CHAPTER 3

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Tutto accade per un motivo.

Pov Melenie
Sento la mia testa sbattere contro il cofano della macchina, trattengo un gemito di dolore e chiudo gli occhi. Fa veramente male.

Con tutte le forze che ho riesco a rialzare la testa, porto una mano sulla fronte, e al tocco il dolore non fa che aumentare. Riapro gli occhi lentamente e noto due paia di occhi scrutarmi attentamente.

Lo vedo girarsi verso la parte posteriore della macchina e così seguo il suo sguardo.

Luce; tanta luce. I fari di una macchina mi accecano. "Che figlio di..." Lo sento imprecare premendo l'acceleratore.

Che succede? Ci hanno appena colpiti e lui continua a guidare, anche più veloce di prima. Dire che stavamo andando veloci limita di tanto la cosa.

Ne approfitto per vedere se a lui é successo qualcosa, ma vedo soltanto tanta rabbia nel suo volto. Stringe il volante e preme sull'acceleratore furiosamente.

Mi mette troppa ansia guardarlo, così mi giro verso il finestrino.
Tutto quello che vedevo scompariva qualche secondo dopo: Gli alberi, i semafori, tante luci, che non distinguevo da dove venivano, le strisce sulla strada, anche il buio se possibile.

Tutto andava troppo velocemente. Mi prendo la testa fra le mani e sento quell'odioso freddo per la seconda volta in una giornata.

"Rallenta" esce come un sussurro dalle mie labbra, la stessa richiesta che però scoppia nella mia testa. Giro lentamente la testa verso di lui.

Non ho visto troppa gente alla guida, o almeno non ci facevo caso. Ma c'è qualcosa nel suo modo di guidare, la velocità che lui mantiene, la fiducia con cui lui guida, come sposta gli occhi velocemente. Tutto mi dice che lui ci sa fare. Non nel senso che lui è bravo. Sapete quelle cose che noi facciamo sempre e che ci riescono naturali? Ecco a lui non riuscivano naturali, lui ce lo aveva dentro.

Stavamo andando a una velocità impensabile. E ogni volta che nella mia mente sfiorava quel pensiero, il mio respiro diventava irregolare, sentivo il cuore battere, e l’ansia accrescere.

Ero così immersa nei miei pensieri, che non mi accorsi neanche che una mano entrò nel mio campo visivo, distogliendo così il mio sguardo da quella dannata strada.

Seguo quella mano che prende la cintura e me la allaccia. Non avevo neanche fatto caso a metterla quando sono entrata, ma non mi sarei sicuramente rimproverata adesso di questo.

"Chiudi gli occhi"

Girai velocemente la testa verso il  lato da qui ho sentito la voce, incontrando la stessa persona che aveva pronunciato quelle parole.

"Cosa?" Chiesi corrugando la fronte.
"Chiudi gli occhi" ripete lui spazientito e finalmente girandosi verso di me.
Non me lo feci ripetere ancora e li chiusi.

Non vedevo quello che succedeva ma lo sentivo: il motore, il rumore delle ruote sull'asfalto, il mio piede che non stava fermo, i suoi sbuffi.

Era come se tutto stesse succedendo davanti a me, ma era tutto più distante. Non come se mi stessero colpendo in faccia ma più in là. E questo mi aiutava.

Sentii quella macchina seguirci per non so quanto, penso fosse una specie di gara fra di loro. Sono quasi sicura che Logan stava cercando di seminarlo, ma non sembra riuscirgli molto semplicemente, data la velocità che mantiene.

Stetti per non so quanto tempo con gli occhi chiusi e la testa rivolta verso il basso, a sentire tutto ma negando a me stessa che tutto stava veramente succedendo.

La macchina finalmente rallenta e si ferma. Sentii un peso scomparire dal mio cuore e prima che ripensasse a ripartire, sciolgo la cintura, apro la portiera ed esco.

Siamo ancora in città. Logan ha fermato la macchina in mezzo a una strada deserta. Troppo deserta. Siamo davanti a un semaforo che segna il colore verde, ma non ci sono case, solo alberi intorno. Sembra molto nascosta.

Prendo un grosso respiro e mi allontano da quella macchina. I miei passi sono incerti e quasi fermi su di loro. L'aria gelida della sera mi attacca.

Sentivo perfino la testa pulsare. Non so perché, ma mi sedetti per terra, sulla strada, perché avevo bisogno di qualche minuto. Sicuramente mi avrebbe preso per un idiota, ma lo sarei stata ancora di più se non lo avessi fatto.

Respiro profondamente e sento una portiera aprirsi e richiudersi alle mie spalle. Lo sento avvicinarsi e si china vicino a me. Giusto una spalla più lontano.

"Stai bene?" Chiede come se gli importasse. Avvertivo il suo sguardo sul mio profilo, ma fui io a decidere di incrociare gli sguardi. "Se sto bene? Cavolo se non sto bene" quasi urlo dalla frustrazione.

Quegli occhi verdi mi scrutano attentamente, ma per darmi appoggio. "Perché diamine hai continuato a guidare dopo che un tipo ci ha quasi messi sotto?" Sento le pupille dilatarsi per la rabbia e per il disagio.

"Non lo so" disse lui freddo e distaccato. Stava mentendo, eccome se lo stava facendo.

"Penso di meritarmi una spiegazione dopo essere quasi morta" affermo giustamente.

"Non saresti morta". La calma con cui lo dice quasi mi rassicura. Ma non stava di certo aiutando.

Ero pronta mentalmente a argomentare il mio bisogno di ricevere una spiegazione all'infinito, ma lui si alza ed allunga una mano verso la mia direzione.

"Non oggi, ti dirò quello che vuoi sapere un altro giorno". Non so se fidarmi ma per adesso mi arrendo. Stringo la sua mano e mi alzo.

Pov Logan
Corro velocemente seguendo Alex, lo supero e gli faccio segno di passarmi la palla. La palla rimbalza verso di me, la prendo al volo e la lancio verso il canestro. Non ho bisogno di guardare dove si trova, conosco ogni punto di questa palestra a memoria.

Fregata Dal Mio Stesso CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora