La seconda fila era per le persone più deboli, che sopportavano tutto pur di farsi accettare. A me sarebbe piaciuto dare una bella lezione a tutte le ragazze snob e far riacquistare autostima a tutte le altre.
E infine l'ultima fila era occupata da quelle persone che, come me, amavano essere invisibili, osservare tutti i punti deboli delle altre persone.
Queste osservazioni mi hanno sempre fatto riflettere, soprattutto negli anni successivi, quando è stato difficile controllare la mia sete di sangue, quando ho cominciato a frequentare l' Università, e quando finalmente ero arrivata all'ultimo anno.
Studiare per me è fondamentale, perché si conoscono tante persone, e studenti che provengono da ogni paese straniero.
Mi piacerebbe scoprire se tra loro ci sia un Vampiro, per non sentirmi sola.
Mi piacerebbe creare incantesimi per poter leggere i pensieri degli altri. Ho tentato, ma è stato invano.
Ma come è assolutamente vero che il brutto anatroccolo si può trasformare in un bellissimo cigno, perché la bellezza è quella interiore, è altrettanto vero che a volte dobbiamo tirare fuori il carattere crudele che è in noi, perché siamo troppo buoni e dobbiamo difenderci da questo mondo.
BRIAN
Diventare padre non è facile, ma quando hai in braccio la tua nuova creatura, provi un'emozione che non riesci a descrivere.
Ho così provato un amore incondizionato, un senso di protezione, ho sviluppato il senso di responsabilità.
E ho avuto la fortuna di essere padre di due splendide figlie.
Solo in seguito ho scoperto di avere anche un'altra figlia.
L'ho scoperto un giorno, tramite un amico che viveva in Africa, dove io avevo svolto volontariato.
Ho sempre amato l'Africa, sebbene sia un paese povero, per le meraviglie che possiede: il mare, con i pinguini intorno a te; le donne del villaggio che portano in spalla tanti pesi, oltre ai loro bambini; i tramonti bellissimi, che ho ammirato sino alla fine quando una sera sono rimasto a dormire in un capanno, per godere pienamente la bellezza del tramonto.
Ma in Africa ho anche visto con i miei occhi la tristezza e l'orrore della povertà.
Sono sempre sopravvissuto.
Ma non sapevo che avrei avuto anche sentimenti di amore per Amma, che è stata il mio rifiugo mentre ero lì ad assistere malati e bambini, chiunque fosse in difficoltà.
Anche se ero già sposato con Anna, il mio primo amore in assoluto. L'avevo conosciuta al College, ad un ballo delle matricole, e da quel momento non ci siamo più lasciati.
Fino al momento in cui, per senso di colpa e di vergogna, un giorno le raccontai tutto.
Pensavo che mi avrebbe perdonato.
E invece ho perso tutto: il matrimonio, la famiglia, la casa, gli affetti che in quel periodo avevo trascurato per il volontariato e per amore di Amma.
Nora, quel giorno aveva detto ciò che pensava, ed ero dispiaciuto che considerasse Amma il mio primo amore, mentre non era così.
La madre di Nora era la mia adorata moglie Anna.
Non sapevo allora che avrei avuto il privilegio di essere di nuovo padre, e questo lo dovetti a Nora, perchè non sapevo ancora dell' esistenza di un'altra figlia.
Ero concentrato soltanto sul mio lavoro: è sempre stato il mio sogno fin da bambino diventare un Avvocato e, una volta raggiunto questo traguardo, scoprii come fosse difficile valutare le prove positive o negative quando avevo in mano una nuova causa.
Ho sempre messo al primo posto il lavoro, diventando come cieco nei confronti di tutti quelli mi stavano attorno e di tutto quello che accadeva.
I lati positivi di essere Avvocato erano forse concedermi il lusso di mangiare una volta la settimana il filetto al sangue al ristorante preferito o qualche volta gustare un bel bicchiere di vino?
Quando tornavo a casa, però, i sensi di colpa mi tormentavano, perché mi mancava il calore della famiglia ogni volta che rientravo.
So di non essere stato un marito e un padre esemplare.
Quando ho saputo di Viola, ho pensato subito a come avrebbero reagito Nora e Fatima.
Ero più preoccupato per quest'ultima, la più piccola, che invece dopo poco mi ha lasciato giocare un po' con lei.
Non mi aspettavo invece il cambiamento improvviso e brusco di Nora, soprattutto quando mi disse che la dovevo considerare morta.
Sono subito crollato in un pianto disperato.
Mi hanno ferito quelle parole.
Ma soltanto attraverso questa sofferenza la vita mi apriva un'altra possibilità di ricominciare.
Quando la vidi per la prima volta, anche se trovavo in lei una somiglianza nei suoi occhi, feci attenzione ai lineamenti del suo viso: era proprio indentica ad Amma.
ANNA
La prima volta che ho dato un bel "dieci" alla mia vita è stato quando ho partorito le mie figlie; avevo sempre detto "nove" perché pensavo di essere preparata mentalmente.
E invece non era così.
L'amore per i propri figli non si può descrivere, è un amore incondizionato fin dal momento in cui si scopre di aspettare un bambino, per tutto il tempo in cui lo si tiene in grembo e poi per tutta la vita.
Nora è sempre stata una bambina tranquilla, non ha mai creato problemi.
Invece Fatima era una bambina dal sorriso contagioso, molto attiva e curiosa.
Nora ha gli occhi azzurri e cristallini, con una bella chioma di capelli color castano.
Fatima ha gli occhi castani con una bella chioma di capelli biondi.
Mi sarebbe piaciuto avere anche un figlio maschio, ma quando ho scoperto il tradimento di Brian, quella maledetta notte, e ho deciso di lasciarl, il mio sogno si infranse.
Io sono contraria ai tradimenti e alle bugie, che lasciano ferite profonde nell' anima.
Pensavo che se me l'avesse detto lui stesso, mi avrebbe fatto meno male, e invece quando me l'ha rivelato, il mio dolore è stato da "dieci"..
Il giorno seguente lasciai una busta con la richiesta di divorzio.
Avevo già deciso di andare avanti da sola a crescere le nostre figlie, ricominciare una vita senza di lui, anche se ne ero ancora innamorata.
Brain non mi aveva dato più neanche piccole attenzioni, da quando era partito per l'Africa.
Da allora tutto era cambiato.
AMINA
Essere una ragazza con genitori che hanno nazionalità e culture diverse, è raro in Africa, specialmente dalle mie parti.
Pensavo di essere nata da due persone che si amavano, invece no.
Ho sempre avuto vicino mia madre Amma.
Sono per metà africana e per metà americana.
Mia madre mi ha sempre detto la verità.
Una cosa positiva è stata quella di avere la mentalità aperta ai cambiamenti e di cogliere le opportunita della vita.
Da quando, un anno e mezzo, fa ci siamo trasferite a New York dove mia madre esercita la professione di medico, ho cominciato a cercare lavoro, per essere autosufficiente, per cercare e conoscere mio padre.
In tutta la mia vita, anche se avrei voluto conoscerlo, mi consolava il fatto di avere una sua foto.
Quando io decido una cosa, sono irremovibile.
Infatti, dopo aver messo da parte il denaro necessario, decisi di partire alla volta della casa di mio padre, per conoscerlo.
Prima di arrivare, controllai più volte l'indirizzo per verificare che fosse giusto, e suonai il campanello.
Sapevo che appena la porta si fosse aperta, avrei incontrato una persona che mi avrebbe cambiato la vita.
NORA
Mentre stavo preparando un frullato, sentii suonare il campanello.
Aprii e vidi il suo sorriso:
"Abita qui Brian Alexander?".
"Sì, è nel suo studio", risposi in modo indifferente.
Con il capo la invitai ad entrare.
Notai che era nervosa, che continuava a giocherellare con un elastico; era così distratta che non aveva neanche notato un piccolo taglio sanguinare sul proprio dito.
Appena vidi il sangue, per istinto portai alle labbra il frullato.
E me ne andai in camera, lasciandola da sola.
Non sapevo che quella sarebbe stata la mia preda, quella che avevo sempre disperatamente cercato.
BRIAN
Ero sovraccarico di lavoro, con tante procedure per i nuovi clienti che avevo ricevuto un'ora prima, oberato dai molteplici documenti da compilare per i processi che avrei avuto affrontarea breve.
Ero talmente concentrato che a malapena avevo sentito la voce di Viviana, la mia segretaria.
"Signor Brian?".
Al terzo richiamo, finalmente mi concentrai su di lei.
"Sì, mi dica, Viviana..."
"Ha un appuntamento?".
"No, perché mi hanno detto che non ce n'era bisogno."
Rido.
Ma come, non ce n'era bisogno?
Che fosse Amma?
Che si fosse decisa a raccontarmi e a confermare che ero io il padre di Amina ?
Ero troppo assorto nei miei pensieri, quando sentii delle voci.
"Mi dispiace, ma non posso riceverla, senza appuntamento!"
Ma la ragazza era ormai di fronte a me, anche se la mia segreteria aveva provato invano a fermarla.
"Le rubo solo pochi minuti, signore", annunciò.
Rassegnato, sospirai e feci cenno alla mia segretaria di uscire.
"Lei è Brian Alexander?".
"Perchè mi chiedi questo?"
La ragazza mi mostrò una foto ingiallita, in cui comparivo io, in un capanno, al tramonto, con Amma e Akil, ad assistere bambini di un villaggio in Africa.
"Sono tua figlia!" .
"Tua madre... è qui? " chiesi con stupore ed incredulità.
Non mi bastavano le parole di Akil, le foto di Amina: volevo avere la conferma da Amma.
"No, ma ho tutte le foto che possono dimostrare…" proseguì Amina.
"Adesso basta! Non puoi essere mia figlia! Esci, subito! ".
Non mi ero accorto che avevo alzato la voce e che la ragazza era sull'orlo del pianto.
Appena la guardai negli occhi, me ne ero già pentito.
Mi accorgo infatti sempre tardi degli sbagli che commetto.
Appena mi fui calmato un poco, bevendo un sorso di caffè, decisi di chiamare al telefono Amma.
"Si?"
Era sempre lo stesso numero, dopo tutto non lo aveva mai cambiato.
"Amma?"
"Brian!"
Ci siamo dati appuntamento nel mio studio.
Sapeva che avevo fatto il test del DNA e sentiva che qualcosa non andava.
AMINA
Ero appena rientrata a casa con un po' di spesa, una scusa per non far sospettare niente.
Ma lei sapeva già tutto, aveva capito che ero andata lì perché avevo notato il cassetto aperto, sapeva delle foto che avevo preso di nascosto.
Mi sarei aspettata di tutto in quel momento.
Ma nulla accadde.
Amma:"Sei stata da tuo padre, vero?"
"Si"
Amma:"Che ha detto?"
E dalla voce io avevo percepito curiosità.
"Ha detto che non è possibile...".
"Lui sa che sei sua figlia! Ha bisogno solo di una conferma da parte mia!".
Mi chiese l'indirizzo della casa di Brian, mi guardò fissa e in quel momento avevo capito perché non mi aveva sgridata: perché io volevo conoscere le mie origini e chi fosse mio padre.
"Vado da sola, tu rimani qui, occupati del tuo lavoro e delle faccende di casa" disse, e mi fece una carezza sulla guancia.
"Va bene, grazie, mamma!"
L'abbracciai prima di avviarmi al lavoro.
Avevo già scoperto, dal primo incontro con lei, che era una Vampira e che aveva intenzione di uccidermi.
Come faceva a non provare amore nei confronti di una sorellastra?
Era disposta a fare qualsiasi cosa per la sorella minore, così pensavo che fosse umana.
Pensavo di poter condividere tutto con lei, raccontarle tutto della mia vita.
Invece non avrei avuto altra scelta, se non quella di arrendermi al mio destino.
AMMA
Vidi Amina avviarsi al suo lavoro.
Mentre io ero pronta a rivederlo, dando una risposta a tutte le sue domande.
Avevo dato alla luce una bambina sana, nata da un amore vero e forte: Brian era stato il mio primo ed unico amore, anche se avevamo avuto una storia breve.
Lo ringrazierò sempre perché lui mi ha salvata da un matrimonio combinato.
Non sapevo che fosse sposato, e quando Akil me lo rivelò, ne rimasi addolorata.
Pensavo che non mi avrebbe mai dimenticata, anche se ci eravamo dovuti lasciare.
Scacciai questi pensieri, e pensai al mio attuale marito, Akil,
l'unico uomo che è sempre rimasto al mio fianco.
Con lui ho avuto tre figli maschi, dopo Amina.
Amina è stata sempre protettiva verso i fratellini, e Allah la benedica per questo.
Non mi ha mai dato nessuna preoccupazione, finora.
Ma non posso biasimarla per il fatto che voglia conoscere suo padre e le sue origini.
E' giusto che sia così.
Conoscere le proprie origini è fondamentale.
"Posso aiutarla?" mi chiese una donna all'ingresso dello studio, penso fosse la segretaria.
"Ho appuntamento con Brian Alexander".
"Prego, la sta aspettando".
Mi avviai, dopo il cenno di invito della segretaria.
Percorrendo il corridoio, scorsi alle pareti le certificazioni di premi conferiti allo studio, ritratti di varidi varie persone, di un gruppo in Africa; mi soffermai in particolare su una foto di famiglia.
Brian era al centro, sorridente, con una neonata tra le braccia, e la moglie guardava amorevolmente la bambina.
Sorrisi, perche capii era stato felice anche senza di me, che era sempre stato un uomo generoso, oltre ad aver avuto successo nel lavoro.
Appena entrai nel suo studio, mi accolse con una stretta di mano e un sorriso, ricambiato.
"È sempre rimasto lo stesso", pensai osservandolo.
Non so perché ma, continuando a sorridere, abbassai un poco lo sguardo.
Brian: "Amma, sei sempre rimasta la stessa!".
"Anche tu. Sono venuta per mia figlia, Amina".
Brian: "Lo sai del test del DNA?".
"Se sapevi che era tua figlia, perché l'hai mandata via?"
Si alzò, incrociò le braccia sul petto come quando voleva avere spiegazioni.
"Perché non mi hai detto nulla?"
"Sono passati ormai vent'anni, Brian", sospirai.
"Ho una famiglia, Amma", mi disse, guardandomi dritto negli occhi, mentre io distoglievo lo sguardo.
"Anch' io, guarda!"- risposi mostrandogli una foto - "Questo è mio marito Akil e questi sono i miei tre figli!".
Abbozzò un mezzo sorriso, poi si girò, senza che io potessi vedere la sua reazione.
Brian:"Anche a me sarebbe piaciuto allargare la famiglia con un figlio maschio, ma non è capitato..."
"Oh, Brian…!". Sapevo che aveva pianto, aveva pronunciato quelle parole a fatica.
"Porta qui Amina, con te. Voglio scusarmi per il mio comportamento."
"Va bene, grazie, che Allah ti benedica!"
Mi stavo allontanando quando si sentì bussare di nuovo alla porta dello studio.
"Si, Viviana? Avanti!".
"Non sono Viviana. Sono Anna. Ciao, sai dove sia Nora?".
Non ero ancora uscita e sentii Brian, appena vista sua moglie, sussurare con dolcezza il suo nome.
Questo mi diede la conferma che ne era innamorato.
"Le chiedo scusa, signora, - mormorò Anna dopo che fu entrata - ma sono preccupata per nostra figlia!".
"Certo, la capisco", risposi.
"Tutto risolto, scusate ancora."
Brian: "Anna!"
Ma lei aveva già chiuso la porta.
Ci siamo salutati dandoci un appuntamento.
AMINA
Mia madre mi disse che Brian le aveva proposto di vedermi.
Le aveva voluto bene e voleva ascoltare da lei in persona tutta la storia; era anche un modo per riallacciare i rapporti.
Sono contenta che abbia funzionato.
Lo osservai mentre mi veniva incontro e notai che era contento della mia presenza.
Brian :"Ciao, scusami per l'altra volta!".
"Scuse accettate!".
Amma: "Amina, ora che il passato è stato chiarito, vuoi trascorrere un po' di tempo con lui?".
Feci cenno di sì.
Finalmente potevo conoscerlo!
Siamo stati tutti insieme in un locale. Finalmente avevo i miei genitori riuniti.
Ora lo chiamo sempre per nome, perché ho già Akil come padre.
Sono fortunata ad avere due padri, ad avere la certezza che loro ci saranno sempre.
Con il passare del tempo, la nostra confidenza aumentava. Non lo chiamavo più "Signor Alexander", ma semplicemente "Brian". Quando mi rivolsi a lui così la prima volta, si commosse.
Ero sorpresa di vedere che avevamo lo stesso modo di bere, di appoggiare la tazza o di sorseggiare una bevanda.
Sorrido ancora, se ci ripenso.
Ma non sapevo che il mio momento sarebbe arrivato.
"Brian, sono così contenta di rivederti!".
"È passato un anno, ti ricordi il nostro primo incontro? Volevi assaggiare le pankes come me, ma non ti era piaciuto lo sciroppo! E ora qui nevica!".
Quando sentii il suono della sua risata, non sapevo che sarebbe stata l'ultima volta…
Brian:" Ti ricordi l'incontro con le tue sorelle?"
"Si, certo!"
"Ti ha subito adorato, Fatima!"
"Ti voglio bene, papà!" e sorrido.
Brian mi abbraccia e sussurra: "Anche io, ti voglio bene!"
"Ami ancora Anna?"
"Perché me lo chiedi?"
"Perché ho preparato una cosa per te, papà!"
Brian:"Che hai combinato?"
"Lo vedrai!", sorrido.
Arriva Nora, mi abbraccia, mi bacia sulle guance, mentre io ho la sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto.
Brian:"Un frullato, vero?"
Nora: "No, grazie, papà."
Con un sorrido forzato si rivolge a me:
"Io conosco il tuo segreto: so che leggi i pensieri degli altri. Ora…anch'io ti concedo l'onore di leggere i miei!".
Sentii un brivido corrermi lungo sulla schiena, mentre intuivo il pensiero di Anna:
"Ho deciso di ucciderti. Devo farlo, solo tu conosci la mia malvagità."
" Ti prego, non farlo, pensa a tua sorella Fatima!" implorai terrorizzata.
"Ti rivelerò un segreto: l' amore non basta, cara Amina!".
E mi uccise, affilando i suoi artigli nel mio collo.
Tutto è stato rapido e veloce.
Soltanto così avevo potuto salutare il mio vero padre, Brian.
Ora non mi resta che vegliare su di loro, da lassù.
BRIAN
Sono passati tanti anni dalla morte di Amina e Nora, in un giorno freddo in cui la neve non cessava mai di cadere.
Non chiedete mai a un genitore cosa si prova a perdere un figlio.
Quando l' hanno chiesto a me, mi sono adirato, perché era una domanda crudele.
Non ho mai saputo la natura della loro morte.
Ho solo notato dei piccoli segni sul collo di Amina, come se fosse stata morsicata.
I medici avevano certificato il decesso come morte naturale.
E mentre stavamo elaborando ancora tutto quello che era successo, io solo ero stato testimone della morte, ancora per causa sconosciuta, di Nora.
L'avevo trovata in un lago di sangue, davanti a casa.
Sul volto gli occhi sbarrati.
E teneva in mano un biglietto: "Sono una Vampira, l'ho uccisa io".
Ero traumatizzato, soprattutto dalla presenza di un pipistrello morto accanto a Nora.
Più tardi, salendo in soffitta, in camera sua ho scoperto la verità.
Nora aveva raccontato ogni dettaglio nel suo diario.
E il volto mi si riempì di lacrime quando lessi l'ultima frase:
"Mi sono pentita. Perdonami, Amina!".
Feci leggere tutto ad Amma e ad Anna, che decisero di perdonare Nora, anche se profondamente addolorate.
Mi era rimasta solo Fatima.
E fu così che mi ripromisi di dedicare più tempo ed affetto profondo alla mia famiglia e a Fatima.
Vi ricordate del gesto che aveva fatto Amina per me prima di morire?
Aveva spedito ad Anna tutte le lettere che io le avevo scritto per i suoi compleanni e per il nostro anniversario di matrimonio.
Erano tutte dichiarazioni d'amore e Amina aveva fatto questo senza pensarci due volte.
E fu grazie al suo gesto che Anna mi ha perdonato e ci siamo risposati.
Abbiamo ripreso le nostre abitudini.
Anche Fatima fa i post-it come me.
Un giorno, mentre scendevo in cucina per far colazione e dare un bacio ad Anna e a Fatima, lessi un post-it che diceva:
"Diventerai di nuovo papà!"
Anna:"Contento?"
"Scherzi?"
Fece cenno di no, ridendo.
La stringo tra le braccia, ringraziandola mille volte.
Spero che questa volta sia un maschio!
Ora ho una nuova abitudine: prima di entrare nello studio, mi rivolgo al cielo e penso a loro, e so che leggeranno il mio pensiero: "Non smetto mai di pensarvi, Nora e Amina, vi voglio bene!"
Sorrido, con gli occhi umidi, sull'orlo di piangere…
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A VOLTE NON BASTA (Storia Completa)
Vampir"Ho sempre sperato che qualcuno venisse a salvarmi. Ma era troppo tardi."