Quartiere di Whitecaphel, un mese dopo
Noah stringeva ancora una volta una lettera tra le mani, le emozioni che lo attraversavano però erano totalmente differenti da quelle che lo avevano assalito un mese prima. Le strade della città erano ancora buie e la vita che animava quel quartiere di Londra era costituita per lo più da prostitute agli angoli delle vie e i loro sporchi e malandati clienti. Il giovane Harris non riuscì a reprimere una smorfia di disgusto quando, svoltando l'angolo per arrivare al luogo dell'incontro, si era trovato faccia a faccia una donna di malaffare: sorrideva mettendo in mostra i denti cariati, quei pochi che aveva, mentre il seno pieno e caduto le balzava fuori dal corpetto consunto. La scansò piantando gli occhi a terra per la vergogna e continuò la sua camminata. Le prime luci dell'alba stavano per comparire all'orizzonte e ciò lo rincuorò leggermente.
Quel primo mese da ereditario lo aveva tenuto indaffarato nelle questioni più disparate, con gioia aveva poi appreso che la lettera era autentica. Il certificato anagrafico storico non mentiva: aveva davvero uno zio Harris.
Il sigillo impresso sulla lettera apparteneva infatti al figlio del cugino di secondo grado di suo nonno, che non aveva parenti in vita eccetto lui e Dorothy. Per giorni dunque aveva trascorso le ore nella più completa estasi, valutando ville da acquistare tra Chelsea, Kensington e Mayfair.
L'olezzo di escrementi e carcasse in decomposizione, proveniente dal Tamigi, lo costrinse a coprirsi il viso con un fazzoletto e lo riportò alla realtà. Aveva abbandonato gli sfarzi del suo bel sogno a occhi aperti e le ville e i parchi avevano lasciato il posto a stradine sporche e appartamenti malmessi in cui, Noah nemmeno lo sapeva, abitavano diverse famiglie in condizioni di disagio. Era la prima volta che passava di lì a un'ora così sconveniente e mai si era reso conto di quanto paura facesse tutto ciò: la povertà tra quei vicoli la potevi vedere, odorare, toccare come se fosse un essere in carne e ossa e il suo aspetto era quello di una bambina dalle ossa sporgenti e il viso sporco. Provò pena e tristezza, ma più di ogni altra cosa terrore. La seconda lettera parlava di un segreto e di un incontro prima che il gallo cantasse, ma Noah non aveva la minima idea di chi potesse averla scritta. Era stato incauto e non aveva detto nulla a Dorothy, qualunque fosse il problema riguardava lui e lui soltanto. Sovrappensiero non si rese conto della figura incappucciata che lo seguiva ormai da diversi minuti. Non appena Noah fu in un vicolo cieco udì dei passi alle sue spalle.-Salve, Mr. Harris.-
Il cuore del ragazzo perse un colpo, i denti iniziarono a sbattere tra di essi senza nessun controllo.
-Cosa volete da me? Come conoscete il mio nome?-
-Vi sembra il modo di rivolgervi al vostro benefattore?-
Noah rimase voltato di spalle, non aveva nessuna intenzione di affrontarlo in uno scontro corpo a corpo, avrebbe perso sicuramente, il piano era quello di ascoltare cosa avesse da dire e poi fuggire immediatamente. Osservando il vicolo cercò di ideare velocemente una via di fuga. A destra lo spazio tra due edifici terminava con un muro alto circa tre metri, la parete era liscia, ma forse poteva farcela.
-Io non so chi voi siate.-
-Diciamo solo che è grazie a me che avete ereditato la vostra fortuna, ma come sappiamo, perché in fondo al cuore voi sapete bene che non avevate alcuno zio così ricco, questa vostra felice condizione potrebbe terminare da un momento all'altro.-
Noah a quelle parole si fece attento, nonostante la paura non lo facesse stare fermo e pensare in modo lucido si concentrò sul tono della voce: basso, leggermente roco. Parlava in modo lento e calcolato, quasi sensuale e, nonostante il postaccio e gli odori della città, carpì una nota floreale singolare, profumava di vaniglia e cannella.
-Perché avete fatto una cosa del genere?-
-Ho bisogno di denaro e facendo qualche ricerca ho scoperto che il vecchio Harris aveva degli omonimi a Londra. Voi, un semplice mercante, vi ho osservato a lungo, con il vostro sguardo sempre attento e i fogli sottobraccio... la vita che vi sto offrendo l'avete sempre sognata. E potete tenervela stretta.-
-A patto che divida con voi l'eredità.-
-Siete sveglio!-
-Così dicono.-
Un ratto di fogna zampettò vicino i piedi di Harris, squittendo. Lui lo guardò a lungo, poi continuò.
-Vi ringrazio per l'offerta, ma sapete cosa vi dico? Mi tengo il denaro solo per me.- Fulmineo afferrò il grosso topo tra le mani, quello si contorse, ma trattenendo a stento un conato di vomito, Noah, lo gettò sull'individuo. Non fu la richiesta di condividere l'eredità che gli diede la spinta per quel gesto folle, ma la rabbia bruciante per essersi fatto raggirare in un modo tanto subdolo. Si sentì profondamente ferito nell'orgoglio e, lui che solitamente era svelto di mente e astuto, si paragonò a un babbeo abbindolabile con la futile promessa di denaro.
L'uomo ebbe un momento di confusione, ma fu abbastanza per permettere a Noah di scappare. Era lento per via della zoppia, ma l'adrenalina era tale da fargli ignorare qualsiasi fastidio o dolore. Alle sue spalle udì le dita dell'uomo che premevano sul grilletto, partì uno sparo, ma non lo colpì. Noah corse a perdi fiato, poi balzò. Le braccia gracili, per niente avvezze allo sforzo fisico, sembrarono abbandonarlo proprio nel momento meno opportuno, ma quando udì i passi avvicinarsi fece un ultimo, faticoso, sforzo riuscendo a scavalcare. Un secondo sparo, ma quella volta, lo colpì. Una fitta lancinante alla gamba sinistra lo destabilizzò per alcuni momenti, a cavalcioni sul muro vide la sagoma nera scattare su di lui.
Gli afferrò la caviglia esercitando una forte pressione verso il basso, Noah strillò di dolore e scalciò ripetutamente colpendolo in pieno viso, cadde a terra e lui poté fuggire via. Non riuscì a vedere in faccia il ricattatore, indossava una maschera nera con un lungo becco, simile a quelle dei dottori del secolo precedente. Il mantello scuro copriva il capo, ma non gli abiti. Indossava guanti di pelle e il cilindro gli era volato via dalla testa.
Prima che si rialzasse corse via, cercando di trovare riparo da qualche parte lontano da casa sua e da quella di Dorothy.
Probabilmente vi state chiedendo perché il tizio misterioso ha fatto tutto questo casino per l'eredità, come lo ha reso possibile e perché proprio Noah... giuro che c'è una spiegazione a tutto!
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Gli Hamilton- Camille
RomansaNoah Harris proviene da una famiglia di mercanti, ha sempre sognato una vita avventurosa e sfarzi da far invidia e, contro ogni aspettativa, un giorno riceve una cospicua eredità da un lontano zio che non sapeva di avere. Camille Hamilton è invece u...