Capitolo 6

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La cena fu lunga e spensierata. I tre amici risero ricordando tutte le loro avventure. In quel momento il tempo parve quasi fermarsi. Non c'era più nessuno, nessun'Oscuro, nessuna città da salvare, nessuna razza da convincere a schierarsi, nessuna Jankain. Quest'ultimo pensiero colpì Galadhon come una freccia in pieno petto. Il sorriso gli si spense e la felicità e spensieratezza del momento si fecero da parte per far posto alla preoccupazione e alla nostalgia. "Dove sei Jankain? Stai bene? Sei al sicuro?". Perso nei suoi pensieri non si accorse nemmeno dei suoi due amici che ora lo guardavano preoccupato e mormoravano fra loro «Che cos'ha? Sembra perso in pensieri che lo portano al di fuori di questo palazzo... come se...» disse Norhand, fermandosi fissando Adomorn «Come se pensasse a qualcun altro... o, dal suo sguardo, qualcun'altra». Galadhon si destò dai suoi pensieri e si volse verso i due amici che ormai lo fissavano «Che succede? Perché mi guardate?» «A cosa stavi pensando Gal? Eri così perso in quel pensiero che credevo dovessimo divinarti per ritrovarti» chiese Norhand. Galadhon rimase sorpreso "Sono rimasto a pensare a lei tutto questo tempo?" «Nulla di che... pensavo a una persona» gli occhi di Adomorn ebbero un bagliore «E di chi si tratta?» chiese il re «Nessuno di così importante» rispose Galadhon con un sorriso più finto di una mosca che si crede ape «Ah è così? Questa persona è così poco importante per te da lasciarti sparire il sorriso dalle labbra, lasciarti pensiero per quasi mezz'ora e tutto questo di fronte ai tuoi più sinceri amici... certo e i nani sono alti» finì scherzando il re. Dopo aver riso per la battuta Norhand fissò Galadhon fisso negli occhi sporgendosi dalla sedia e disse «Galadhon chi è questa persona? A noi puoi dirlo sai che non faremmo mai nulla che possa arrecare danno a lei o a te». Galadhon sembrava titubante, non voleva dirglielo, eppure sapeva che in un modo o nell'altro lo avrebbero saputo e allora disse «Si chiama Jankain. È una maga del villaggio di Mantorias appena fuori il Bosco Palaris. Mi ha salvato e ha curato il mio albero quando l'Oscuro ha attaccato Caharamintas. Mi ha accompagnato fino a Jacrintas dopo aver saputo la verità sulla situazione ed è rimasta là ad addestrarsi con Oloroar. Quel che mi affligge oltre all'essere semplicemente preoccupato è come ci siamo salutati prima che partissi.» «Perché? In che modo vi siete salutati?» chiese Adomorn anche lui avvicinatosi per ascoltare meglio il suo amico «Lei mi ha... baciato sulla guancia mormorando "ti prego stai attento"... quel che mi ha colpito maggiormente, molto più del bacio, è stato il tono di voce con cui ha pronunciato quelle parole... sembrava il tono di una madre che lascia un figlio, il tono di qualcuno che ha paura di perdere tutto se quella persona a cui si riferisce non tornasse più, delle parole profonde con un significato molto più ampio della magia antica...». Senza accorgersene Galadhon aveva cominciato a fantasticare sul suo ritorno e su cosa le avrebbe detto Jankain, su come l'avrebbe trovata sorridente e di come i suoi occhi lo fissassero con quel misto tra severità, comprensione e... Non riusciva a trovare quale fosse l'ultima caratteristica dello sguardo di quella ragazza. Adomorn e Norhand erano sgomenti. Fissavano prima Galadhon e poi si guardavano tra di loro. Galadhon gli disse anche i suoi ultimi pensieri riguardanti lo sguardo di Jankain «Gal, quel che c'è nel suo sguardo quando ti vede, come quel che c'è anche nel tuo quando vedi lei è...». Le parole gli si persero nella gola. La porta si era spalancata. Una guardia era entrata urlando «Siamo sotto attacco da parte delle legioni dell'Oscuro». La guardia aveva appena finito la frase che i tre amici erano già corsi a prendere le armi.

"Un attacco qui a Castorminas... è già così potente?". Aveva appena finito di prepararsi quando entrò di corsa Norhand «No tu stasera non combatti. Ordini di Adomorn» gli disse subito «Cosa? Non ci pensare nemmeno io vado subito non posso lasciare che combatta da solo» «E invece dovrai... ha pronunciato il Costarvola'ar. Non puoi assolutamente andare a combattere finché lui non lo scioglie se non vuoi vederlo morto». Galadhon sembrava una pietra «Non ci credo... spingersi a tanto pur di farmi andare a parlare con i nani... ma perché?» «Perché i nani sono cocciuti e non crederanno tanto alla leggera alla storia dell'Oscuro, ma se vedono che persino un elfo silvano arriva fin dentro il loro regno pur di avvertirli e di chiedergli aiuto le possibilità che possano darci retta aumentano. Resta il fatto che non gli stanno a genio gli elfi silvani per questo sarò io stesso a portarti da loro. Ora corri verso le stalle!».

Scesero le scale di corsa e arrivarono alle stalle dove i loro cavalli erano già pronti. Partirono al galoppo. Intorno a loro si stagliava uno spettacolo orrendo, case che crollavano elfi stesi a terra senza vita, orde e orde di nemici, orchi, spettri e quant'altro, che invadevano la città. Fu morso dalla rabbia e dallo sconforto "Sono costretto a comportarmi da codardo" disse fra sé e sé Galadhon.

Uscirono dalla città e galopparono per parecchie miglia prima di rallentare. La loro destinazione era Riordonor. 

Uthencoi - Úmarth del SottosuoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora