Soffro di frequenti e forti sbalzi d'umore. Nella stessa giornata, passo dall'essere estremamente felice all'estremamente triste e con estremamente intendo proprio borderline. La felicità che provo in quei momenti, non può essere spiegata, è come se il mio corpo rilasciasse talmente tanta serotonina da rendermi euforica fino allo sfinimento. In quei momenti ho un disperato bisogno di affetto e di socializzazione, una voglia di fare senza precedenti. Fame di emozioni e stati d'animo positivi mi verrebbe da dire. È una condizione talmente stupefacente che ogni volta mi ripeto di non essere mai stata più felice di così prima. Ma l'effetto di questa felicità risulta essere un po' quello di una droga, una volta aver espresso questo mio stato d'animo fino alle strenue; una volta essere arrivata al picco, la strada è solo in discesa. Questa quasi disperata felicità risulta talmente forte da consumarmi lentamente, come un parassita; fino a lasciarmi senza forze, vittima di un mio stesso stato d'animo. E così quel dettaglio a cui tu non faresti mai caso, ma non perché non sei una persona attenta, solo perché è veramente insignificante e anzi il tutto potrebbe essere solo frutto della mia fantasia e quel dettaglio potrebbe anche essere totalmente diverso da come lo vedo io in quel momento, sta di fatto che è in grado di rovinarmi la restante parte della giornata.
Molte volte, nel momento stesso in cui mi rendo conto di essere così felice, so già che ben presto si presenterà un crollo emotivo, che io amo chiamare 'breakdown mentale' anche per sdrammatizzare un po', comunque quasi ogni volta infatti finisce così. La cosa più fastidiosa però è che questo non dipende da me! Nonostante io provi a controllarlo, perché da una parte detesto non essere padrona di me stessa e dall'altra la trovo una mancanza di rispetto verso le persone che hanno un vero motivo per stare male. Io in quei momenti mi rendo conto che c'è chi sta peggio di me e che non ho un vero motivo per stare male, ma nonostante faccia di tutto per non rimanere ferma in quella condizione, nulla in quel momento sembra aver valore per me. Il mio malessere, generatosi in modo del tutto autonomo, assorbe ogni mio pensiero e distogliermi risulta impossibile.
E come se non bastasse, arriva sempre il maestro di vita di turno per dirti qualcosa di scontato e banale che non serve dire soprattutto in determinati momenti, come mia madre, che per carità so benissimo lo faccia con amore perché non vuole vedermi senza forze sdraiata nel letto a focalizzare tutte le mie energie su un malessere di cui non riesco ad individuare né la causa né l'espressione. Se io riuscissi a capire cosa, cosa mi assorba così tanto, cosa pensi in quel momento, potrei risolvere il problema alla base. Il fatto è che non so localizzare il mio pensiero; penso, penso costantemente ad un qualcosa di cui non ho ricordo neanche nel momento stesso in cui lo sto pensando, come un'ombra che si proietta da un oggetto contro il pavimento e che tu sai descrive qualcosa, ha contorni, conformazione, quindi l'oggetto c'è, ma non riesci realmente a vedere quell'oggetto. Ad esempio prendi un qualsiasi elemento nella stanza in cui ti trovi, io ho un vaso con dei fiori; limitati a guardare l'ombra, puoi vedere che si tratta di un vaso con dei fiori, ora, continua a fissarla, come vedi non ti permette di vedere in maniera chiara l'oggetto che descrive, non vedi che tipo di fiori porta o i dettagli del vaso; vedi una forma allungata con dei fiori. Ma questi fiori, saranno veri? Quel vaso è di ceramica? Si tratta di un vaso con fiori o del portapenne di mia sorella con le matite allungate e con l'estremità a fiore?
Questo per dire che, nonostante io mi sia fatta un'idea sulla radice dei miei pensieri, questa, potrebbe essere solo una proiezione falsata della realtà, frutto della mia errata interpretazione. La mia smania di avere una spiegazione per tutto, potrebbe avermi portata a trovare spiegazioni che non c'entrino nulla con il vero problema; perché magari guardando l'ombra questa mi sia sembrata molto simile ad un vaso con fiori piuttosto che ad un portapenne.
Di una cosa sono certa però, credo di essere io la radice dei miei problemi. Un problema diventa tale quando lo pensi come un problema. Non lo so, non so cosa sto dicendo, forse ho un qualche trauma infantile che non ricordo e di cui nessuno sa nulla. L'ho pensata questa cosa delle volte e l'ho anche cercata su internet, per internet il mal di testa potrebbe essere il primo passo per un tumore al cervello, diciamo che non sia troppo attendibile come fonte su problematiche del genere; però l'ho pensato e non mi stupirei dovessi avere un trauma nascosto. Ora che do forma a questo pensiero, effettivamente fa abbastanza ridere, però immaginatevi quante persone hanno problematiche di questo tipo; alla fine dei primi anni di vita non ci ricordiamo nulla, io ho ricordi dai 3 anni in poi, ma prima? Anche tu che stai leggendo potresti averne avuti e trovarti ad avere comportamenti altalenati e inspiegabili, anche peggio dei miei e non capirne la radice.
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Ellisse
Non-FictionLa fine determina un inizio e viceversa. Due facce della stessa medaglia che si rincorrono in un continuo di esperienze. Tramite momenti, elementi autobiografici e non, racconto una storia. Capiresti quale sia e quali siano l'inizio e la fine, se...