Capitolo ventisette

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Passai una camicia bianca in cotone a Luke, dopo essermi infilata una giacca di pelle sopra il vestito. Nicholas ci aveva supplicato di venire con noi, ma Luke gli aveva risposto diverse volte con un secco 'no'. Misi dei grandi occhiali dalle lenti scure e salutai Nicholas con un bacio sulla guancia, che riuscì a strappargli un sorriso sul suo viso quasi perennemente imbronciato, per uscire dalla stanza con Luke.

I forti raggi dorati del sole mi irritavano la pelle, come se fossi caduta in mezzo ad un cespuglio di ortiche. Subito l'istinto di ritornare all'interno dell'ombroso Hotel mi balenò in mente, ma dovetti scacciarla via quando ricevetti uno sguardo di rimprovero da Luke. Ovviamente non mi sarei mai tirata indietro dalla mia missione, ma avrei ritentato questa notte. Alcuni passanti ci guardavano straniti e si sussurravano tra di loro cose del tipo 'come fanno a non avere caldo?' 'ma hai visto quei due quanto sono pallidi?'. Di sicuro qui la gente non sapeva tenersi le opinioni per se. Forse sarebbe stato meno imbarazzante se fossimo usciti nell'oscurità della notte, dove non ci saremo dovuti imbacuccare con dei vestiti per proteggere e coprire la nostra pelle albina. -tranquilla- sussurrò Luke avendo ascoltato il mio pensiero complesso. Non era facile avere una persona con le sue doti vicino, cioè, con lui non avevi segreti, e dovevi prestare attenzione a ciò che pensavi. Strinse la presa sulla mia mano ed aumentò il passo. Forse si era arrabbiato. -sei arrabbiato?- chiesi fermandomi. -no, credi che per me sia facile ascoltare ventiquattro ore al giorno i pensieri di tutti?- disse irritato, lasciando la mia mano per poi voltarsi verso di me. -non è colpa mia se non mi sono ancora abituata ad avere te che leggi ogni mio singolo pensiero!- sbraitai attirando l'attenzione di una vecchietta dall'altra parte della strada. -beh anche io dopo novant'anni mi da ancora fastidio ascoltare i fottuti pensieri degli altri- -scusa allora se ti disturbo con i miei fottuti pensieri!- urlai gesticolando a caso con le mani. Rimase immobile a fissarmi senza nessuna emozione sul viso, lasciò che un lungo sbuffo d'aria fredda uscisse dalla sua bocca, per poi appoggiarsi al muro di cemento accanto a noi. Sbuffò un'altra volta, sembrava esausto. Le profonde occhiaie violacee, visibili anche da sotto gli occhiali, macchiavano la sua candida pelle. Ripensandoci bene era da un bel pò che non ci sfamavamo. -senti, ultimamente sono un pò nervoso, mi dispiace il fatto che spesso mi scarico su di te. Ti prego perdonami- disse guardandomi. -oh Luke- sussurrai stringendolo tra le mie braccia -scusami tu, mi sono fatta prendere un pò troppo, sono io che ti devo chiedere perdono, cioè ti ho trascinato fino a qui, facendosi rischiare la vita, e io non so come fai a sopportarmi, davvero.-. Ricambiò l'abbraccio -ti perdono, anche se non c'era motivo di chiedermi scusa, sei ancora la mia piccola?-. Mi staccai da lui, aveva un piccolo sorriso stampato sulla faccia. Feci intrecciare le nostre mani e me le portai al viso, baciando ogni suo singolo dito. -lo sarò sempre Luke- dissi dandogli un leggero bacio a fior di labbra.

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Scusate il super-mega ritardo, ma ho avuto problemi con il profilo. Spero che il capitolo vi piaccia

Virgy××

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