Passione o distruzione?

II

Mattia

Moro, occhi verdi, alto e muscoloso, aria tenebrosa, sguardo misterioso e affascinante.
Era un ragazzo dal cuore chiuso a chiave, tutto ciò che faceva parte del suo mondo interno era privato, inaccessibile e avvolto da una nuvola nera agli occhi di chi guardava dall'esterno. Aveva un passato difficile e il suo presente non era di certo migliore. Frequentava l'ultimo anno di liceo, tutti sapevano chi era, la sua storia e la sua "fama" anche se non lo conoscevano di persona.
Quando camminava sembrava come che ci fosse una scia nera e oscura che lo seguiva e che, solitamente, teneva lontane le persone. Cosa passasse realmente nella sua testa forse nessuno lo sapeva, qualcosa era un mistero anche per se stesso.
Era figlio di una famiglia molto ricca anche se famiglia non era proprio il termine adatto visto il rapporto che aveva con i suoi genitori. Suo padre era un ricchissimo imprenditore, quasi mai presente e per niente attento e amorevole che, inoltre, era andato via quando lui aveva otto anni. Un rapporto praticamente inesistente, non sapeva nemmeno che volesse dire avere l'amore di un padre. Sua madre aveva una società di grafica pubblicitaria e si era risposata con un uomo che Mattia proprio non sopportava, era il responsabile delle finanze della società. Aveva anche un figlio, il precisino Tiziano, che ora viveva con loro visto che la madre se ne era andata in un altro paese per lavoro.
Mattia non sopportava quel ragazzo, sempre attento a come parlava, sembrava avere in ogni occasione le parole giuste da dire, appariva perfetto e gli sembrava che la madre amasse più il figlio del compagno che lui, sangue del suo sangue. Era di certo molto più simile all'idea del figlio che voleva, Mattia proprio non era ciò che lei desiderava, lui dentro di sì ne era consapevole. E il nuovo marito poi, proprio non lo reggeva. Non lo poteva vedere, gli dava sui nervi, si credeva di essere chissà chi, Mattia non tollerava il modo in cui gli si rivolgeva, in cui dava giudizi sulla sua vita e sulle sue scelte. Casa sua non era quel luogo sicuro in cui puoi rifugiarti, era come un luogo nemico in cui se ci passi troppo tempo l'aria sembra finire e hai bisogno di fuggire. Mattia cercava di passarci il meno tempo possibile là dentro, circondato da persone che non sopportava.
Poi c'era Nicolò, forse l'unico amico che aveva, che lo capiva e lo supportava e sopportava.

Era il week end prima di un altro lungo e noioso anno scolastico che, per fortuna, era anche l'ultimo. La mia voglia di tornare trai banchi era pari a zero. Volevo solo liberarmi di questo impegno, professori e materie che ritenevo inutili. Lo facevo solo perché mia madre mi stressava e dovevo prendere questo cavolo di diploma, poi avrei per sempre chiuso con lo studio. Non volevo avere niente a che fare con quel mondo di finti sorrisi e perbenismo nel quale era immersa la mia famiglia. Mi facevano davvero pena, falsi e sempre nascosti da una maschera, io con tutti i miei difetti, perlomeno ero me stesso.
Chiamai Nicolò e ce ne andammo a fare un giro.
<<Bella Nico!>>gli diedi il cinque<<come va?>>
<<Bene, tu?>>
<<Apposto dai. Domani sera ci sei al parchetto? Ho bisogno di una serata di libertà prima dell'inferno>>
<<Certo che ci sto, birre e sigarette e va alla grande>>
<<Perfetto>>
<<Senti, tutto apposto con la storia di quest'estate?>>
<<Così pare. Sembra chiusa>>
<<Oh, cerca di non fa cazzate>>
<<La fai facile>>
<<No, lo so. Ma se non ne vale la pena, lascia sta, non ti rovinare>>
<<Ci provo fratè, ma non ti assicuro niente, mi conosci>>
Ce ne stammo insieme fino a sera poi tornammo a casa.

Mattia si sentiva stretto, solo a combattere contro il mondo, aveva fatto della sua solitudine un'arma per cavarsela. Ci provava a stare tranquillo, ma se qualcosa faceva saltare i suoi nervi lui non poteva trattenersi. Era un vortice che sembrava non smettere mai e forse questa era la sua vita e non poteva essere diversamente.