os#4

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Lie fece un passo indietro.
Un passo verso il buio.
Verso il vuoto.
Verso l'oscurità.
Ma a lui non importava.
E così iniziò a precipitare.

Vedeva i piani dell'edificio, e li contava come tutte le cose che non era riuscito a fare.
Pazienza. Ma andava bene così.
Charlie, il suo alter ego, sarebbe finalmente morto con lui.
Lo aveva sempre odiato. Quella malattia che lo aveva creato lo tormentava tutti i giorni chiedendosi "ma quindi ho per davvero un lato così? Sono davvero... un mostro?"
Perché Charlie era questo.
Oltre ad essere un puttaniere.
Gli aveva rubato il nome.
Momenti della sua vita.
Il suo corpo.
Ma finalmente c'era solo lui.
Solo Lie.
E non l'avrebbe più rivisto.
Sarebbero stati finalmente da soli.
Diede un'occhiata al sole che lo accecò.
Ma quell'occhiata venne oscurata da qualcosa.
Anzi no qualcuno.
Eline era lì, a cadere con loro.
Cosa ci faceva con quella pelle delicata? Cadere l'avrebbe rovinata.
Ma l'avrebbe rovinata di più la cosa che fece in quel momento: gli appoggiò le guance sulle mani, incrociando le gambe con le sue, per rimanegli aggrappata.
Doveva staccarsi. Immediatamente. Così sarebbe.... morta.
Come fra pochi istanti lo sarebbe stato lui.
"Lasciami!" urlò, guardandola serio e preoccupato.
Eline scosse leggermente la testa e i suoi capelli si scompigliarono ancora di più.
Sentiva in fretta la pelle di lei sgretolarsi, come pezzi di carta appena bruciata svolazzare via dal fuoco, nell'aria.
La sua pelle stava diventando come cenere.
In pochi attimi si sarebbe dissolta.
Dopo tutto quello che aveva fatto per non toccarla lei lo sprecava così? Perché?
Ma poi lo lesse nei suoi occhi.
Era lui che le aveva fatto apprezzare la vita.
Che le aveva regalato un motivo.
Un modo di vivere.
E lei aveva appena deciso che lui sarebbe stato anche il motivo per morire.
Che sciocca!
Chissà se però l'aveva capito.
Chissà se era riuscito a farle comprendere le emozioni.
Soprattutto quella che gli faceva battere forte il cuore quando vedeva quella piccola ragazza.
Perché ormai per lui lei era molto più di una bambola. Per lui era una persona. A dispetto di quello che aveva fatto quella fata madrina.
La risposta gliela diede lei, poggiando le sue labbra sulle sue.
Erano fredde, quasi congelate, ma a loro sembrarono la cosa più calda del mondo.
Erano di Eline.
Portò una sua mano dietro la nuca di lei e alla strinse a sè.
Se quella era l'ultima cosa che avrebbe sentito sarebbe stata la più bella della sua vita.
E così fu.
Finché lui non incrociò lo sguardo di lei, capendo che erano gli ultimi attimi.
Si stava sgretolando così in fretta.
Sperava che fosse felice.
Felice di aver finalmente capito cosa significasse il tocco di un'altra persona.
Sperava anche di averle dato tutto il possibile.
Poi lei svanì, nell'aria, come cenere al vento e lui, allungando un braccio toccò la cenere che rimaneva di lei.
Era stata l'amore della sua vita.
Era sdolcinato? Si. Ma se lo permise. Un'ultima volta. Avendo ben impresso il ricordo di lei.
Sapendo che non l'avrebbe vista mai più.
E mentre si schiantava sul suolo, le ossa si incrinavano fino a spezzarsi, un attimo prima che il cuore potesse fermarsi, con ancora sulle labbra il sapore e l'impronta di quelle di Eline, Lie pensò all'unica altra persona che avesse mai amato.
"Ci vediamo fra poco,
Esme"

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Si, la scena è come l'altra, cambiano solo i protagonisti.
E niente
-Lalla

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