva distrutto e ancora non mi ero completamente ripreso.
Chiusi gli occhi e cercai di liberare la mente mentre il vapore avvolgeva i muscoli tesi e scioglieva i nervi, permettendomi finalmente di rilassarmi. Sentii la mia testa farsi pesante e il mio collo non ne resse più il peso e finii per appoggiarla all'indietro, per poi passarmi una mano fra i capelli umidi.

Ti innamorerai di me ~ BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora