Inizio

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Non credo nel colpo di fulmine, così come non credo in molte altre cose. Ho bisogno di vedere e toccare con mano prima di poter dire 'si, è vero'. Parto con l'essere scettica ma non rimango nel mio scetticismo, anzi prima di dargli valore, lo metto in dubbio, mi immedesimo in ciò in cui non credo, mi faccio domande, mi informo. La mia diffidenza è un processo lungo e ragionato, forse un po' influenzato anche dal fatto che io sia fortemente convinta delle mie posizioni di partenza, se poi però, effettivamente, mi viene dimostrato il contrario, anche se con fatica, lo accetto e riconosco l'incorretta interpretazione di un problema molto più grande e complesso di quanto io lo avessi considerato. Difficilmente arrivo a soluzioni metafisiche, se posso mi piace immaginare che tutto abbia una spiegazione pratica e/o razionale, altrimenti non esisterebbe. Di solito mi affido all'immateriale quando perdo un punto di riferimento, quando il qualcosa che sto analizzando non è di mia comprensione o quando la situazione che sto affrontando mi risulta difficile e solo un dogma può venirmi incontro. Non credo di poter spiegare tutto, non sono a questi livelli, diciamo che penso ci sia sempre un modo per spiegare la realtà, magari al momento io non ne ho le competenze e forse ancora non siamo abbastanza evoluti da poterla carpire a pieno.

Non pretendo che tutto sia di mia comprensione, anche se non nascondo che mi piacerebbe lo fosse. Non vivo troppo bene il non sapere, sono consapevole di non sapere e so anche che non saprò mai abbastanza, ma vorrei poter colmare questa lacuna costante. E lo faccio, studio, mi informo, viaggio, scrivo, mi confronto; e anche se iniziassi a farlo ogni giorno partendo da adesso, so che non basterà mai.

Qualche anno fa ero molto più chiusa riguardo al confronto, una mia posizione per me era indiscutibile ed ero perfino capace di fare l'opposto di quello che sentivo di voler fare pur di non ritrattare il mio punto di vista. Era come ammettere di aver perso per me. Una continua sfida, non so ancora bene contro chi, se contro gli altri o contro me stessa. Con il tempo questo mio essere così chiusa si è andato ad attenuare, ovviamente non da solo; mi venne fatto notare, e dopo pianti per accettare il fatto che non potessi sempre avere ragione e che ogni punto di vista è differente e che quindi non debba scardinare ogni tua idea solo perché per me inconcepibile, riuscì con gli anni ad essere molto più ragionevole e a moderarmi. Ho ancora alcuni aspetti da attenuare e rivedere, ma ci sto lavorando; se penso a dove ero e a dove sono arrivata, ne ho fatta di strada! Contrariamente a questo aspetto che ho attenuato, invece la necessità di sapere ed essere sempre pronta ad ogni possibile confronto, sono andate ad accentuarsi.

Ho bisogno di conoscere. Ho bisogno di sapere il perché. Non mi sta bene che mi venga detto 'esiste questo e lo usiamo per questo'. Ho bisogno di sapere da dove derivi, perché farlo, perché usare lui e non un altro, chi è stato il primo ad usarlo e come ha ottenuto quel risultato. Non voglio avere l'informazione passiva, mi piace scovare, ricercare nei suoi stessi meandri quel dettaglio che sembra inutile ma che è forse la parte più interessante.
Almeno credo. Non me ne rendo conto, lo faccio in automatico, potrebbe essere scontato farlo, in realtà, e io invece in questo momento lo sto valutando come un qualcosa di particolare, non sono un metro di misura troppo oggettivo.

Mi sono domandata da dove questa mia necessità di analisi e di sapere, in generale, provenissero. Me lo sono chiesta perché, come ho detto, non riesco ad accettare il non sapere o sapere a grandi linee un qualsiasi argomento. Mi sentirei spaesata nel dover affrontare una discussione e non aver argomentazioni a riguardo. Proprio persa, un pesce fuor d'acqua. Non saprei che dire e ne soffrirei. Quindi, non è la semplice curiosità, sicuramente questa gioca un ruolo fondamentale, ma credo sia anche il senso di inadeguatezza che mi porto avanti da tutta la vita. Il sapere e il conoscere, come anche il modularmi con il tempo, andando a rivedere quegli aspetti di me che risultavano più ostici, mi fa sentire nella stessa dimensione di tutti gli altri. Credo sia frutto del bisogno di essere accettata e di inserirmi in qualsiasi contesto sociale mi venga presentato.
Conoscere quanto più possibile, in modo da essere adatta a qualsiasi conversazione o dibattito. Anche se quel campo non è pienamente di mio interesse. Il che, nonostante abbia una radice, almeno io suppongo lo sia, sbagliata; unita al mio essere così analitica ha un risultato assolutamente positivo che mi ha permesso di crescere e arricchirmi.

EllisseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora