Chapter 8- Andrew

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Mi svegliò la lauce della finestra e l'aria di fine estate, quel primo settembre.

Mi buttai giù dal letto ricordarmi, quasi automaticamente, che di li a poco avrei preso l'espresso per Hogwarts e quando stavo per iniziare a provare la sensazione di stare per andare a Casa, il campanello argentato segno dell'imminente colazione, trillò.
La tavola era apparecchiate con la classica argenteria, la tovaglia bianca sul tavolo ambrato di ciliegio e la mia tazza ripiena di latte caldo; come al solito mia madre prese il comando della situazione, in tono solenne disse - Buongiorno ragazzi, mi aspetto il solito impegno e la solita educazione, giusto Andry? Ma bando alla ciance, prendete le vostre cose e ci vediamo giù ai camini, vi do venti minuti.-
Venti minuti, pensai, venti minuti e sarò di ritono a Casa.
Presi la lista delle lettere e la piuma, iniziai a riempire il baule con tutte il necessario e man mano spuntavo ognuna di esse dalla lista.
Dieci minuti.
Ero così preso dal tutto che non mi ricordai di me stesso! Presi l'uniforme di Hogwarts, versione babbana e me la misi, più in fretta che potevo.
Quattro minuti.
Lessi e rilessi la lista, controllando se ci fosse tutto. E c'era tutto, grazie a Merlino.
Due minuti.
La scopa! Stavo per dimenticarla. Pensavo di non rivivere più l'eccitante momento di togliere dai sostegni la scopa.
Con la bacchetta nei pantaloni, scesi giù (credo di aver rotto anche uno scalino con il baule) dove trovai i miei genitori ,il sacchetto della Polvere Magica, e Jamie con una guancia rossa, colpa di mamma, supposi.
-Andry e Jamie, una manciata e "King's Cross, binario 9 e 3/4", andrete da soli quest'anno- recitò nel suo solito tono solenne.
Argento vivo addosso, è l'espressione più giusta per descrivere cosa sentivo in quell'istante e quasi automaticamente, mi ritrovai nel camino di ossidiana verde-nera, recitai ad alta voce, imitando mamma, "King's Cross, binario 9 e 3/4!".
Sentii il mio corpo contorcersi come se mi schiacciassero in una scatoletta di pappa per gatti e subito dopo, pioggia di colori.
Momentaneamente intontito iniziai a correre verso il treno. Corsi, corsi più che potevo, da Jamie, i miei genitori, la vita estiva opprimente avendo una sola idea in testa, Hogwarts e, con essa, il Quidditch e il mio migliore amico, Jace.
Trovai quella testa di cazzo al portale mondo babbano-biariomagico, come avevamo accordato nelle lettere. Jace è un nato-babbano, cosa che i miei genitori non accettano, mai ho conosciuto una persona così simpatica e attratta dal Quidditch come lui, questo spiega la nostra amicizia, non c'è altro da dire.
-Aaaands, pronto per tornare a Casa?- disse venendomi incontro con la mano sollevata.
Gli diedi un Cinque e aggiunsi
-Sono nato pronto Jace.-
Smistati i bagagli più pesanti nella carrozza, ci affrettammo per prendere una cabina nostra, nessuno avrebbe potuto capire i nostri discorsi contorti sullo SportDeiMaghi e avemmo fortuna! Sesta cabina a partire da quelle dei Prefetti, spaziosa, ariosa e sopratutto, vuota. Ci sistemammo nei sedili blu a righe, in silenzio, entrambi volevamo goderci quel momento da soli, l'avevamo capito.
Molti furono i coraggiosi che provarono a sedersi e a parlare con noi, tra cui la Signora-del-carrello, e tutti appena io e Jace ci mettevamo a parlare se ne andavano.
Quando però passò una ragazza, qualla che incontrai a Diagon Alley, con Silente, il nome mi sfuggiva dalla mente.
-Hey Coso, mica stai sbavando dietro a quella? Io sono il tuo amore!- disse Jace iniziando a ridere.
- Senti chi parla, Mr. Io-non-sbavo-dietro-a-nessuna!- risi, risi per tutto il viaggio, grazie a Jace.
Non so quanto tempo passò, non ne avevo idea ma ad un certo punto ci vennero a informare del nostro arrivo imminente ad Hogwarts e quindi di indossare le uniformi da maghi e così facemmo.
Il treno si fermò dopo una manciata di minuti, vapore bianco.
Io e Jace scesimo giù dal treno, come se fosse il nostro Primo anno, con qualcosa in più però: la consapevolezza che il castello era Casa nostra.

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