I due amici proseguivano di buon passo verso la città dei nani. Galadhon era ancora infuriato per non aver potuto aiutare il suo amico, re degli elfi delle montagne, "Come gli è venuto in mente di fare una cosa del genere" pensava fra sé e sé Galadhon, "Non me ne capacito". Di colpo Norhand, quasi ascoltando i suoi pensieri, disse «Gal sai benissimo per quale motivo Adomorn si è comportato in quel modo, e so che anche tu, sotto sotto, condividi il suo gesto. Per quanto tu possa essere arrabbiato con lui sai perfettamente che la tua missione è più importante di una città elfica». Galadhon non rispose. Continuava a considerarsi un codardo, anche se Norhand aveva ragione. "Sono SCAPPATO quando un mio amico era in difficoltà...".
Dopo un po' di tempo, cominciava ad intravedersi i cancelli della città nanica. Ormai Galadhon cominciava a calmarsi. "Ormai è andata, mi devo concentrare per convincere i nani".
Nonostante la fama delle città dei nani, l'elfo rimase deluso dal vedere un ingresso così scarno, senza decorazioni né altro. Il cancello consisteva in 2 sezioni di pietra a formare una porta. Agli angoli alti si vedevano delle caverne che servivano alle guardie dei nani per controllare chi fosse entrato o uscito dai cancelli, ma anche per controllare in caso di attacco.
Arrivati di fronte al cancello Norhand disse «Mi raccomando Gal, sii paziente e soprattutto porta il massimo rispetto, anche e soprattutto se vieni insultato o trattato in malo modo. I nani cercheranno in tutti i modi di farti infuriare, e non ti conviene dargli motivo di odiarti ulteriormente e di condannarti a morte». Galadhon fece un segno di assenso e caricò al massimo la sua pazienza, ne avrebbe avuto bisogno.
Norhand bussò alle porte Riordonor. Dall'alto si udì una voce bassa e tonante che chiedeva «Chi bussa alle porte di Riordonor, la città dei nani, la perla delle montagne Pollastis?» «Morrig, figlio di Bheldur, sono io, Norhand». Il nano si affacciò e abbozzò un sorriso, subito ritratto appena vide Galadhon «Lui non è ben accetto dentro la città. Se vuoi entrare fa tornare il tuo alberello a casa». Galadhon non batté ciglio, avrebbe sopportato di tutto pur di non rendere vano il giuramento dell'amico «Lui si chiama Galadhon, ed è venuto fin qui di sua spontanea volontà, conoscendo i rischi che correva e sapendo di non essere ben accetto qui. Tuttavia, il suo messaggio è più importante di qualunque scaramuccia tra le vostre razze» «SCARAMUCCIA?» tuonò il nano «Una guerra appena conclusa ti sembra una scaramuccia?» «Conosco la storia Morrig, e la guerra risale a quasi 1 era fa!». Il nano era impassibile. «Morrig, non lo avrei portato fin qui a cuor leggero e solo per fargli vedere la città. Lui è venuto qui per parlare direttamente al re. Deve comunicare il ritorno dell'Os...» «Ah! Questa è bella! Il piccolo germoglio vuole incontrare il grande Ermììr Pugno di squame, colui che ...» «ÚMARTH È TORNATO!» gridò con rabbia Galadhon, stufo di tutti questi convenevoli e tutti questi nomi altisonanti. Il nano rimase in silenzio a fissarlo mentre cominciava a diventare paonazzo dalla rabbia per essere stato interrotto, ma allo stesso tempo con lo sguardo incuriosito. «Adomorn ha pronunciato il Costarvola'ar, anche un nano come te dovrebbe sapere che cos'è, per permettermi di venire a parlare a voi testoni e riuscire ad avvertivi e a chiedere il vostro aiuto!». Il nano rimase fermo a fissare l'elfo, la rabbia stava cominciando a placarsi «E per quale motivo dovrei crederti, elfo?» Norhand prese parola e disse «Perché Castorminas è stata appena attaccata dalle legioni di Úmarth...». Questa volta il nano era stupito. Due elfi, di cui uno dei boschi, erano venuti fino alle porte della città dei nani, per parlare col re riguardo il ritorno dell'Oscuro, inoltre Castorminas era stata attaccata. «Bene, allora entrate, ma bada alberello, non sono tutti ragionevoli come il sottoscritto in questa città. Ora copriti la testa con un cappuccio, sarà più difficile capire che vieni da Caharamintas».
Gli elfi entrarono in città e proseguirono per vari cunicoli prima di arrivare alla città. Galadhon rimase a bocca aperta. Le leggende erano vere, la città nanica era quanto di più bello avesse mai visto. Tutta la città era scavata all'interno della montagna. Le case, il mercato, i tempi, tutto quanto era bellissimo. Tutti i palazzi erano decorati in maniera diversa a seconda di quale clan avesse costruito l'edificio. Anche i colori delle pietre incastonate tra le decorazioni sui muri variavano secondo lo stesso criterio. Tutti gli edifici erano colorati, generando un gioco di riflessi e colori unico. La luce solare entrava da vari fori presenti sulle pareti della città. I fori erano minuscoli, tuttavia i nani utilizzavano delle pietre, poste in maniera precisa, che rifrangevano la luce in tutta la città. Per quando scendeva la notte, i maghi avevano create un meccanismo di torce particolarmente ingegnoso. Le fiamme venivano generate con un meccanismo a pietre che creavano le scintille, le quali andando a finire sulle esche poste sulle torce, imbevute opportunatamente di olio, prendevano fuoco e generavano la luce.
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Uthencoi - Úmarth del Sottosuolo
FantasyElfi oscuri, elfi della luce, umani, nani, draghi e tutte le creature del mondo fantasy in una storia che spero possa piacervi ed appassionarvi. È il mio primo scritto e spero sia il primo di una lunga serie e spero vi piaccia. Buona lettura. Tutte...