CAPITOLO TRE

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CHRIS

La domenica a Long Island è stata praticamente una passeggiata all'inferno. Mia madre, vuole che mi sistemi una volta per tutte, il telefono che squillava. Mio zio che voleva sapere troppi dettagli sulla mia azienda. Mi ha insospettito, ma non abbastanza per farmi temere qualcosa, poi ovviamente non mi fido di nessuno. La mia guardia è sempre alta.

Sono immerso a scrivere un documento al computer, quando ad un certo punto bussano alla porta.
È Stephanie, mi dice che mio fratello è qui. Lo faccio entrare. Ci salutiamo con una pacca sulla spalla e un abbraccio, si accomoda sulla poltrona davanti la mia scrivania.
<<Luke, cosa succede, come mai qui?>> Chiedo allarmato. Non è mai venuto in orario da ufficio, di lunedì mattina.
<<Non posso fare una sorpresa al mio fratellino?>> Dice, con un sorrisetto.
<<Non sono piccolo e neanche stupido. Cosa ti serve?>> Rispondo seccato.
<<Pff, che noia. Comunque, d'accordo...>> batte le mani sui braccioli della poltrona e continua: << Sono venuto qui a dirti che la settimana prossima, vado a Miami per una festa...Vuoi venire?>>
Che cosa? O mio dio. Miami? Odio quella città. Piena di vizi. In passato, però mi andava bene solo per scopare a destra e a manca.
<<Passo.>>
<<Come non detto.>>
<<Sono pieno di lavoro.>>
<<Ho notato>>
<<Quando Lily rientrerà sarai più tranquillo.>>
<<Ho già detto a Joe, che Lily può portarsi al lavoro il bambino o la bambina, avrei chiamato per lei una tata e organizzato una nursery qui.>>
<<Ma pensa te, CHRIS HUNTER, lo stronzo con un cuoricino rosa d'oro, ahahahahah.>>
<<Vaffanculo Luke.>> Alzo gli occhi al cielo.
<<Cosa ti preoccupa davvero? Ti conosco troppo bene.>>
<<Te l'ho detto tante volte. Odio le feste, cerimonie ecc....>>
<<Si, si, non è che devi per forza venire. Cioè dovresti venire ma se non te la senti... Insomma, è per Tamara vero?>> Deglutisco. << Ci sarà al matrimonio di Lily e Joe. Lei è l'amica di Lily, la sua migliore amica e sarà damigella d'onore. Joe me l'ha detto e a te no, come vedo. Beh, non voleva dirtelo perché sapeva la faccia di cazzo che avresti fatto, come ora...>>
Avrei rivisto Tamara. Non ero pronto, dopo che l'avevo ferita con l'inganno. Lei è la mia debolezza, l'unica che mi rende un pesce lesso davanti alla vita.
<<Beh ora devo andare, però pensaci va bene?>>
<<D'accordo.>>
Ci salutiamo e mio fratello se ne va.

Mi alzo di nuovo dalla sedia e guardo il panorama dalla mia vetrata; Prendo il telefono e scorro sulla rubrica fino alla lettera "T", trovo il suo numero, vorrei chiamarla ma non posso. Non posso farla soffrire di più, più di quello che ho già fatto. Deve dimenticarmi e io devo dimenticarla.
La sera quando torno a casa Abigail è in cucina, ma Amanda no. Vorrei fare una tregua con Abigail. Non ce la faccio più a vivere così. Freddamente parlando, non sto bene da nessuna parte, se non a lavoro.
<<Ciao Tesoro.>> Esordisce lei.
<<Ciao Abigail.>> Il mio tono è calmo e lei aggrotta la fronte.
<<Wow, hai sbattuto la testa?>> mi si avvicina e mi lascio toccare la spalla. Niente, non sento niente, ma devo provarci. Faccio un sospiro. La guardo. Si lecca le labbra e mi guarda con malizia. La sua pancia è grande ora, è al sesto mese come Lily. Aspetta, ho detto sesto mese? Allora no non può essere. Mi tiro indietro e ho un'espressione scioccata. L'ultima volta che ho visto Tamara era prima di Natale e Abigail a Seattle era già incinta. Ma se io prima stavo con l'amore della mia vita, non posso aver messo incinta lei.
Ad un certo punto, irrigidisco la mascella così forte che i denti li sento di scrocchiare. Inalo un bel po' d'aria prima di scoppiare a urlare contro questa bugiarda.
<<Cosa c'è ora?>> Chiede.
<< Sei una bugiarda. Il figlio non è mio! A Seattle eri già incinta, io e te abbiamo fatto sesso qualche giorno prima. Per aspettare che diventassi gravida dovevi aspettare qualche settimana, massimo un mese. Dimmi stai cercando di fregarmi con qualcuno?>>
Lei si irrigidisce. Mi guarda e con le lacrime agli occhi dice:
<<Ma per niente!! Il figlio è tuo, come devo dirtelo?>>
<<Stronzate.>>
<<Chris. Basta sono stufa di ripeterti sempre le stesse cose. Solo tu ci sei stato per me prima, solo tu.>>
Cerca di mettermi le mani sul viso ma glie le scanso in modo brusco.
<<Basta, ok va bene. Non mi credi. Aspetterò che ti convinca nel tempo. E soprattutto dopo il test del DNA.>>
<<Se ho ragione, ti farò pentire di esser nata. Da oggi in poi, andrai nell'altra mia casa di questa fottuta città. Ti prenderò una domestica e ogni due settimane, una ginecologa verrà a casa a farti la visita.>>
<<No ti prego Chris, non mandarmi via.>>
<<E allora dimmi la verità.>>
<<Te l'ho detto.>>
Faccio un ghigno cattivo, mi tolgo la giacca e lei mi guarda ancora con malizia. Arrotolo le maniche della camicia sopra il polso, scoprendo gli avambracci muscolosi. Prendo una bottiglia di vino e me ne verso un po' nel calice di cristallo da 850 dollari.
<<Bene, allora andrai a stare nell'attico vicino Wall street. Per ora, sarà così. Non ti voglio in questa casa, non ti voglio con me. Ma soprattutto non ti voglio come donna. Anche se il bambino sarà mio, sarà l'unica cosa che ti riguarda della quale mi occuperò, chiaro?>>
Lei deglutisce, fa segno con la testa di aver capito.
<<Bene, chiamo Martin, ti faccio venire a prendere.>>
<<Già, vuoi mandarmi via?>> Sbotta.
<<Esatto. Tranquilla, quella casa è tutta pronta per ricevere qualcuno al suo interno.>>
<<Ma, ma...>>
<<Ma NULLA. Vai a raggrupparti le tue cose.>>
<<Ma da sola non riesco.>>
<<Arrangiati. Quando torno, non voglio vederti o te ne farò pentire, chiaro?>>
<<Non puoi farmi questo!!>> batte i piedi per terra.
<<Si invece. È casa mia, comando io. Chiaro? O vuoi dirmi la verità?>>
<<Te l'ho detta già.>> Ribatte. Inutile.
<<Bene e io ti ho detto la mia. Ora vai. Io esco, Addio Abigail.>>
Chiamo l'ascensore e mentre le porte si aprono un vaso mi passa vicino all'orecchio. Per poco non mi beccava in pieno, mi giro e Abigail mi urla << BASTARDO!>>. È furiosa.
La guardo con indifferenza per non ucciderla di insulti, poi guardo il vaso. Non me ne frega niente. Schiaccio il bottone del piano terra e vado via.
Quando sono fuori, tiro un sospiro di sollievo, chiamo Dylan.
<<Ehi straniero!>>
<<Ehi Dylan. Dove sei?>>
<<In paradiso amico.>> Sento voci femminili sotto. E li credo all'istante.
<<Bene. Mi piace. Dove di preciso?>>
<<All'afrodite.>>
<<Ci sono donne belle?>> Chiedo.
<<Una sta per leccarmi l'uccello. Stiamo andando in un privè. Quando arrivi, ti va di fare una cosa a tre?>>
Ci penso. Ho bisogno di sesso. Quello forte. Quello sfrenato, libidine e lussuria.
<<Com'è la tipa?>>
<<Mora e con gli occhi azzurri. Gran belle tette e una bocca fantastica, per non parlare del suo fondoschiena.>>
Penso subito al corpo di Tamara, mentre Martin mi scorta al locale. Gli do istruzioni, mentre sono al telefono con il mio amico. Deve venire a riprendere quella vipera a casa mia.
<<D'accordo Signore. Sarà fatto.>>
<<Bene>> Rispondo
<<Ehi amico ci sei?>>
<<Si Dylan, aprila intanto, io arrivo.>>
<<Con piacere Hunter.>>
Chiudo la chiamata.
Sono tornato lo stronzo, disinibito di una volta. Mi sento molto, molto meglio.

The big Forbidden Apple. II PARTE ALL OF ME IS YOU.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora