5. Le memorie di un anziano dimenticato

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Quella sera a parlare fu un anziano. Egli  indossava indumenti moderni, perciò non doveva essere morto da molto tempo. Dopo aver guardato il pavimento erboso per un po', alzò lo sguardo e cominciò a raccontare.

《Ho avuto dei genitori rigidi e un'infanzia noiosa e infelice. Ricordo ad esempio che potevo avere massimo un giocattolo, nonostante ci potessimo permettere di più. Questo perché avere troppi giocattoli, secondo loro, mi avrebbe distratto dallo studio. Inoltre non mi facevano neanche uscire con gli amici, sempre per non farmi distrarre troppo dai miei doveri. Passavo il tempo a studiare, a giocare con l'unico giocattolo che avevo, e quando mi annoiavo, mi sdraiavo sul letto e mi mettevo a fantasticare di vivere mille avventure. Anche dopo che crebbi e lasciai la casa materna, continuai questo stile di vita triste e monotono, timoroso di ciò che sarebbe potuto succedere se avessi cambiato di una virgola la mia vita. Perciò, quando mi sposai ed ebbi dei figli, volli dare loro tutto ciò che io non avevo avuto. Li riempii di regali, di giocattoli, gli permisi a volte fin troppe libertà.Crescendo hanno ottenuto buoni lavori, se ne sono andati di casa, hanno fatto famiglia e… si sono dimenticati di me.》

La fronte rugosa era corrugata, e sul viso gli scendeva una lacrima.

《Morsi due anni fa, nella mia casetta di campagna, e ancora non ho ricevuto degna sepoltura. Quando sono morto mi sono ritrovato qui, nell'Oblio.

《All'inizio ero confuso, ma quando Lucia mi spiegò tutto capì subito, capì la dolorosa verità: tutti i miei figli erano troppo concentrati su sé stessi, sui loro social, sul loro lavoro, sulle loro vite per potersi ricordare di me.》 L'anziano si mise a singhiozzare.

《Dannazione, potevano farla una telefonata, ricordarsi di me!》

《Anche tu potevi chiamarli》rispose tranquillamente Lucia.

《Non sempre è colpa degli altri che ci dimenticano. A volte siamo noi che dobbiamo fare qualcosa per ricordare agli altri la nostra esistenza》concluse Lucia, tra gli sguardi sbalorditi e di disapprovazione dei dimenticati.

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