Capitolo 2

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Il giorno seguente Galadhon e Jankain si svegliarono appena sorse il sole. Galadhon era ancora un po' frastornato, ma era in ottime condizioni per intraprendere il viaggio da lui pianificato se ce ne fosse stata la necessità. Jankain aveva dormito sul pavimento per permettere a Galadhon di recuperare le forze e questo aveva fatto sentire in colpa l'elfo. Si vestirono molto velocemente e fecero una colazione leggera e veloce con i cereali presenti nella dispensa della casa, e poi uscirono. Per Galadhon era la prima volta al di fuori del Bosco Palaris, e fu sorpreso nel vedere che, nonostante l'ora, il villaggio era già molto movimentato. Il fabbro, non molto distante dalla casa di Jankain, era già sudato e stanco, sintomo del fatto che era in piedi già da molto prima dell'alba. Accanto a lui c'erano i vari mercanti che esponevano i loro prodotti e si preparavano ad una nuova giornata di affari. Il falegname, dall'altro lato della strada, era indaffarato nello scolpire le decorazioni su un tavolo di ciliegio, con il suo apprendista che correva da un lato e dall'altro, prima a scaricare la legna appena arrivata, poi a portare gli attrezzi all'artigiano. Le donne si dirigevano verso il ruscello accanto alla casa della maga per lavare i panni sporchi, e nel farlo guardavano incuriosite l'elfo. Jankain le salutò tutte per nome, le donne ricambiarono il saluto con un sorriso e continuarono per la loro strada.

Galadhon e Jankain presero il sentiero che portava verso Nord-Est, dentro il Bosco Palaris. Entrambi non parlavano, erano troppo occupati a contemplare la bellezza del bosco ed i suoi suoni unici. Il bosco aveva alberi alti minimo 15 metri, e, nonostante l'abbondare di rami e foglie, la luce del sole illuminava tutto quanto il bosco, creando un'atmosfera magica. Ma l'abito non fa il monaco. Infatti il bosco, nonostante la sua bellezza, era insidioso, specialmente di notte. Il bosco era la tana di molti fuorilegge, Ghoul, orsi e lupi grigi, pronti a tendere agguati o ad attaccare prede ignare.

Fortunatamente per l'elfo e la maga il viaggio fu tranquillo. Arrivati a Caharamintas, Jankain estrasse la sua runa ed entrò nella città con un semplice gesto della mano, subito seguita da Galadhon. Entrando nella città trovarono una vasta radura illuminata dal sole e con un solo albero al centro. Galadhon corse subito verso il suo acero. Si fermò proprio di fronte all'albero e, dopo che Jankain ebbe rotto i suoi incantesimi di protezione, posò una mano sulla sua corteccia e, chiuse gli occhi per ascoltarlo. Ciò che vide non gli piacque. Riaprì gli occhi e si voltò verso Jankain, che nel frattempo aveva fatto un sopralluogo per controllare che nessuno li avesse seguiti o che qualcuno avesse piazzato qualche trappola. «Cosa hai visto?» chiese Jankain vedendo l'elfo teso. «Úmarth. È stato lui ad avvelenare il mio albero e a causare tutto questo scompiglio. Ho visto immagini di serenità e di luce subito seguiti dall'oscurità e dal volto di Úmarth che sorrideva fiero delle sue gesta». Jankain rimase in silenzio, sapeva già cosa voleva dire quella cosa ed era già pronta per il viaggio che si parava di fronte ad entrambi.

Prepararono le borse per il viaggio in silenzio. Poi, dopo che Galadhon ebbe preso il suo albero, uscirono da Caharamintas e presero il sentiero verso Est che portava verso Jacrintas. La città era a poco meno di un giorno di viaggio e, se non avessero trovato alcun ostacolo, sarebbero arrivati prima del tramonto.

Il viaggio all'interno del bosco fu breve e silenzioso. Nessuno dei due aveva proferito parola da quando erano partiti per Jacrintas, erano entrambi persi nei loro pensieri. Poco dopo essere usciti dal bosco Jankain chiese «Chi dobbiamo incontrare a Jacrintas? E perché è tanto importante il suo aiuto? Alla fine un elfo oscuro ha le stesse caratteristiche di qualsiasi altro elfo, non capisco perché dare tanta importanza a questo Úmarth ed averne tanta paura». Galadhon quasi sobbalzò quando la ragazza cominciò a parlare, ma poi rispose «Stiamo andando ad incontrare Oloroar Tarmikos, il druido della città di Jacrintas. Lui, come te, è stato uno dei pochi umani che ho conosciuto che è potuto entrare all'interno di Caharamintas. Oloroar conosce molto bene Úmarth, poiché anche lui ha avuto la spiacevole occasione di incontrarsi con lui e di conoscere ciò di cui è capace. Il druido di Jacrintas è stato uno dei pochi a tenere testa a Úmarth, prima che quest'ultimo usasse poteri derivanti dall'oscurità per sconfiggerlo e fuggire». Alla parola oscurità Jankain sembrò un po' titubante, come se qualcosa le avesse fatto salire un brivido sulla schiena. Galadhon, nonostante ciò, continuò «Úmarth non è un semplice elfo che ha rinnegato le sue origini ed il suo popolo per pensare solo a ciò che interessa a lui, Úmarth era un apprendista mago. Il suo insegnante, inconsciamente, aveva creduto che Úmarth fosse abbastanza maturo da poter capire la differenza tra luce ed oscurità e gli spiegò questi due lati fondamentali di qualunque esistenza. Purtroppo Úmarth rimase affascinato da quelle spiegazioni e fece ricerche e studi più approfonditi in materia. Durante questi studi l'oscurità cominciava a crescere in lui». L'elfo fece una pausa per ricordare la strada giusta ad un bivio e continuò «Dopo una settimana che Úmarth continuava a fare studi e ricerche sempre più approfondite sull'oscurità e sui suoi poteri, il maestro lo costrinse ad interromperli per paura che l'apprendista cadesse nell'abisso senza fine dell'oscurità. Purtroppo non servì a molto. Il giorno dopo Úmarth fuggì lasciando una scia di morte ovunque passasse. Ormai l'apprendista era stato divorato dal potere dell'oscurità. Uccise il suo maestro in un duello all'ultimo sangue a colpi di incantesimi.

«Durante questi anni Úmarth ha continuato le sue ricerche sul mondo oscuro e su tutti i tipi di incantesimi e di pratiche che possano aiutarlo nel suo intento. Quello di distruggere Caharamintas e tutto il mondo che ancora continua a vivere nella luce». Galadhon riprese fiato e osservò Jankain. La ragazza era rimasta sconvolta dalla storia dell'elfo e chiese «Chi era il suo maestro?» «Il primo e l'ultimo mago che Caharamintas avesse mai avuto. Fu anche mio maestro anni dopo che Úmarth era fuggito, ma quando gli chiesi di accompagnarlo a cercare l'Oscuro, come lo chiamava lui, si rifiutò e mi fece promettere di non tentare mai e poi mai di affrontare Úmarth da solo. Mi disse che ero l'ultima speranza di Caharamintas». La ragazza rimase in silenzio. Si aspettava un nome, ma Galadhon non aveva voluto dirglielo e lei non aveva intenzione di insistere oltre. Piuttosto si preparò la pipa e la accese. Per far calare un po' la tensione scaturita dal racconto di Galadhon, la ragazza cominciò a formare creature magiche con il fumo che espiravaa. L'elfo guardò le nuvole di fumo e si riprese, e per la prima volta sorrise. La ragazza fino a quel momento non aveva mai visto sorridere l'elfo, e la cosa la lasciò senza fiato.

Ormai mancavano poche miglia alla città di Jacrintas, infatti era possibile vederla in lontananza. Da fuori la città sembrava un enorme scrigno aperto, con le mura che le giravano tutte attorno e la serratura che corrispondeva alle porte della città. Già da quella distanza si poteva notare la grandezza della città.

Arrivati alle porte i soldati li fermarono per chiedere la motivazione per cui un elfo ed una maga fossero arrivati in città. Galadhon non fece in tempo ad aprire la bocca che una voce alle sue spalle disse «Fateli passare. Sono più affidabili loro due che il capitano della guarnigione». L'elfo si girò e vide Oloroar il Druido che gli sorrideva con un viso carico di gioia nel vederlo, ma con anche un'aria interrogativa data l'inaspettata visita.

Galadhon salutò l'amico con un sorriso e disse «Oloroar lei è Jankain, maga del villaggio Mantorias». La ragazza fece un inchino in segno di rispetto, imitata immediatamente dal druido.

Oloroar disse «È un piacere fare la vostra conoscenza. Ora seguitemi, parleremo di fronte ad un pasto caldo e mi spiegherete la motivazione del vostro arrivo in città del tutto inaspettato». Detto ciò il druido si diresse dentro la città seguito da Jankain e da Galadhon. L'elfo era pronto alle spiegazioni e non avrebbe perso tempo appena sarebbero arrivati alla casa di Oloroar. La questione era della massima urgenza e non avevano tempo di perdersi in chiacchiere.

Uthencoi - Úmarth del SottosuoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora