Eline aprì l'occhio con calma, osservando il soffitto della camera da letto.
Dovevano ritinteggiare, odiava il verde bottiglia.
Ma Lie non avevano mai voglia di farlo, quindi il soffitto restava di quel colore nauseante.Non sentiva le loro bugie, ma nonostante questo allungò una mano come a cercarli nel letto accanto a sé.
Vuoto.
Si erano alzati?
Strano.
Di solito non si alzavano mai prima di mezzogiorno, la domenica.L'occhio le cadde sul calendario.
Capì come mai erano in piedi alle quattro del mattino.Si alzò abbastanza in fretta, quasi inciampando nelle coperte, rimanendo in pigiama (una delle vecchie magliette di Lie, che comunque le arrivava sino alle ginocchia).
La casa sapeva di sigarette.
Nessuno dei due si curava di fumarci dentro, ma sentendolo così pungente, immaginò che avessero fumato in casa durante la notte.Sul tavolo della cucina c'era il piatto di pizza che non avevano finito la sera prima, vuoto.
Si vedevano in balcone, fuori dalla porta finestra, appoggiati alla ringhiera.
Rimase immobile un paio di secondi, sulla soglia, sentendo il freddo delle piastrelle lisce sotto la pianta dei piedi.Era pieno di mozziconi o in alcuni casi, sigarette lasciate a metà e buttate, sovrappensiero.
Fece attenzione a non urtare la bottiglia vuota di vodka che avevano lasciato, per non farsi sentire.Il cielo era di quel color cobalto che si sta staccando dal nero, troppo scuro per essere considerato un blu, ma troppo chiaro per essere nero.
I capelli bianchi di Lie sembravano quasi una piccola lucetta disordinata in mezzo al panorama.
Stavano ancora fumando.
Anche loro erano ancora in pigiama.La bugia di Esme sembrava più grossa che mai, scura, che faceva ticchettare le lunghe dita nere sul loro collo, quasi a soffocarli.
Le altre bugie si erano raggruppate in alto, come intimorite da lei.Non fece nulla, inizialmente.
Non appoggiò nemmeno le mani sulla ringhiera.
Semplicemente li osservò.
Lo faceva spesso, in quelle situazioni.Stava cercando di imparare il linguaggio del corpo, per poter capire come si sentivano senza dover chiedere come faceva sempre.
Le sembrava... indelicato.
Si.
Indelicato.Mordicchiavano il filtro tenendo la sigaretta con forza fra le mani. Gli occhi sembravano vitrei oltre le lenti degli occhiali, fissando un punto vacuo di fronte a loro, senza curarsi della cenere che gli finiva un poco addosso.
Sembravano un poco lucidi, i loro occhi.L'altra mano era abbandonata sulla ringhiera.
Allungò un poco la propria mano verso la loro.
Tremava un pochino.
Prima di toccarli, aveva ancora quel piccolo secondo di esitazione, un rimasuglio di quando non poteva essere toccata.Sobbalzava, spesso, quando erano loro a toccarla per primi, cosa che li faceva sempre ridere.
Era minuscola, la sua mano, in confronto alla loro.
E fredda, in confronto alle loro.
Loro ritrassero la mano:- Lie - non si voltarono a guardarla.
Aveva capito, ormai, che in quelle situazioni, specie quel giorno, non amavano particolarmente parlare o... osservarla.La lasciarono intrecciare la mano nella loro, ma quando videro che cercava di allontanare la bugia serrarono un poco la mascella e scossero la testa:
- non farlo - era un poco rotta e rauca, come se gli costasse molto tirar fuori la voce.
Eline annuì e rimase a fissare le loro mani:- scusate -
- non importa - lo dicevano ogni anno.
Sapeva che era una bugia.
Diede un piccolo colpo di tosse mentre loro facevano cadere la sigaretta nel vuoto:- vedi anche a che ora è morta, giusto?- lei annuì un pochino.
Non le piaceva vederli in quello stato, con la voce tremante e senza guardarla:- bene - schiacciarono le labbra una contro l'altra, in silenzio.
Silenzio.
Era sempre così il giorno dell'anniversario.
Erano troppo... feriti? No. Non aveva mai trovato la parola giusta per capire del tutto lo stato d'animo di Lie il giorno dell'anniversario della morte di Esme.- Meggie