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22/09
Sono atterrata da poco. Io e i miei folti lunghi capelli ricci castani, con il mio viso marcato da lineamenti mediterranei e con i miei occhi color verde sono giunta finalmente nella mia meta personale. Ad accogliermi è stata una temperatura calda. Ebbene si il tasso di calore, anche a Torino è decisamente troppo alto per me.

Perché Torino e non Milano? Mio padre ripeteva abitudinariamente quella domanda, dal giorno che seppe dell'iscrizione fino ad ora che ha mosso il primo passo. Milano è la capitale italiana della moda, lì si dettano le nuove tendenze degli stilisti durante una settimana dove si vede catapultata al centro dell'attenzione mondiale, e tutte quelle così lì che si sentono all'ordine del giorno. Torino, invece, non è citata per bellezza o per episodi peculiari ma ha da offrire dei corsi che la capitale si sogna. E poi, a parare mio Torino, a modo suo, ha qualcosa da raccontare ed io sono pronta ad ascoltare.

Ad accompagnarmi sono stati i miei genitori. Mio padre come ogni padre che si rispetti ha una passione sfegatata per il calcio e il suo umore- dopo la giocata del weekend- della settimana che sta per arrivare dipende da un pallone. Quando gli comunicai la data esatta dell'allontanamento da casa, gli brillarono gli occhi. Acquistò in una maniera immediata quattro biglietti per la partita più attesa nel calendario calcistico: Juventus-Napoli.

Il proprietario dell'appartamento, il Signor Luigi ci ha mostrato ancora una volta la mia nuova casina. Nulla di estremamente grande. Ma a me piace cosi piccola e accogliente al punto giusto. Camera notte, bagno, piccolo salottino e una cucina per mettere alla prova le mie capacità culinarie.

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"Sono le 14:30 esatte."Ci informò mio padre, dopo una breve fila."30 minuti ed inizia il vero spettacolo."Aggiunse. Un ragazzino avrebbe avuto una reazione meno entusiasmante . Somiglia di più ad un bimbo che vede il pallone per la prima volta.

Entrammo allo stadio. Un campo dalle dimensioni mastodontiche prese il possesso totale della mia attenzione. E' diverso, constatai subito, da quello partenopeo. Sicuramente più immacolato però l'aria che si respira è di un livello diverso. Non che sia cosi esperta di stadi, ci sarò stata un massimo di 4 volte in tutta la mia vita, ma lo stadio partenopeo infonde uno spirito familiare.

"Cri, andresti ad acquistarmi una bottiglia d'acqua, sei l'unica ancora che deve accomodarsi al suo posto?"Chiese con la sua consueta gentilezza la donna fondamentale della mia esistenza. Devo ammetterlo, siamo cane e gatto, ci scontriamo molto, ci urliamo addosso altrettante volte ma se stiamo divise per più di una settimana viviamo le circostanze in un modo doloroso. Domani senza la sua presenza in giro per le mura domestiche, sarà strano. Non avrò più la solita vocina -irritante a tratti- ad ordinarmi di sistemare il casino di indumenti sparsi in giro per la camera.

Oltre ad essere più curato non hanno dei venditori dove poter comprare le cose. Sono in giro da circa 10 minuti. Non so dove sto andando, sto cercando di seguire le frecce accompagnate dai cartelli, forse mi sono persa.

Immersa nei miei pensieri vado a scontrarmi contro una guardia alta e grossa vestita interamente di nero. "Cosa ci fa lei qui signorina? Qui è privato è riservato soltanto per i calciatori." Assume dei toni brutali da infastidirmi. Ma prima che inventassi una frase di senso compiuto per risponderlo a tono, una voce spunta dietro la guardia.

Federico Chiesa
Nel tragitto verso i distributori noto la guardia alterarsi con una ragazza. Focalizzo lo sguardo sulla sua figura, non l'ho mai vista.Un bel corpo in una donna cosi minuta, sarà alta all'incirca 1,65. A rapire la mia attenzione è l'espressione del suo viso in difficoltà.

"Eccoti. Ti stavo aspettando. Hai portato quello che ti ho chiesto?" Sto cercando di aiutarla, qualcosa mi ha spinto ad intervenire. "Vada Armando. Non si preoccupi è qui per me." Riferisco alla guardia che oramai è diventato un amico.

non mi va/con te | federico chiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora