Capitolo ventitré

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Sul letto c'era una Brenda vestita da un abito corto e rosso con il rossetto del medesimo colore. Indossava dei lunghi orecchini dorati e una collana, con un pendolo a forma di goccia, che le finiva in mezzo al seno già prosperoso, accentuato dalla profonda scollatura. Ma dove deve andare vestita così sta tipa? Ma soprattutto, che diavolo ci fa qui? Pensai provocando una risata da parte di Luke. -che ci fai qui?- chiesi alla ragazza davanti a me -uh, non posso venire a fare visita al mio Luke? Mmh, possessiva la ragazza- disse alzandosi e portando entrambe le mai sui fianchi tondeggianti. Buttai fuori una grossa quantità d'aria per rimanere calma. -ah Jessica- mi richiamò -per sbaglio ho rovinato il tuo disegno- disse prendendo i pezzettini di carta che ritraevano Luke, e li lasciò cadere a terra -Ops! Non volevo- disse portandosi una mano alla bocca con fare da smorfiosa mentre fece una risatina. Mi sentivo crescere un calore che andava dallo stomaco alla bocca, e sapevo che i miei occhi erano diventati rossi come il fuoco. Stinsi le mie mani in due pugni lungo i fianchi e chiusi gli occhi per cercare di calmarmi abbastanza da non staccarle quella testolina che si ritrovava sulle spalle, ma che purtroppo era vuota. -hey hey hey. Calmati- mi si mise davanti Luke predendomi le spalle, ma io lo spostai immediatamente. Con uno scatto raggiunsi Brenda che aveva ancora un sorrisetto furbo sulle labbra. Glielo avrei tolto io. Le presi una grande ciocca di capelli corvini e con l'altra afferrai il suo collo. Lei però non restò impassibile al mio attacco ed affondò le sue lunghe e affilate unghie finte nella mia spalla. La spinsi fino a farle sbattere la schiena contro il muro della stanza. Lei aggrottò le sopracciglia curate per poi passarsi la lingua sui suoi denti appuntiti. Mi fiondai nuovamente su di lei, ed ebbi paura di sfondare il muro per la violenza usata, le morsi la candida spalla riuscendo a staccare un pezzo di pelle. Cominciò a perdere sangue nero che le sporcava il vestito per poi cadere per terra ai nostri piedi. Vidi la rabbia nei suoi occhi nel vedere che la sua nel punto in cui la morsi si vedeva l'osso. Ma non la lasciai agire, la presi da sotto la mascella, e mettendo i miei piedi sulle sue scarpe alte nere, per evitare che mi scalciasse. Tirai velocemente e con forza la sua testa verso l'alto e poi a sinistra, facendo staccare la sua testa dal suo corpo, che cadde a terra. Buttai essa ed il corpo dentro il cassonetto che c'era esattamente sotto la finestra. Strofinandomi le mani mi girai verso di Luke, ma non c'era, la porta era spalancata. -Luke?- lo chiamai, non ricevendo risposta annusai l'aria, qualcuno l'aveva preso, e non era umano. Corsi lungo la scia del suo odore, con una grande paura. Insomma, l'ultima volta era successo qualcosa di terribile. Li trovai dentro una fabbrica probabilmente abbandonata, tutte le luci erano spente. Si sentivano solo degli schianti contro oggetti metallici. I due si spintonavano violentemente. Era buio pesto e non si vedeva niente solo delle sagome più scure ed altre più chiare. Saltati addosso ad una di queste, non sapendo se fosse Luke o l'altro ragazzo, ma capì subito che si trattasse di quest'ultimo quando un odore di colonia e dopobarba m'investì. Finì a cavalcioni sopra di lui e per farlo restare fermo gli bloccai i polsi all'altezza della testa, tenendo glieli premuti contro il pavimento di cemento. Luke corse immediatamente da me e chiese duramente al ragazzo su cui stavo seduta -tel'ha chiesto Brenda?-. -si, vi giuro, mi ha pagato per ucciderti- disse balbettando ed estraendo delle banconote dalla tasca anteriore dei jeans. Mi fece un cenno con la testa per liberarlo, ed io mi alzai dal ragazzo. Al primo lampione vi volta i verso di esso per osservarlo meglio. Aveva dei capelli lisci castani tagliati lasciati un pò lunghi. Gli occhi erano del colore del cielo d'estate e aveva delle labbra rosee abbastanza carnose. Era vestito con un jeans ed una camicia neri. Era un bel ragazzo. Dopo aver fatto questo pensiero Luke mi mise un braccio sulle spalle sussurrandomi un "sei solo mia". Ma quanto lo amavo?

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