Capitolo 1: weird dreams

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Crescere.
È un verbo particolare e in questa forma è all'infinito. Se ci pensate crescere è un processo complesso e senza fine, composto da trasformazioni di noi stessi e continui cambiamenti sotto ogni ambito.
Si può sempre migliorare, evolversi e maturare le proprie idee.
Si cresce fisicamente e mentalmente, che sono due modi di "diventare grandi" agli antipodi, però nonostante ciò hanno qualcosa che li accomuna: il tempo. Si può crescere da soli o per merito delle esperienze vissute, ma il fattore tempo è sempre presente.
Grazie ad esso possiamo identificare tre zone: il passato, il presente, il futuro... e le persone con cui condividiamo questi tre elementi.
Credevo fortemente che l'unica persona con cui avrei mai condiviso mai tutti e tre, era proprio il biondo che mi trovavo davanti in quel momento, mentre sbuffava annoiato oer poi voltare lo sguardo verso la finestra.
Il suo viso di profilo era semplicemente perfetto, nient'altro da aggiungere.

In passato, con quella bionda chioma ribelle e quegli occhi rosso rubino, avevo condiviso felicita, tristezza, rabbia, spensieratezza. L'avevo sempre ammirato cosi tanto da non riuscire a trovare difetti in lui e pensare perfino che il suo modo di essere scontroso fosse una sorta di autodifesa per non permettere alle persone di avvicinarsi.
Una parte di me, lo credeva ancora, ma sapevo che era inutile illudersi, perché Bakugo Katsuki era sicuramente interessato alle ragazze e che mai avrebbe anche solo guardato un nerd di merda come mi definiva lui. Nonostante ciò, ho sempre creduto nell'impossibile.

Cosa provavo per Kacchan?
Non me lo ero sinceramente ancora mai chiesto, molto probabilmente perché lo sapevo fin troppo bene ma non possedevo la maturità per ammetterlo. Pensavo che fossero solo emozioni sbagliate, tossiche, da dimenticare e che presto mi sarebbero passate, ma non fu così.

I suoi occhi, cazzo quei due rubini mi facevano perdere la testa. Mi trafiggevano ogni volta come una lama che affonda lentamente nella carne portando puntualmente via con sé la vita di qualcuno. L'effetto dello sguardo era comparabile alla bellezza di un raggio di sole che con forza filtra dalla finestra creando strani giochi di luce mozzafiato.
Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a fare proprio niente con lui in giro, specialmente se si trovava proprio di fronte a me in quella dannata classe, con quel suo modo di sedersi da ribelle e di scaturire sempre e comunque il mio interesse anche con un semplice gesto della mano. Giocherellavo nervosamente con il tappo della penna, incapace di pensare a nient'altro che non fosse il momento in cui avrei potuto camminare di fianco a lui per tornare a casa.

"È così bello", pensai senza smettere un secondo di osservarlo.
I suoi capelli biondo cenere indomabili come sempre leggermente appuntiti erano baciati dai raggi solari che attraversavano la finestra accarezzandogli una guancia perfettamente liscia. Era girato di lato, quindi riuscivo ad ammirare il suo profilo perfetto.
Sembrava pensieroso: ruotava quei suoi occhi cremisi da una parte all'altra dell'aula quasi accigliato.
Avrei voluto poter leggere nella mente.
Bramavo l'esistenza di un piccolo posticino in quella meravigliosa e intricata mente, dedicato a me e soltanto a me.

Iniziai a scarabocchiare qualcosa sul bordo di un foglio del mio quaderno mentre di sottofondo riuscivo lievemente a sentire la spiegazione del professor Aizawa.
Non era da me.
Non era proprio da me non riuscire a prestare attenzione alle lezioni.
Che poi chissà cosa stavo "disegnando".
In realtà devo ammettere che mi piaceva parecchio disegnare, ma ricordo che a volte la mia mente si faceva così offuscata di pensieri da non riuscire a vedere dall'altra parte della mia stessa mano. Era folle.

<<Midoriya, stai ascoltando?>>, sentii un sussurrò di voce autoritaria rivolgersi a me, così mi girai di scatto preso dalla sorpresa.
<<oh..no perdonami>>, risposi voltandomi verso il banco di fianco al mio, quello di Todoroki Shoto.
Shoto era un ragazzo alto e molto affascinante, ovviamente non lo avrei mai paragonato a Kacchan perché sarebbe stato fin troppo chiaro chi dei due avrebbe vinto, anche se dopo una battaglia piuttosto angustiante.
Non volevo che Todoroki avesse questa delusione, lui era un bravo ragazzo.
Mi diedi uno schiaffo mentale per cercare di concentrarmi su quanto stava cercando di dirmi il bicolore e gettare fuori dalla mia testa, ricoperta da folti riccioli verdognoli, Kacchan almeno per qualche istante.
<<Come mai sei distratto?>>, chiese Todoroki, con il suo solito tono di voce piatto a nascondere ogni sorta di emozione.
<<Sono solo stanco>>, finsi alzando le spalle.
<<Hai preso appunti?>>
<<...no>>
<<Va bene, allora dopo passa nella mia stanza che ti do le fotocopie dei miei>>, sgranai gli occhi. E quell'improvvisa gentilezza a cosa era dovuta?
<<Oh, ok>>, risposi senza nascondere la confusione scaturita da quella strana richiesta.

Ti innamorerai di me ~ BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora