Il momento in cui una giovane ragazza diventa adulta è fatto di istanti. Prima vede il suo futuro davanti a sé, poi scopre che le cose non sono come sembrano, che ci sono momenti difficili e responsabilità da prendere.
Aveva appena compiuto sedici anni e cercava l'indipendenza dai suoi genitori. Quel giorno sembrava essere fatto per la perfezione: Myen si era alzata dal letto piena di voglia di vivere e aveva sorriso al cielo che aveva sfoderato il più bello degli azzurri, il sole più splendente. Aveva sempre amato i compleanni, che fossero suoi o dei suoi amici, avevano l'incredibile potere di renderla allegra. Era presto per lasciare la sua piccola casa in periferia, ma la giovane ragazza sognava di poter andare a vivere con il suo fidanzato e, secondo la legge, aveva finalmente raggiunto l'età per vivere da sola. Avrebbe fatto la proposta ai suoi genitori durante la cena: l'unico momento in cui potevano riunirsi tutti e tre per passare del tempo assieme. La mattina suo padre si recava alla piantagione accanto a casa loro per aiutare i vicini, amici di infanzia di tutta la sua famiglia, mentre sua madre lavorava prevalentemente da casa, ospitando un ologramma e l'altro in riunioni che svolgeva direttamente dal salotto.
Era mattina presto e, nonostante il caldo, l'aria costellata di umidità ghiacciata le si intrufolò fra i ricci capelli neri e li spostò indietro, lasciando che il freddo le scivolasse sul collo e percorresse la sua pelle pallida. I suoi genitori le dicevano che passava troppo tempo in casa, a studiare i vecchi libri delle civiltà antiche. Sapeva che non avrebbe dovuto interessarsi alle loro teorie scientifiche, perché le Sacerdotesse preferivano considerarle ipotesi. Sapevano che la loro dottrina sarebbe crollata velocemente se la scienza avesse preso il sopravvento e con essa anche il loro potere. A Myen non importava: lei non voleva essere sottomessa da quella religione. A differenza di tutti gli altri, credeva nel potere dell'uomo, nella sua indipendenza. Sottomettersi a due divinità, una buona (che secondo i testi sacri era morta) e una cattiva, era solo una debolezza, una scusa per giustificare i fallimenti. A scuola la studiava, era anche molto brava, ma ciò non significava che credesse a tutte le parole che uscivano dalla sua bocca durante le preghiere che era costretta a recitare tutte le mattine al Tempio.
Si fece massaggiare i piedi dalle punte arrotondate delle pietre che rivestivano la via principale di Sulys e che piegavano la morbida suola delle sue scarpe. Arrivò davanti alla villa bianca di Cam, il ragazzo con cui di lì a poco sarebbe andata a convivere. Fremeva per l'arrivo di quel momento: erano giorni che non riusciva a pensare ad altro. Lui uscì dalla porta nell'esatto momento in cui lei fu davanti al cancelletto in ferro. Quante notti lo aveva scavalcato per intrufolarsi nella sua stanza, ma presto ne avrebbero avuta una tutta loro.
La guardò con lo sguardo ancora addormentato, gli occhi rivolti ancora al sogno che aveva appena interrotto. Portava una tuta larga, probabilmente stava per andare a fare una corsa, come tutte le mattine, del resto. «Sarei venuto da te tra poco» si portò una mano in tasca e ne tirò fuori un pacchettino incartato in malo modo: non era mai riuscito ad impacchettare i regali, ma Myen trovava tenero che ci avesse provato. «per darti questo» sorrise.
«Non dovevi farmi nessun regalo! Me lo avevi promesso!» protestò non riuscendo a nascondere la sua gioia. Il cancello divideva ancora i due. Cam lo aprì e finalmente Myen poté fiondarsi sulle labbra del ragazzo.
La giovane sprizzante allegria si affrettò ad aprire il suo pacchetto e ci trovò una chiave legata ad un ciondolo. «È la chiave dell'appartamento?» domandò con la luce negli occhi che superava la brillantezza del sole in cielo. Scintillio che si spense non appena lo sguardo innamorato del ragazzo mutò in quello che sembrava essere rimorso.
«Lo è» confermò lui, tuttavia non sembrava allegro della sua risposta. «Lo era.»
Myen si accigliò. Osservò il ciondolo che pendeva dalle sue mani e inarcò un sopracciglio, poi portò nuovamente lo sguardo su Cam. «Cosa vuoi dire?»
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Shala - La stella caduta del Makova-
FantasyIl mondo era un gran disastro. L'anomalia nel cielo di Sulys aveva diviso la città fra fanatici della religione, approfittatori delle Antiche Scritture e chi vedeva quei vecchi libri come storie per bambini. Myen, Cam e Nyha hanno capito troppo tard...