Capitolo 3

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Giunti al castello dove il druido alloggiava ospitato dal signore di Jacrintas, i tre si misero a sedere. Un aiutante del druido portò loro carne, vino e vari ortaggi, poi lasciò la stanza. Dopo qualche minuto di silenzio Oloroar chiese «Allora a cosa devo questa curiosa e, per quanto piacevole, inaspettata visita Galadhon?» «Ora lo vedrai con i tuoi occhi» rispose l'elfo, e gli porse il suo albero rinchiuso nella sfera. Infatti, gli elfi erano in grado di chiudere i propri alberi all'interno di una sfera di vetro di modo che potessero spostarsi da un luogo ad un altro con estrema facilità, anche se le occasioni di usufruire di tale magia erano molto rare.

Oloroar osservò attentamente la sfera, e, dopo qualche minuto di osservazione, la restituì a Galadhon dicendo «Chi altri ne è a conoscenza?» «Noi tre e gli abitanti di Caharamintas». Il druido si accese la pipa e rimase seduto sulla sedia, pensoso. «Dopo di te avrei informato gli elfi delle montagne Pollastis» «Oh da quel che ho visto ti serviranno molti più alleati dei soli elfi delle montagne e me, mio caro amico». Rimasero nuovamente in silenzio. Questa volta parlò Jankain «Mi scusi Oloroar, lei che lo ha affrontato può affermare che è davvero così potente come lo fa sembrare Galadhon?» «Ovviamente no, non è così potente» rispose il druido e, mentre la ragazza stava già accennando ad un sorriso di rilassamento, Oloroar continuò «Lo è molto di più». La ragazza ritrasse immediatamente il sorriso ed al suo posto entrò un'espressione molto preoccupata. «Mia cara ragazza devi sapere che Úmarth è disceso fin nei meandri dell'oscurità, ne è pervaso e lui la pervade. È in grado di usare un quantitativo di magia nera quasi infinito e di una qualità, se così vogliamo chiamarla, quasi perfetta. Io quando lo affrontai fui fortunato che lui riuscì a fuggire, stetti male a cause delle ferite per mesi ed alcune volte ne risento ancora.

«Come tu ben sai ogni magia richiede un costo fisico pari allo sforzo che tu compiresti nell'effettuare la stessa azione senza l'ausilio della magia stessa. Inoltre, sai che un mago potente ha dei modi per fare sì che tali sforzi siano molto minori rispetto a quelli di un qualunque altro mago. Da qui ne conviene che un mago potente come Úmarth, il quale ha a disposizione tutta l'energia oscura sia per lanciare magie di attacco, sia per recuperare le forze, sia per lanciare magie difensive, può essere sconfitto solo da un mago potente quanto lui, che sia un mago della luce o dell'oscurità non fa alcuna differenza, oppure da una schiera di maghi non potenti quanto lui, ma che abbiano almeno sviluppato al massimo almeno un branco della magia, di modo che ognuno possa fare il suo dovere.

«Purtroppo al momento, che io sappia, non sono presenti maghi della levatura di un maestro di luce o maestro di oscurità, dunque non credo sia possibile al momento sconfiggere Úmarth». Subito arrivò la risposta della giovane maga «E allora di quanti maghi ci sarebbe bisogno? Anche se fossero una schiera ampia, un elfo oscuro come Úmarth avrà molti nemici, no?». Questa volta rispose Galadhon, «Beh sì, ha molti nemici è vero, ma non credo che comunque basterebbero per sconfiggerlo» «Impossibile» ribatté la ragazza «ditemi quanti ne servono e li troverò tutti!». Oloroar fissò compiaciuto la ragazza per qualche secondo, poi rispose «Attualmente per la forza media dei maghi a disposizione e la forza di Úmarth e dei suoi seguaci ne servirebbero circa 16,000, con una perdita stimata intorno al 97%». La ragazza rimase in silenzio, sbigottita, confusa ed impaurita allo stesso momento. Nessuno più parlava. Nella stanza si sentiva solo il crepitio del fuoco nel camino dietro Oloroar e rumore di passi frettolosi ed indaffarati in giro per il castello.

Oloroar prese la parola «Galadhon devi andare ad avvertire gli elfi di Pollastis e dopo tornare qua. Io provvederò ad informare il signore di Jacrintas, anche se credo che sarà di poco aiuto. Nel frattempo, lascia che Jankain resti qui per addestrarsi. Quando tornerai la troverai decisamente cambiata. Sarò io in persona ad occuparmi del suo addestramento. Sempre che lei sia d'accordo a lasciarti andare senza di lei». Fece un sorriso malizioso. Galadhon osservò con aria interrogativa prima Oloroar, poi Jankain che stava arrossendo. Prima che potesse dire qualcosa, Jankain disse «Accetto molto volentieri. Chiedo immediatamente al suo aiutante quali sono i miei alloggi e provvederò al trasferimento immediato!». Detto ciò salutò con un inchino il druido e l'elfo e si dileguò più velocemente di un'anguilla che sguscia dentro la sua tana. Galadhon, ancora un po' confuso, accettò la proposta fattagli da Oloroar. Sarebbe partito il giorno seguente con un cavallo dato in prestito dal druido, e, al ritorno, avrebbe portato con sé il druido degli elfi delle montagne.

Salutò il suo amico e uscì dalla stanza, al di fuori della quale l'aiutante di Oloroar lo stava aspettando per portarlo nelle sue stanze. Galadhon seguì il ragazzo per due rampe di scale e da lì lungo il corridoio che si allungava a sinistra ed arrivò alla sua stanza. Una volta entrato trovò un bagno caldo ad attenderlo e delle lenzuola pulite.

Mentre si faceva il bagno ripensò a quel che aveva detto Oloroar su Úmarth, "È davvero così potente?" pensò. Subito dopo, però, i suoi pensieri volarono sull'ultima frase del druido. "Sempre che sia d'accordo a lasciarti andare senza di lei". Galadhon in fatto di donne era sempre stato molto ingenuo, e questa volta non fu da meno. Non riusciva a capire la motivazione di quella frase né la reazione di Jankain. Uscì dalla vasca e si mise gli abiti per andare a letto. Prima di addormentarsi pensò "Non capisco quella reazione, ma è carina quando arrossisce", e si addormentò.

Uthencoi - Úmarth del SottosuoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora