3. Le memorie di un ragazzo invisibile

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Quella sera fu un ragazzo che Tristano non aveva notato le sere precedenti a parlare. Subito notò che per qualche motivo gli era difficile mantenere la concentrazione su di lui. Forse era colpa della sua voce atona o del suo aspetto anonimo.

《Non sono mai stato un ragazzo troppo bello, ma neanche troppo brutto: la mia, semplicemente, era una bellezza nella media, facile da non notare. La mia è stata un'esistenza silenziosa, basata sulla paura di fare rumore o di rendere nota in qualche modo la mia esistenza. Anche per i miei genitori sembrava che non esistessi. Non mi imponevano regole, ma nonostante ciò io mi comportavo sempre bene, rendendo ancor più invisibile la mia esistenza. Ogni volta che volevo piangere, urlare dalla rabbia, dal dolore, e perfino dalla paura, non lo facevo mai. Dentro implodevo, ma fuori rimanevo impassibile. In alcuni casi andavo a nascondermi, per gridare e sfogarmi, ma dalla mia gola non usciva che un gemito stozzato. Fu proprio questa mia paura di fare rumore che mi portò alla morte. Visto che ero invisibile, quando diventai adolescente e un po' più spavaldo, anche se mai abbastanza da rompere la quiete che circondava la mia vita, decisi di farmi lunghe passeggiate in posti isolati. Non avevo mai avuto degli amici, e non uscivo mai, perciò esplorare le parti più isolate della mia città mi portò un po' di gioia. Queste passeggiate sono uno dei miei ricordi più belli… sgranavo gli occhi ogni volta che vedevo un paesaggio nuovo e meraviglioso. Inizialmente ci andavo a piedi, ma poi iniziai a prendere l'autobus, e ad andare in posti sempre più belli e più lontani. Un giorno, mentre ero impegnato a fare uno dei miei viaggi, improvvisamente, per non ricordo quale motivo, provai un dolore immenso al petto. Boccheggiai, gemetti, ma non ebbi la forza di urlare. Forse per paura, forse perché impossibilitato, non riuscii ad urlare, e dopo una lunga attesa, finalmente morì. Morì nello stesso modo in cui avevo vissuto: dolorosamente e in silenzio.》

《Non sono d'accordo》disse Lucia. Tutti si voltarono a guardarla.

《Perché?》chiese il ragazzo che aveva appena raccontato la sua storia.

《Non hai sempre vissuto in modo doloroso, non sempre è stato tutto nero. Come hai detto tu, hai avuto qualche evento bello nella tua vita. Nonostante ciò, è innegabile che la tua sia stata una vita triste. Adesso siamo morti, o ancorati nell'oltretomba, come Tristano, ma finché hai tempo, puoi sempre fare qualcosa per dimostrare di esistere.》

Quella sera, la storia di quel ragazzo, unita alla precedente storia di Timoteo, fecero riflettere Tristano. Calata la notte, Tristano trovò, con molta difficoltà, poiché per qualche motivo, forse a causa dei loti che si era mangiato, faceva fatica a ricordarsi il suo volto, il ragazzo che quel giorno aveva raccontato la sua storia, sotto un albero a mangiare loti.

《Perché mangiate le mele se i ricordi vi fanno soffrire? Perché non dimenticarsi tutto e vivere in pace?》 chiese Tristano.

Il ragazzo lo guardò con un sorriso malinconico.

《Anch'io, un giorno, feci una domanda simile a Lucia. Lei mi rispose che tra quei ricordi che ho dimenticato, ce ne sarebbero potuti essere alcuni belli e che, anche se la maggior parte fossero stati brutti, dovevo continuare a lottare contro me stesso, e a sperare che fosse così. Non ricordo se ho mai ricordato qualcosa di bello, ma grazie a lei conservo questa piccola speranza, nonostante molto spesso ceda al dolce oblio.》

Salve lettori, ho un annuncio da fare: ho deciso l'orario in cui pubblicherò i capitoli. Cercherò di pubblicarli sempre intorno a quest'orario, tra le 13:00 e le 15:00 di domenica. Scusate se qualche volta pubblico in ritardo, ma sono un'incurabile ritardataria, anche nella vita reale, spero possiate perdonarmi😅

Le memorie dei dimenticati Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora