5. ORO TRA LE CREPE PT. I
Astrid infilò le ultime cose nello zaino e richiuse le cinghie con forza per assicurarsi che tutto rimanesse all’interno. Erano le cinque del mattino, fuori era ancora piuttosto buio e il vento frusciava piano fra gli alberi. Indossò la solita felpa nera e la giacca di jeans, anche se non sapeva quanto ancora avrebbe retto la stoffa poiché era strappata in più punti. Mentre si allacciava gli anfibi, guardò Clara dormire e sorrise. Quella bambina era una piccola luce in tutto quel mondo di tenebre. Quando scese in cucina per bere un caffè, trattenne un urlo alla vista di Remy che la salutava con la mano.
“Remy! Sei impazzita?”
“Scusami. Volevo solo salutarti prima di partire.”
Astrid si addolcì e si chinò per abbracciare la sorella maggiore.
“Andrà bene. Insomma, Daryl mi sembra un tipo in gamba per una missione del genere.”
“Daryl ti sembra in gamba per una marea di cose.” Replicò Remy, ridendo.
“Vola basso, sorellona. Non sappiamo ancora se sia lo sconosciuto della Blue Tavern.”
Astrid preparò il caffè e addentò un biscotto, doveva ammettere che Carol era davvero brava con i dolci.
“Però è carino lo stesso.”
“Diciamo che ‘carino’ non è l’aggettivo che userei per descrivere Daryl.”
Le sorelle si misero a ridere, consapevoli entrambe che l’arciere non collimava con nessuna descrizione graziosa.
Pochi minuti dopo qualcuno bussò alla porta un paio di volte. Astrid dalla finestra riconobbe la balestra, quindi abbandonò la colazione e si caricò lo zaino in spalla.
“Daryl è già qui. Devo andare.”
“Sta attenta, Astrid. Ti voglio bene.” disse Remy, prendendole la mano.
“Ti voglio bene anche io. Per qualsiasi cosa puoi contattarmi tramite la radio.”
Astrid arraffò un altro paio di biscotti, se ne mise uno in bocca e uscì in fretta con lo zaino che la sballottava. Daryl l’aspettava appoggiato alla ringhiera, le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulle crepe delle scale.
“Fiao! Fei fui fa molfo?” disse Astrid, masticando il biscotto.
L’arciere la guardò come se avesse due teste, poi si grattò il mento come se fosse un critico davanti a un quadro dipinto male.
“Sei pronta? Prima andiamo e prima torniamo.”
Astrid deglutì e annuì, aveva fatto la figura della stupida e se ne pentiva amaramente.
“Sono pron …. Oddio!”
Dog corse dal padrone per farsi accarezzare, la coda scodinzolava di felicità. Astrid, invece, era pietrificata dalla paura.
“Ci serve Dog per eventuali pericoli. Tranquilla, non ti farà niente.” Disse Daryl.
Dog, infatti, non degnò la donna della minima intenzione, anzi si avviò verso i cancelli a testa alta. L’arciere gli andò dietro e fece un gesto con la mano per invitare Astrid a seguirlo.
“Oh, povera me.”
I cancelli ormai erano alle loro spalle mentre si avvicinavano sempre di più alla fitta boscaglia. Dog fiutava qualunque cosa gli capitasse sotto il naso, dai sassi alle foglie, dai cespugli agli insetti che gli svolazzavano intorno. Al suo seguito c’era Daryl, mentre Astrid era l’ultima del gruppo per tenersi a distanza dal cane.
“Camminerai lenta ancora per molto?” chiese Daryl senza voltarsi.
“Va bene così, grazie.” Rispose Astrid, stizzita.
L’arciere rallentò e si girò verso di lei con fare divertito, sembrava di avere a che fare con una bambina capricciosa.
“Non posso starti dietro tutto il giorno. Dobbiamo sbrigarci per non restare fuori di notte.”
“Scusa.” mormorò Astrid.
Malgrado fosse terrorizzata da Dog, si sforzò ad accelerare il passo per affiancare Daryl. Tirò fuori dalla tasca della giacca il secondo biscotto e lo mangiò pezzetto dopo pezzetto. Il cane rizzò le orecchie e puntò gli occhi su Astrid, o meglio sul biscotto. La donna indietreggiò dopo aver capito che l’animale voleva mangiare.
“Dog, bello, sta buono.” Disse Daryl.
Bastò qualche carezza per convincere il cane a riprendere la strada. Astrid tirò un sospiro di sollievo e cercò di placare i nervi.
“Mangiare davanti a un cane è una pessima idea.”
“Hai una briciola lì.” Disse Daryl indicando la sua faccia.
Astrid si pulì la bocca con la manica ma, anziché togliere la briciola, la spostò in alto.
“Fatto?”
Daryl alzò gli occhi al cielo e allungò il pollice per eliminare il residuo di biscotto. Con il polpastrello le sfiorò l’arco di cupido sul labbro superiore e rimosse la briciola, indugiando con il pollice sulla sua bocca. Resosi conto che erano trascorsi diversi secondi, fece ricadere la mano e si allontanò di colpo come se si fosse scottato.
“Fatto.” sussurrò con voce roca.
“Grazie.”
Astrid si leccò le labbra, avvertendo in quella zona ancora il calore del tocco di Daryl. Abbozzò un sorriso incerto, ancora stordita da quel breve momento di vicinanza, e si incamminò in direzione sud.
“Astrid.”
“Sì?”
Daryl si toccò la fronte e sospirò, a stento trattenne una risata.
“Il fiume è dall’altra parte.”
“Oh … sì, sì, dall’altra parte. Ricevuto!”
Astrid riconobbe Dog a qualche metro da lei e prese a camminare verso il cane. Aveva fatto una figuraccia colossale ed era tanta la voglia di sotterrare la faccia nella terra come uno struzzo. L’arciere camminava dietro di lei e si guardava intorno per essere certo che non ci fossero problemi.
Dopo una ventina di minuti Dog si fermò e abbaiò un paio di volte, dopodiché si mise a rincorrere un’ape. Astrid e Daryl ora si trovavano davanti ad un bivio, due stradine sterrate che si biforcavano a destra e a sinistra.
“A est c’è il fiume e a ovest c’è il canale. Dove andiamo prima?” chiese Daryl.
“Poiché tu hai già controllato il fiume, io direi di andare direttamente al canale.”
L’arciere annuì e grattò la testa del cane, che tirò fuori la lingua e mosse la coda in segno di gioia. Astrid fece un respiro profondo, gestire Daryl e Dog insieme era davvero un’impresa titanica. Poteva farcela, anzi doveva.
“Perché non ti piacciono i cani?”
Era la prima volta che Daryl le faceva una domanda personale, il che la stupì in positivo.
“Quando avevo dieci anni il cane dei vicini mi saltò addosso e mi graffiò la guancia. Lo so che voleva solo giocare, ma mi sono davvero spaventata e da allora la fobia mi perseguita.”
Nel frattempo avevano ripreso il cammino, la boscaglia aumentava e diminuiva in base all’aria, ma il verde circostante era l’unica certezza ad ogni passo.
“Capisco.”
“Posso farti una domanda, Daryl?”
L’arciere le lanciò un’occhiata di traverso, sperava che non fosse nulla di relativo alla sua vita privata.
“Mmh.”
“Secondo te il Regno ce la farà? Insomma, anche se aggiustassimo l’impianto idrico e quello elettrico, ci sarebbero troppi lavori da fare. E poi Ezekiel mi sembra così stanco.”
“Possiamo fare del nostro meglio per ora, in seguito vedremo come andranno le cose.”
Astrid odiò quella risposta lapidaria che aveva tanto l’aria di una magra consolazione, sapeva che anche l’arciere aveva i suoi stessi dubbi.
“D’accordo.”
“Anche alla Guardia avete problemi.” Affermò Daryl.
Lei si irrigidì come se fosse stato svelato un arcano e oscuro segreto.
“Cosa te lo fa credere?”
Daryl la squadrò per pochi secondi, notando ancora una volta le ossa sporgenti.
“Tu.”
“Io? Vorrei che fossi più esaustivo nella spiegazione.”
“Ultimamente hai mangiato poco e niente, sei troppo ossuta e i vestiti ti vanno larghi. La cosa mi sembra strana perché sembra che alla Guardia non manchino le risorse. Inoltre, i ragazzi e Remy sono piuttosto in forma, quindi deduco che tu abbia dato a loro il tuo cibo.”
Astrid abbassò lo sguardo per evitare che Daryl le leggesse ancora dentro. Detestava essere un libro aperto e di facile comprensione.
È vero. Abbiamo dei problemi alla Guardia, ma Remy e i ragazzi non lo sanno. Nessuno della comunità lo sa. Solo io, Ryan e altre due persone ne siamo a conoscenza. Noi abbiamo costruito una serra fuori dalla base sotterranea in modo da avere a disposizione la luce solare e l’irrigazione del lago. Tutto funzionava a meraviglia fino a due mesi fa. Alcuni vaganti sono arrivati alla serra e al loro passaggio hanno distrutto tutto, lasciandoci senza cibo. Le scorte che prelevavamo durante le uscite non servivano a sfamare tutta la comunità e la serra richiedeva tempo per essere ricostruita. Io e Ryan abbiamo deciso di dimezzare le nostre razioni di cibo per il bene degli altri.”
“Quanto avete dimezzato?”
“Mangiavamo ogni due giorni.” Confessò Astrid, mordendosi le labbra.
Daryl sgranò gli occhi, non si aspettava quella rivelazione. Privarsi del cibo per aiutare gli altri era un enorme gesto di generosità.
“Tua sorella non se ne è accorta?”
“Remy … beh, lei è distratta negli ultimi tempi. Affronta le avversità buttandosi a capofitto nel lavoro. E’ troppo presa da Dorothy per accorgersi di certe cose.”
“Mi ricordi Rick.”
Astrid gli regalò un sorriso luminoso che lo mise a disagio. Non era bravo a relazionarsi con gli altri, ogni piccolo gesto gentile gli pareva una presa in giro per via del suo passato burrascoso.
“E’ un bellissimo complimento. Grazie, Daryl.”
“Mmh.”
Daryl serrò la mascella quando Astrid gli diede una pacca amichevole sulla spalla. Non era abituato a quei gesti leggeri dopo anni di botte e cinghiate.
“Credo che Dog abbia trovato qualcosa.”
Il cane si era accucciato a terra e con il muso indicava un esiguo ruscello che scorreva fra gli alberi. Daryl si inginocchiò per controllare meglio l’acqua.
“Nessuno ha menzionato un ruscello. Deve essere di recente formazione.” Disse Astrid.
Daryl tastò il terreno intorno alla pozza d’acqua e osservò ogni anomalia. Storse il naso.
“Vaganti.” Bisbigliò con voce tombale.
La donna strinse le mani attorno alle daghe appese alla cintura e fece un giro su se stessa per ispezionare il bosco.
“Sono qui?”
“Sono passati di qui poco fa. Le tracce sono fresche, quindi i bastardi sono nei paraggi.”
Daryl si rialzò e si armò di balestra per eventualità di ogni genere. Astrid guardò meglio le impronte, erano tante e diverse e soprattutto erano leggere per via del peso scarso dei vaganti.
“E se i vaganti avessero ostruito il canale? L’ostruzione potrebbe aver generato questo ruscello.”
“Proseguiamo e cerchiamo di capirlo.”
Daryl fischiò e Dog corse davanti a loro come primo fronte di difesa. Astrid non mollò la presa sulle daghe, stranamente le armi le davano un vago senso di protezione. Continuarono a muoversi per un’altra mezz’ora senza fare pause, entrambi guardinghi e con le armi pronte. Non parlarono durante il tragitto, eppure il silenzio era piacevole. Era come se comunicassero senza bisogno di parole.
“Ci siamo.” Disse Daryl.
Astrid arrestò il passo sull’argine di un baratro, sotto di lei scorreva il fiume. L’acqua sibilava mentre dolcemente fluiva verso il mare. Dallo zaino prese gli appunti di Ronnie e dispiegò i fogli per leggere.
“Il canale si trova a cinque metri dal sasso segnato. Il sasso in questione dovrebbe essere quello!”
Ai piedi di Daryl c’era un blocco sedimentario disomogeneo su cui era incisa una ‘R’, ossia l’iniziale di Ronnie.
“Dog, vai!”
Il cane andò per primo per essere sicuro che non vi fossero ostacoli, naturali o umani o morti che fossero. Astrid e Daryl avanzarono dietro Dog, camminando a debita distanza. Nessuno voleva infastidire eccessivamente l’altro con la propria presenza.
“Ah, Daryl, devo restituirti questa. E’ in perfette condizioni.”
Astrid sollevò la manica della giacca e slacciò la bandana nera che si era legata al polso. L’aveva lavata e stirata, erano norme di buona educazione che sua madre le aveva inculcato sin da bambina. Daryl si infilò la bandana nella tasca del gilet velocemente, eppure nell’aria sentiva il vago profumo del detersivo per vestiti.
“Potevi anche non lavarla.”
“Oh, no. Tu sei stato gentile a prestarmela e io dovevo restituirla senza il mio sangue incrostato sopra.”
“Mmh.”
Superati i cinque metri, l’arciere richiamò il cane con un fischio e gli accarezzò il muso.
“Ecco il canale!” esclamò Astrid.
Dal fiume si dipartiva un canale scavato nel terreno e l’acqua scorreva su un letto rivestito dalla gomma di un tubo nero. Come un canale di irrigazione, questo succhiava l’acqua dal fiume e la conduceva alla cisterna. Da quel punto erano visibili i tetti delle case del Regno.
“L’acqua sembra scorrere come sempre.” disse Daryl.
Astrid si piegò sulle ginocchia e immerse un rametto nell’acqua, era un metodo per un rapido esame come le aveva insegnato suo padre. Quando tirò via il rametto, il legno risultava umido e ricoperto da una sostanza viscosa.
“E’ sangue. Perché nel canale ci sono tracce di sangue?”
Daryl ispezionò la zona, annusando l’aria e affinando l’udito per cogliere i rumori.
“Senti questa puzza? E’ carne andata a male.”
Astrid fece una smorfia disgustata quando inalò quel tanfo putrido.
“I vaganti puzzano molto di più.”
Sobbalzò quando Dog abbaiò forte, non era avvezza al nuovo collega di lavoro. Il cane abbaiò ancora per richiamare la loro attenzione, dunque lo raggiunsero in fretta.
“Non è sangue di vaganti.”
Astrid si mise una mano sullo stomaco e si voltò, le dita che tappavano il naso nel tentativo di non respirare quella puzza tremenda. La causa erano una decina di lupi ammassati, le interiora riversate sulla terra e molteplici morsi sul corpo.
“Sono loro che bloccando l’acqua.”
L’ammasso animale si era accumulato in mezzo al canale, ostruendo il passaggio dell’acqua. Era colpa di quello scempio se la cisterna era semivuota. Astrid respirò per non rigettare i biscotti di Carol sui propri anfibi.
“Sono stati i vaganti a divorare i lupi. Ma per fare una cosa del genere devono essere un gruppo numeroso.”
Daryl era impassibile, del resto aveva visto la stessa scena quando da giovane era andato a caccia con Merle.
“Direi di sì. Se il problema è questo, possiamo tornare con un paio di persone e possiamo liberare il canale. In pochi giorni l’acqua si ripulisce e riempirà la cisterna.”
“Il problema sono anche i vaganti. Potrebbero essere rimasti nelle vicinanze.” Disse Astrid.
In quel momento un tuono squarciò il cielo. Già da un po’ le nuvole bianche avevano ceduto il posto a nuvoloni neri carichi di pioggia. Stava anche tirando un venticello freddo.
“Verrà a piovere presto. Torniamo domani per sgomberare i lupi.” Disse Daryl.
Astrid si strinse nella giacca, ma il freddo le pungeva lo stesso le ossa. Oppure quel gelo era prodotto da quello spettacolo macabro.
“Almeno entro domani avremo riportato la cisterna in funzione. E’ positivo!”
Daryl la superò per raggiungere il cane e perlustrare fra gli arbusti, il nemico poteva nascondersi ovunque. Astrid vide il gilet ornato da una sola ala, il suo cuore batté veloce. Era identico a quello che lo sconosciuto indossava dieci anni prima. Poi sollevò gli occhi in alto quando una nube nera galleggiò sopra le loro teste come fosse un vascello fantasma.
“Presagi funesti.”
L’arciere alzò la testa e seguì la nube con lo sguardo. Avrebbe piovuto prima del previsto.
“Astrid, dobbiamo andarcene.”
La donna riprese il passo e si mise al suo fianco per continuare a spostarsi in fretta. Intanto Dog latrava in un pieno stato di agitazione.
“Qualcosa non va.” Disse Astrid, timorosa.
Per qualche bizzarro e misterioso motivo Daryl aveva voglia di stringerle la mano, ma scosse la testa per liberarsi da quello sciocco pensiero.
“Dog odia la pioggia, ecco perché fa così.”
“Poverino. Non deve essere fac…-“
In quel preciso istante un boato riecheggiò in tutto il bosco. Un fulmine si era appena schiantato al suolo, abbattendo un albero secolare. La terra tremò fino a che la scarica del fulmine non si esaurì. Astrid era pietrificata, le braccia spalancate e i piedi piantati nel fango per restare stabile. Daryl, dal canto suo, era semplicemente rimasto fermo con la balestra imbracciata. Il cane si precipitò dal padrone per farsi rasserenare da qualche carezza.
“Il rumore attirerà i vaganti.” Disse Astrid .
Incominciò a piovere subito dopo la scossa. La pioggerella si trasformò ben presto in acquazzone. Astrid si tirò indietro i capelli bagnati e si asciugò gli occhi meglio che poté con le mani.
“Usiamo una scorciatoia.” Disse Daryl.
Ogni passo si faceva più faticoso ora che la pioggia appesantiva i loro vestiti e gli zaini. Camminare nella terra fangosa era difficile, le scarpe si incastravano nel limo scuro rallentando l’avanzata. Solo Dog era perfettamente in grado di zampettare senza impedimenti.
“Daryl, c’è qualcosa che non va.” Disse Astrid, la voce ovattata dalla pioggia.
L’arciere scalò un piccolo dosso e tese la mano verso di lei, che invece salì da sola senza nessun aiuto.
“Sarebbe?”
“Ascolta.”
L’arciere chiuse gli occhi e acuì l’udito, sebbene l’acquazzone distorcesse i suoni. In mezzo a quel fragore colse un flebile suono simile al ronzio delle api. Erano gemiti e rantoli continui e uguali, un orologio rotto che segna sempre la stessa ora.
“Vaganti.”
“Non riusciremo a tornare al Regno in tempo.” disse Astrid.
“Per adesso continuiamo a camminare.”
Ripresero a marciare alla svelta verso la scorciatoia di cui aveva parlato Daryl, con Dog che gli precedeva come sempre. In lontananza lo sciamare dei vaganti diventava sempre più forte, richiamati dall’albero fulminato che stava andando a fuoco.
“Daryl! Alla tua sinistra!” gridò Astrid.
L’arciere puntò la balestra e conficcò la freccia nel cranio di un vagante. Riprese la freccia, pulendola sulla camicia stracciata del morto.
“Si stanno avvicinando.”
Astrid si girò e vide un gruppo di vaganti zoppicare, le bocche aperte e gli occhi vuoti. La pioggia e il cielo nero rendevano l’atmosfera ancora più lugubre.
“Non possiamo tornare al Regno. Dobbiamo trovare un rifugio.”
“Io li distraggo e tu torni al Regno con Dog.” Disse Daryl.
Sistemò la freccia nella faretra e si incamminò verso i vaganti, ma Astrid lo afferrò per il polso e lo costrinse e voltarsi.
“Non se ne parla. Io non ti lascio da solo.”
La stretta intorno al polso si fece fin troppo calda per Daryl. Anche suo padre era solito agguantarlo per il polso, ma il tocco di Astrid era delicato e le sue dita erano morbide. Nulla a che vedere con le mani grosse e unte del padre.
“Okay.”
Astrid annuì e gli lasciò il polso, avvertendo quel distacco con un certo fastidio.
“Ronnie nel suo diario ha scritto che durante la costruzione del canale si rifugiava spesso in una capanna della guardia forestale. Il resto della pagina è illeggibile, quindi non abbiamo le coordinate.”
“Lo so io.”
Daryl era andato spesso a caccia nei pressi del Regno. La maggior parte delle volte aveva usato quella scusa per starsene da solo a riflettere, lontano dalle persone che lo soffocavano. Era un animale solitario e lo sarebbe sempre stato, era nella sua natura.
“Ti seguo.”
Astrid si accodò al cane a all’arciere senza perdere altro tempo. I vaganti erano sempre più vicini e loro dovevano sbrigarsi per non essere morsi o uccisi. Daryl cambiò del tutto percorso, andando dalla parte opposta al cammino precedente. Si muoveva con sicurezza, conosceva quel bosco molto bene e per questo era tanto celere. Astrid ogni tanto scivolava su qualche sasso bagnato, ma subito si rimetteva in sesto e correva dietro ai suoi compagni.
“Ci siamo quasi.” Annunciò Daryl.
Quando Astrid non rispose, l’ansia si impossessò di lui. Girandosi a guardarla, vide che un vagante la stava attaccando. Non era riuscita a prendere le daghe, dunque stava lottando con le braccia e con le gambe. La bocca marcia del vagante era pericolosamente vicina alla sua gola, un piccolo morso e lei sarebbe stata spacciata.
“Non oggi, bello.” Biasciò lei.
Si contorse sul terreno fino a toccare la cintura con la mano, prese una daga e strinse tanto forte da sentire la decorazione a sbalzo sull’elsa premuta contro il palmo. Piantò il pugnale nella spalla del vagante e usò quell’appiglio per toglierselo di dosso. Stando sulle ginocchia, spintonò il morto per terra e gli ficcò la daga nella testa.
“Sei una tosta.” Disse Daryl.
Astrid si rialzò, e sarebbe caduta se Daryl non l’avesse mantenuta. Aveva battuto la testa durante lo scontro, aveva la vista appannata e forti vertigini. Desiderava solo chiudere gli occhi.
“Astrid! Apri gli occhi. Resta sveglia.”
Astrid fece uno sforzo enorme per restare sveglia, non era il momento giusto per svenire.
“Ce la faccio.”
Daryl adocchiò i vaganti che claudicavano a pochi metri di distanza, sembravano rami secchi e letali.
“Andiamo.”
Ripresero a camminare, questa volta più lenti per via di Astrid, e nel frattempo l’arciere si assicurava che fossero lontani abbastanza dai vaganti. La speranza si accese quando Dog abbaiò dopo aver trovato la casa della forestale.
Remy non smetteva di torturarsi una ciocca di capelli da quando aveva iniziato a piovere. Quella tempesta era violenta, fulmini e lampi dominavano il cielo da ore. Erano anche caduti alcuni alberi nel bosco. La sua preoccupazione era Astrid. La sorella minore era ancora in missione, dispersa chissà dove. Aveva provato a contattarla via radio ma non aveva ottenuto nessuna risposta.
“Smettila, mi stai dando sui nervi.” sbottò Hunter.
Ezekiel aveva ordinato a tutti di tornare a casa, i lavori erano stati sospesi a causa della tempesta. All’appello mancavano solo Daryl e Astrid.
“E se fosse successo qualcosa di brutto? Non potrei sopportarlo!”
“Astrid se la sta cavando alla grande.” La confortò Yana.
Clara, che sentiva la mancanza di Astrid, si era raggomitolata sul divano con il suo peluche stretto al petto. A Remy fece male il cuore vedere la bambina in quello stato.
“Dovremmo uscire a cercarla.”
“Pessima idea.” Commentò Hunter.
Yana gli tirò uno scappellotto sulla nuca a mo’ di rimprovero; il ragazzo non aveva il minimo tatto.
“Quello che Hunter vuole dire è che Astrid non vorrebbe che rischiassimo le nostre vite. Lei e Daryl sono forti. Vedrai che torneranno presto a casa.”
Remy ripensò a sua madre e a sua moglie, il timore di perdere anche la sorella la straziava.
“Io devo andare a cercarla!”
Trasalirono tutti quando la finestra si spalancò e il vento ululò come un lupo alla luna. Yana si affrettò a richiuderla prima che qualcuno si facesse male.
“Remy, non puoi andare là fuori.”
“Ma io devo fare qualcosa! Se lei morisse … io …”
Hunter represse le lacrime, non doveva mostrarsi vulnerabile davanti a loro. Sebbene lui e Astrid bisticciassero sempre, la sola idea di perderla era un dolore immenso.
“Ho fiducia in Astrid. So che tornerà da noi.”
Yana guardò l’amico con dolcezza, conscia dell’affetto che provava per la sua tutrice.
“Sì, lei tornerà.”
Daryl si sfregò le mani e la allungò sopra il fuoco per scaldarsi. Dopo aver fatto irruzione nella casa della guardia forestale e aver barricato la porta, si era prodigato per accendere il camino. All’interno avevano trovato un cadavere essiccato da tempo, forse uno della forestale o qualcuno che si era nascosto. Avevano sposato il corpo fuori prima di chiudere la porta. Accanto al camino c’era una cesta in vimini che conteneva la legna per il fuoco. A Daryl bastò usare i fiammiferi che portava con sé per accendere il camino. Dog si era accoccolato vicino alla fonte di calore e si era addormentato.
“Uffa! Amavo questa felpa.” Stava borbottando Astrid.
Daryl arrossì quando vide che Astrid si era tolta la giacca e la felpa per rimanere in t-shirt. La maglia bagnata aderiva al suo corpo lasciando intravedere la forma del reggiseno. Tornò a fissare il fuoco per mascherare il rossore.
“Stai bene?” chiese, la voce roca.
“Meglio, grazie. Mi fa solo un po’ male la testa.”
Astrid si sedette accanto a lui con le spalle rivolte verso il camino con lo scopo di asciugarsi i capelli. Le punte gocciolavano sulle clavicole per poi finire nello scollo della maglia. Daryl dovette distogliere lo sguardo per non arrossire ancora.
“Tu stai bene, Daryl?”
L’arciere sbatté le palpebre e annuì distrattamente, ancora rapito da quella visuale. Astrid era una bella donna, doveva ammetterlo.
“Sì.”
Astrid si massaggiò il collo, il trauma cranico era lieve ma comunque doloroso.
“Ho provato a contattare il Regno, ma la radio è rotta per colpa dell’acqua che ha mandato in corto i fili.”
“Stanotte restiamo qui per riposare. Domattina ci facciamo strada fra i vaganti e torniamo al Regno.”
“Pragmatico, mi piace.” Disse lei con un sorriso.
Un tuono rimbombò potente attraverso il bosco, facendo tremare anche il rifugio. Le assi di legno traballarono ma non si ruppero. Il fuoco emanò una vampata che si estinse in pochi secondi.
“Odio i temporali.” Disse Astrid.
Osservava ogni angolo della casa per essere certa che fosse ancora integra. Non voleva di certo morire per una trave caduta.
“Hai paura?” volle sapere Daryl.
“No. Li odio perché mi ricordano mia madre. Ogni volta che c’era un temporale, lei preparava una crostata farcita con marmellata di ciliegie.”
Astrid si asciugò alla svelta una lacrima, sebbene i suoi occhi si fossero arrossati per frenare il pianto. Daryl deglutì, non era bravo a consolare le persone.
“Hai detto a Carol che all’inizio con voi c’erano anche tua madre, Iris e Logan.”
Astrid si agitò sul posto, incrociò le gambe e iniziò a tormentarsi le labbra con i denti. Faceva male parlarne, ma prima o poi avrebbe dovuto affrontare le sue paure.
“Tre anni fa eravamo usciti per cercare delle provviste, soprattutto medicinali e garze per i malati. Da poco era nato un bambino, perciò ci servivano anche pannolini, coperte e vestiti. Siamo entrati nel negozio, abbiamo fatto il solito giro di controllo e poi ci siamo messi in cerca dell’occorrente. Mia madre si è messa a urlare all’improvviso. Iris e Logan si sono precipitati per aiutarla, ma i vaganti erano troppi per contrastarli. Io volevo salire, volevo aiutarli, però anche il nostro piano era stato invaso e Ryan mi ha trascinata fuori di peso. Ci siamo salvati per un pelo.”
“E la tua famiglia?”
Astrid strinse la collana di sua madre fra le dita, era un modo per sentirla ancora vicina.
“Non ho rivisto nessuno di loro. Le grida di mia madre si sono fermate ed è calato il silenzio. Non c’è stato nessun segnale neanche da parte di Iris e Logan. Non potevamo rientrare e rischiare di morire, così Ryan mi ha caricata in auto ed è partito.”
Due lacrime le rigarono le guance, ma questa volta non si curò di asciugarle. Forse era giunta la resa dei conti per fronteggiare il dolore.
“Mi dispiace.” Disse Daryl, e il suo tono era basso e dolce.
“Nessun dispiacere. E’ colpa mia se sono morti. Avrei dovuto controllare quel piano e non l’ho fatto perché ero convinta che non ci fossero vaganti. Io ho ucciso la mia famiglia.”
Daryl ora iniziava a comprendere meglio alcuni atteggiamenti di Astrid: la sua ansia costante, il terrore di lasciare la Guardia, il terrore di lasciare Remy e i ragazzi, il fatto di essere sempre in allerta.
“Non mangiavi per punirti. Hai ceduto le tue razioni di cibo agli altri per espiare le tue colpe.”
Astrid sentì uno spiraglio di angoscia avvolgerle lo stomaco. L’arciere aveva appena centrato il bersaglio.
“Non ho salvato la mia famiglia, ma ho provato a salvare la mia comunità.”
Daryl prese il proprio zaino e tastò ogni tasca, gli occhi fissi sul fuoco.
“Non salvi nessuno se muori di fame.”
Astrid emise un sospiro quando vide che Daryl aveva estratto dalla sacca una scatoletta di carne.
“Daryl, lascia perdere.”
“Perché? Io ho fame e tu hai fame, e qui abbiamo una scatoletta ancora sana.”
Sollevò la linguetta e rimosse il coperchio, l’odore di carne aleggiò fra di loro.
“Devo fare pipì.” Disse Astrid.
La casa era dotata di un bagno, anche se immaginava le precarie condizioni igieniche, ma era la scusa perfetta per non mangiare.
“Vai pure, tanto la carne non scappa.”
“Tu non ti arrendi mai, Dixon?”
Daryl fece spallucce e fece un piccolissimo accenno di sorriso.
“Arrendersi non fa per me.”
Yana stava dormendo quando qualcuno le pungolò il braccio. Ancora mezza assonnata, spalancò un solo occhio e accese il lumino. Hunter era in piedi accanto al letto, gli occhi verdi anneriti dalle occhiaie e la pelle bianca.
“Che c’è, Hun?”
“Non riesco a dormire. Penso ad Astrid.”
Dopo cena e dopo aver sparecchiato, Remy si era isolata per lavorare a chissà quale progetto. Yana aveva intravisto una scatola di latta e strani documenti che riportavano la sigla del Centro Controllo delle Malattie, ma non vi aveva dato importanza perché Clara si era appisolata sulla sedia. Aveva messo la piccola a letto, aveva salutato Remy e si era infilata sotto le lenzuola.
“Vuoi dormire qui?”
Hunter non disse nulla, si intrufolò nel letto e posò la testa sulla spalla di Yana.
“Buonanotte.” Sussurrò.
La ragazza fece incastrare le loro dita e chiuse gli occhi, sicura che avrebbe dormito meglio insieme a lui.
“Buonanotte, Hun.”
Salve a tutti! 🧡
La nostra coppia sta vivendo un’avventura, chissà come andrà a finire.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
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Parabellum || Daryl Dixon
FanficLa scomparsa di Rick ha cambiato gli equilibri del gruppo. Intanto che i leader di ogni insediamento cercano di sopravvivere, al Regno giunge una notizia che mette Ezekiel in allerta: alcuni Salvatori ribelli si stanno muovendo verso Cowart Lake. La...