...why'd you leave me?

87 10 2
                                    

Eijirou non si era mai spinto oltre alle sigarette.
Mai.
Non se lo sapeva spiegare di preciso, la sua memoria rispetto a quegli anni di inferno era completamente appannata, ma credeva che fosse per orgoglio.
Come se, in qualche modo, volesse far vedere che, sì, aveva dei problemi da dipendenza seri, ma che no, lui era un vero uomo e non avrebbe fatto cazzate del genere.
Per questo, quando si ritrovò in un vicolo per svendere i suoi risparmi e la sua dignità, si sorprese di sé stesso.

Sentiva il ragazzo singhiozzare disperatamente dalle scale che conducevano alle camerate e il senso di malessere all'altezza del petto non fece altro che crescere.
Era colpa sua se adesso, il suo Katsuki, era seduto su uno dei tanti gradini a sciogliere i suoi occhi e bagnare le sue guance.
Tutta colpa sua.
Perché lo aveva deluso, come succedeva sempre.
Poiché lui non era mai in grado di fare qualcosa nel modo corretto.
Una delusione.
Uno spreco di tempo e soldi.
Solo un'altro ragazzino messo al mondo nel momento sbagliato.
Questo era.
Niente di più, niente di meno.
Prese con frustrazione a pugni il cuscino, il fiato corto dal precedente sforzo e le lacrime, amare e salate, che non ne volevano sapere di cessare di cadere e inumidire i suoi abiti e le lenzuola.
Tutta colpa tua.
Inutile essere.
Porca puttana cresci Eijiro non puoi rimanere un bambinetto per tutta la tua vita.
Se scopro che sei uno di loro ti meno fino a farti sanguinare.
Non devi giocare con le bambine, ne abbiamo già parlato.
Vedi di trovarti una ragazza e di scopartela.
Deficiente.
I suoi voti stanno scivolando verso il basso, signorino Kirishima.
Devi impegnarti come si deve o non mangerai per una settimana.
Smettila di fare la puttana e renditi utile.
Frocio.
Anni e anni di insulti.
Da parte del padre, dei compagni di classe, dei professori, di qualsiasi persona conoscesse.
Kirishima, stanco di tutto ciò, decise di farla finita.
Non aveva mai assunto droga pesante, quindi sapeva che un risultato negativo ci sarebbe stato comunque, anche se non si trattava di morte.
Nel caso si sarebbe calato qualche pillola, di quelle che teneva nell'armadio del bagno.
E l'effetto sarebbe stato decisamente positivo per i suoi piani.
Il cuscino, ora distrutto, venne ributtato sul letto.
Infilò le scarpe e si mise il cappotto pesante.
Quello che lui e Bakugo avevano scelto per lui in una loro uscita.
Tieni, almeno così non mi muori di freddo ogni volta che andiamo da qualche parte, capelli di merda.
Che schifo, i ricordi.
Una tra le cose che odiava di più.
Non puoi eliminarli, e solo quelli brutti rimangono impressi sul serio.
Eppure, lui si ricordava benissimo la sensazione che aveva provato nello sfiorargli la mano.
Si ricordava di averlo visto arrossire, e si ricordava che per qualche millesimo di secondo aveva anche fatto un mezzo sorriso.
Il suo biondo.
Ma, allo stesso modo si ricordava anche quando gli presentò Heather.
Aveva provato l'odio più puro verso quella figura così gentile e perfetta.
Leccaculo.
Pensava quando faceva dei complimenti a Bakugo.
Lei non doveva.
Lei non poteva.
Solo lui aveva il permesso di stargli vicino e di mostrargli il suo affetto.
Non si accorse nemmeno di essersi già diretto verso l'uscita.
Si scontrò con un'ombra proveniente dalla cucina.
- Kirishima? -
Porca puttana non può essere possibile.
- Dove stai andando? È ta-
- Lasciami stare, Mina. -
rispose interrompendola sul nascere.
- Kiri. Dove. Pensi. Di. Andare. - ripeté lei con tono severo.
- Ashido che cazzo lasciami passare. -
- Puzzi di fumo. - affermò schietta.
Il rosso non rispose e la spintonò per passare.
- Eijirou, non fare cazzate. - gli urlò dietro cercando di seguirlo, ma quando lo vide troppo lontano si arrese.

Era tornata da poco e già si sentiva stanca.
Hanta l'aveva salutata alla fermata dell'autobus, obbligato dai genitori a rimanere a casa per i pochi giorni rimanenti alla fine delle vacanze invernali.
Gli mancava.
E tanto.
- Uffa - disse sospirando nel ritornare in camera sua e trovarla a soqquadro.
Forse l'ultima volta aveva fatto le valige un po' di corsa.
Forse...
Scese una volta finito lo "smontaggio bagagli" per dirigersi in cucina.
Sentì una porta sbattere con forza e capì che si trattasse di quella di Kirishima, a giudicare dalla distanza del suono.
Udì dei singhiozzi e poi la porta d'uscita chiudersi.
Ah boh.

Quella mattina, verso le cinque, Kirishima venne ritrovato incosciente vicino al bidone della spazzatura, una siringa conficcata nel braccio ed il biondo a cercare di rianimarlo.
Le speranze stavano andandosene proprio come se ne vanno le foglie con il vento.

ANGOLO AUTRICE
Oh
Oh wow
È più corto rispetto al solito, scusate.
Non ho altro da dirvi.
Ciao.

HeatherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora