Mi piace dare un'etichetta alle cose. Un po' fuori tendenza considerando quanto ultimamente queste vengano demonizzate perché non scelte ma imposte dalla società e considerate, molto spesso, quasi come delle linee guida sul come essere e come non essere.
Ognuno di noi dovrebbe sentirsi libero, senza doversi necessariamente inserire in un target, ma non è così facile, anzi io non credo sia possibile.Qualsiasi cosa è considerabile come un'etichetta e tutti noi ce ne portiamo diverse appresso, alcune quotidiane, altre di poca importanza, altre pesanti e difficili da superare, altre ancora che neanche sappiamo di avere. Rifiutare un'etichetta la vedo come una sorta di fuga. Non so affrontare il fatto che devo rientrare in una categoria o che non mi sento parte di quella categoria, quindi mi tiro fuori dal concetto di categoria, emancipandomi e affermando la mia libertà ed unicità, perché il mondo è bello in quanto vario e non abbiamo bisogno di un'etichetta per ogni minima differenza, nonostante esistano 19500 tipi di orchidee e ognuna abbia un nome diverso, però è anche vero che noi non siamo piante, quindi voglio liberarmi delle etichette che mi sono state appioppate da altri, che non rispecchiano chi sono veramente, per poi alla fine di questo loop, cadere in ciò che stavi cercando di combattere: un'altra etichetta. Anche perché, parliamoci chiaro, se hai tanto a cuore questa causa è perché esse ti recano fastidio, questo implica che stai dando loro l'importanza che affermi queste non abbiano, nonché stai riconoscendo il potere che hanno nella tua vita, che potrebbe essere la cosa che ti infastidisce di più. Non te ne preoccuperesti se per te non avessero alcun valore.
È probabile tu sia una persona molto sensibile che in passato abbia sofferto perché identificata tramite aspetti di te, con i quali ancora oggi non riesci a convivere o non hai superato del tutto, ma che continuano ad influenzare il tuo modo di pensare o di vederti, e quindi senti il bisogno di lottarne contro, un po' per necessità e un po' per evitare che altre giovani vite possano provare quello che hai provato tu.
Altrimenti, potresti rientrare nel gruppo di vegani, ambientalisti, sinistroidi che reclamano libertà in ogni aspetto della loro vita, nonostante pienamente consapevoli che non viviamo in una società realmente libera, ciò crea in loro un senso di frustrazione che li porta a cercare ancor di più la loro tanto meritata libertà, fino a portare ai limiti il concetto stesso di libertà. Nulla in contrario a questo gruppo di persone, sposo molte delle loro posizioni.
Però generalmente, chi combatte le etichette appartiene ad uno di questi due gruppi. Non ho dati certi che lo dimostrino, un po' per logica, un po' perché l'ho constatato con i miei occhi, anche se non sono sempre una fonte attendibile, ed un po' perché non puoi fuggire dalle temutissime etichette. La società avvicinerà sempre a te un'etichetta, proprio come ho fatto io adesso: se non ne hai sofferto, ma te ne preoccupi, sei un manifestatore compulsivo che sposa qualsiasi causa giusta - perché la ritengo giusta anche io. Magari neanche rientri in quel gruppo, ma in base a quello che hai fatto, ti ho appioppato una definizione, che potrebbe non appartenerti, infatti non sei stato tu a definirti, ma io da esterno a guardarti. La differenza è forte e va ampliata a tutto quello che fino ad ora ho scritto.Non c'è un giudizio oggettivo, ma neanche stabile, questo cambia, varia, il tuo, quello altrui, soprattutto quello della società stessa, che non dovrebbe neanche lontanamente influenzarci, in quanto si appoggia sul concetto vincente del momento. È vero che se dimostri l'inutilità delle etichette la società ti darà ragione, e per società intendo grandi corporazioni che hanno il potere di farlo, daranno filo alla tua causa, rendendola parte della loro missione e ne faranno un business, influenzando tutta la restante parte.
Psicologicamente, alcune di queste etichette hanno un effetto non indifferente e me ne rendo conto. Non tutti siamo abbastanza forti e sicuri di noi da "conviverci" e non darci peso. È sbagliato dover rientrare in certi stereotipi o giudicare il comportamento altrui, soprattutto quando questi giudizi non vengano richiesti; ed è difficile, dal momento che ci viene ripetuto ogni giorno come dovremmo essere, accettare che non siamo tutti uguali e perfetti e che non dovremmo cambiare noi stessi solo per appartenere ad una categoria o per non essere etichettati in un certo modo.
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Ellisse
Non-FictionLa fine determina un inizio e viceversa. Due facce della stessa medaglia che si rincorrono in un continuo di esperienze. Tramite momenti, elementi autobiografici e non, racconto una storia. Capiresti quale sia e quali siano l'inizio e la fine, se...