Mi svegliai. La testa mi girava e sentivo un mancamento. Non capivo cos'era successo, dov'ero e perché fossi lì. L'unica cosa che sapevo era che prima ero nella mia stanza a ruolare con le mie amiche, un secondo dopo era tutto buio.
La prima cosa che pensai fu "strano non sono mai svenuta". Lo so, non è la cosa giusta da pensare in queste situazioni, ma era l'unica che mi era venuta in mente. Anche perché pensavo che quello fosse successo.
Non vedevo niente. L'unica cosa che sentivo tastando intorno era della stoffa. Probabilmente vestiti.
Spostandomi leggermente indietro con la testa la sbattei sul muro. Così lo tastai. Non trovai via d'uscita.
Ad un certo punto sentii delle voci.
-Che facciamo Ani?- disse la prima voce.
Ani? Chi era Ani?
-Non lo so Oli, se fu quella rossa intelligente, io sono quella bionda- disse un'altra voce.
Oli? Oh non dirmi che...
Sentii dei passi che si muovevano e poi il rumore di qualcosa che strisciava.
-Allora... al glitter non ci voglio andare, ed evito di andare in caffetteria perché...- disse quella che avevo identificato come Oli
-Ancora con questa storia? Perché continui ad evitare quella fregna di Shar? Dovresti limonartela e basta- disse Ani
Dopo quel nome avevo la conferma di dov'ero. Non il preciso luogo in quel momento, ma il mondo si. Sentii un sospiro e ancora il rumore che strisciava. Che cosa poteva essere?
-No. È più complicato e soprattutto non funziona così- sussurrò Oli. Tanto piano che feci fatica a sentirla.
Nel mentre continuavo a cercare una via d'uscita. Ma quanti vestiti c'erano?
Probabilmente Ani aveva sbuffato.
-Allora me la scopo io... sempre che non ti dispiace...- disse in tono provocatorio Ani.
-Come vuoi.- borbottò Olive. Dal tono sembrava indifferente, ma conoscendola in un certo senso, sapevo che non era così.
-Intanto io ti rubo dei vestiti- disse Ani. E senza aspettare una risposta sentii il rumore dei tacchi sul pavimento.
Non ebbi il tempo di reagire che una forte luce mi inondava gli occhi. Non vedevo più niente.
-E tu chi sei cara? E che ci fai nell'armadio della cara cara Oli?- disse la figura davanti a me che finalmente copri la luce. Dalla posizione in cui ero faceva pensare ad un angelo, ma sapevo che quella ragazza era tutto il contrario.
-Anima con chi cazzo stai parlando? Non stai diventando scema vero?- disse Oli
Nel mentre io mi ripresi dalla luce fino a distinguere i contorni definiti della stanza in cui mi trovavo e delle due ragazze che stavano d fronte a me,una completamente eretta, l'altra su una sedia con le rotelle da scrivania. Completamente piena di glitter la stanza continuava a riflettere luce. Contai i letti. Due, no anzi tre, come le scrivanie decorate e abbellite. I comodini che straripavano di cose e altri due armadi completavano l'arredamento. Mi sembrava di essere in un sogno. Ero davvero li?
-Chi cazzo sei?- stavolta era Oli a parlare. Si era avvicinata anche lei all'armadio e non mi squadrava con occhio completamente amichevole.
Non sapevo che rispondere. Non potevo certo dirgli il mio nome.
-Olive gliel'ho già chiesto io- disse a modo di ovvietà -sei muta per caso?- si era di nuovo rivolta a me.
Sparai il primo nome che mi venne in mente
-Nives- dissi meravigliata e ancora chiedendomi come facessi ad essere lì.
-Allora sa parlare la cretina- esclamò Olive.
-Lo avevamo capito. Non serve che tu lo sottolinei- rispose Ani
Olive la ignorò.
-Che ci fai nel mio fottutissimo armadio?- mi chiese Olive.
Non sapevo che rispondere. Quindi improvvisai.
-Scusate, ma so teletrasportarmi e non controllo ancora bene il mio potere...- cercai di sembrare il più convincente possibile.
Per fortuna le convinsi.
-Strano non ti ho mai visto qua in giro. Sei una sempre?- chiese Olive
Annuii. Meglio non destare sospetti
Ani mi scrutava. Sapevo che non era un buon segno.
-Cara ma come diavolo ti vesti?- chiese lei.
"Certo" pensai io "le priorità per principio"
-Posso uscire da qui?- dissi invece
Si spostarono dal fronte dell'armadio un po' dubbiose e io misi piede in camera loro. Ero sempre più convinta che fosse un sogno, quindi mi diedi un pizzicotto e mi fece male. Capii solo allora che era tutto vero.
-Che cazzo fai? Sei un'autolesionista?- domandò Olive
Scossi la testa.
-Volevo solo... controllare una cosa- risposi. Stava tornando il mal di testa.
-Cara, lasciala in pace. Anzi portiamola in caffetteria così ci parliamo un po'- disse Ani
Ok era veramente strana. E non mi piacque per niente il modo in cui mi squadrava.
Senza preavviso mi presero a braccetto e mi trascinarono via.
Mi trovavo proprio in un castello. Prima di superare la camera lessi il numero.
669.
Esattamente uguale.
Mi portarono giù per le scale bisticciando fra loro, ma non le ascoltai. Ero molto più impegnata a guardarmi intorno.
Era come me lo immaginavo più o meno. Le scale con le grandi lettere che componevano la parola NEVER e i quadri messi ai lati. Tutto elegantemente nero. Riuscii a dare uno sguardo fuori. Si vedeva il ponte di mezzo, la torre del Gran Maestro, il castello del bene, la radura e l'inizio del bosco azzurro. Sembrava che ogni cosa volesse dare la conferma che fosse reale e che mi trovassi proprio lì.
Uscimmo dal castello e mi portarono in caffetteria.
Esplosi dalla gioia. Se fino ad ora avevo incontrato solo Anima e Olive adesso vedevo anche il resto.
Seduti al bordo del tavolo con le mani intrecciate vidi un ragazzo con i capelli afro avvolto in una felpa e l'altro senza maglietta con i muscoli ben visibili e i capelli rossi che luccicavano al sole.
Di fianco a loro c'era un ragazzo che indossava un grande cappello. Vestito in modo particolare, sorseggiava del the, mentre i suoi capelli arcobaleno si rifiutavano di stare sotto il grande cilindro.
Seduto accanto a lui c'era una ragazza con i capelli ricci castani che rideva. Quando Olive la vide si rabbuiò leggermente.
Altri due ragazzi continuavano la fila avvolti in un abbraccio. Un biondo che cercava le attenzioni di un castano mentre quello non sembrava neanche che respirasse, sempre con la stessa espressione sul volto.
Un ragazzo in disparte li fissava male lanciandogli qualche occhiata. Però fingeva di essere intrappolato in una conversazione con quello con il cappello e la ragazza che rideva. Una ragazza con i capelli lilla e un ombrello appoggiato alla sedia stava disponendo le carte, anzi, i tarocchi.
Vedevo solo dei capelli lunghi, ma un ragazzo continuava a parlare con qualcuno. Non capii chi finché guardai in alto. Una ragazza fluttuava con le sue ali mentre cambiavano colore e chiacchierava con il ragazzo visibilmente contrariato.
Un ragazzo e una ragazza parlavano. Parlare però non è il termine corretto. Comunicavano con i gesti, lingua dei segni.
Dall'altro lato del tavolo vidi... un gatto umano? Ah no, era semplicemente un furry. Chiacchierava con un'altra ragazza personalmente sembrava che fosse abbattuta.
Un'altra coppia stava da quel lato. Non lo sembravano quasi siccome lui era immerso nel libro e lei stava mangiando un panino con la marmellata, ma discutevano, mentre lei cercava di chiacchierare anche con gli altri.
Trovai un tizio che definirei buffo. Aveva un lombrico in testa che mi fece ribrezzo. Personalmente adoravo quel tizio ma non sopporto la vista degli insetti e ne ho quasi la fobia. Come mi spaventò il ragno sulla spalla di quello che chiacchierava con la tizia alata.
Il tizio con il lombrico chiacchierava con una ragazza dolce che sorrideva e sembrava molto gentile.
Infine a chiudere il cerchio di quella stramba tavolata c'era un ragazzo che continuava a cambiare colore. Letteralmente. Ed una ragazza che sembrava non reggere molto l'equilibrio della sedia per cui si mise a fluttuare.
Per tutta la tavola c'era un'atmosfera di allegria e tranquillità per quanto alcuni non fossero proprio pieni di gioia.
Senti il braccio che mi stringeva a sinistra lasciarmi. Olive andava verso un ragazzo che non avevo notato che la stava salutando e si sedette di fianco a lui abbandonandomi alle grinfie di Anima.
-Ragazzi- disse Anima richiamando l'attenzione di ognuno e poi mi indicò -lei è Nives-
Mi salutarono tutti e si presentarono, anche se non ne ebbi bisogno perché sapevo perfettamente chi era ognuno di loro. Li conoscevo così bene e così da vicino tanto quanto loro non avevano la minima idea di chi fossi io. Ero meravigliata di trovarmi davanti a tutti loro.
Mi strinsero la mano a turno: Asmar, James, Daniel, Sharon, Liam, Dante (in realtà lui non si mosse), Bryan, Cyprienne, Amir, Pearl, Shizuko, Takuma, Andrea, Rose, Harriet, Zachary, Kaipo, Crystal, Nemo, Gea e Julian.
Non erano tutti ma io ero comunque estasiata di conoscerli e non trattenni più la gioia. Tutto quello che era sempre rimasto come immaginazione nella mia testa era reale. Era di fronte a me in carne ed ossa. C'era persino la ninfa della caffetteria che li fissava malissimo.
Mi sedetti e li guardai incantata finché non mi fecero una domanda.
-Di chi sei figlia?-
Mi voltai verso la voce. Era James ad aver parlato.
-Ehm...- non seppi cosa rispondere. Mi vennero in mente un sacco di genitori per i mai, ma per i sempre la mia testa era vuota. Così risposi la verità.
-Di persone normali. Mia madre e mio padre sono contadini-
-E da dove vieni?- mi voltai verso Julian.
-Bosco della Volpe- il primo paese che mi era venuto in mente.
-Che talento hai?- era stata Pearl a parlare, scesa di poco dal soffitto.
-Teletrasporto- risposi
In un attimo mi apparve Andrea davanti e quasi mi presi un'infarto.
-Come me!- esclamò e poi scomparve per ricomparire al suo posto.
-Sembri un carro- disse una voce. Cyprienne.
-E a me una maga- dissi.
Ridacchiò. Tipico suo.
Sharon e Asmar non aprirono bocca, troppo timidi. Nemmeno Zachary e Dante. Gli asociali. Gea nemmeno, non parlava di suo.
-Vuoi un panino?- mi chiese Harriet. Accettai. Non mi piaceva la marmellata di more ma lo mangiai lo stesso. Avevo troppa fame.
-Vuoi del eht?- mi propose Dan.
Accettai anche quello, quindi lui ne tirò fuori una tazza dal cappell. Non ero meravigliata per il fatto che la tirasse fuori dal cappello, ma più che altro che facesse quell'azione davanti a me. Quasi mi commossi, ma sono brava a nascondere le emozioni quindi feci finta di rimanere colpita dall'azione, ma non chiesi nulla e afferrai il the.
Mi passarono un foglietto e una penna. Takuma.
(Mi piacciono i tuoi capelli. Naturali?) Scarabbocchiai un no con la mia scrittura trasandata e altamente illeggibile e gli ripassai il foglio.
-Hai un lombrico anche tu?- era Kaipo.
-No, purtroppo no. Il tuo mi vuole mangiare i capelli per caso?- risi un pochino.
-Si, ma come lo sai?- chiese lui
-Intuizione- dissi io.
Continuarono a farmi domande di questo genere e piano piano l'atmosfera all'inizio tesa si alleggerì. Erano simpatici, esattamente come nella role. Chiacchierai e risi con loro. L'andamento continuò così. Fra imbarazzo e normalità. Mi sentivo a mio agio. L'unica cosa che mancava erano le mie amiche. Anche loro avrebbero dovuto godersi questo spettacolo e conoscere le loro creazioni. Ma mi divertii. Passai un bel pomeriggio. Erano strani, ma quelle stranezze mi facevano sentire a mio agio.
Poi ad un certo punto mi venne in mente una cosa che poteva aiutarli.
Ma non feci in tempo ad aprire nuovo bocca che tutto divenne di nuovo buio.
Non capivo. Che cos'era successo?
Mi ritrovai nuovamente nella mia stanza.
Un'emicrania da paura mi venne. Controllai l'ora e... non era passato neanche un minuto. Eppure ero stata via un'intero pomeriggio!
Non mi spiegai mai quella volta e come fosse successo. Sta di fatto che tornai a ruolare felice più che mai con il cuore che scoppiava di gioia a ruolare con i miei amici, e non mi dimenticai mai quella volta in cui incontrai tutti i personaggi del mio cuore.——————————————————————
Allora questa è una piccola cosa che ho scritto io. Avviso che non ci sono tutti e che l'ho scritta in fretta quindi non è troppo approfondita. Spero vi sia piaciuta lo stesso e di non aver sbagliato i personaggi non miei.-Lalla