Capitolo 29

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Metà novembre e stranamente oggi è una bellissima giornata di sole, tanto bella, perché è la prima, dopo giorni e giorni di pioggia.
Bella perché il sole è davvero caldo e nonostante l'aria fresca, e' una giornata che ti fa stare col sorriso, che se ti sforzi, un po' ti fa pensare alla primavera.
Stefano si abbottona la camicia nera davanti lo specchio della mia camera.
Io ancora in pigiama, seduta sul letto lo osservo e non posso non pensare che vorrei spogliarlo di nuovo.
Lui incrocia il mio sguardo nello specchio.
"La cravatta non la metto."
Dice deciso.
"No, direi di no."
Si gira verso di me, i jeans neri gli restano perfetti, infila le solite Nike nere e di nuovo si guarda allo specchio.
I miei occhi cadono sulla sua cicatrice, oggi lo riconosceranno tutti lì, e chi non l'ha mai visto, ma ne ha solo sentito parlare, oggi lo vedrà. Lupo e la sua cicatrice. Lupo il ragazzino che ha sfidato il Duca e ce l'ha prese.
Il ragazzino che e' dovuto tornare da lui e diventare il migliore, dimenticando un padre in galera e portandosi dietro la morte della madre, come un enorme fardello.
Ma tutto questo la gente non lo sa, neanche lo immagina.
Da fuori la sua aria da duro, mantiene tutti a distanza e non ti fa venire voglia di avvicinarlo, per scambiare due parole.
Solo i più stretti lo faranno, gli altri resteranno lontano, ma comunque oggi tutti lo vedranno, lì in piedi a dire addio al Duca.
"Anche il sole, al suo funerale .."
Dice Stefano in tono sarcastico, sedendosi accanto a me.
Io gli prendo la mano.
"Sei pronto ad affrontare tutti?"
"No, ma non sono solo. Saremo pronti."
Dice riferendosi ai suoi amici.
"Ah, viene anche Simone."
Sorrido.
"Non sarebbe mai mancato.." guarda l'orologio. "Staranno per arrivare."
"Fa attenzione."
Gli stringo la mano.
Lui mi sposta i capelli indietro, liberandomi il viso.
"Lo farò. Ci vediamo verso l'una al bar Lolli. Elisa sta lavorando, perciò ci sarà anche lei."
Annuisco e lo lascio andare, dannatamente bello.
Poco dopo apro tutto le finestre, per far entrare più sole possibile.
Metto un po' di musica, mi rilasso e vado a fare una doccia.
Oggi, anche se è lunedì non andrò al lavoro, ho chiesto un permesso all'avvocato e lui dopo aver fatto una faccia preoccupata, me l'ha concesso.
Voglio esserci oggi, voglio stargli vicino.
Conosco bene l'odio che prova per il Duca, ma anche se non lo dice io so, che c è stato un tempo, in cui Stefano l'ha visto come un padre. Quello che non so, e' se il Duca l'ha mai visto come un figlio.
Ma oggi voglio credere che anche lui, a suo modo gli ha voluto bene.
In camera, con l'aria fresca e la luce del sole mi vesto. Una maglia bianca, un jeans chiaro, Nike bianche e sopra una giacca elegante nera.
Lascio i capelli come vengono, sciolti e lunghi.
Un po' di trucco, prendo la borsa ed esco. Leggera, felice per la prima volta dopo tanti, tanti giorni.
Quando arrivo a casa di Emma, la trovo già sotto ad aspettarmi.
I suoi occhi dolci e il suo profumo mi avvolgono, quando entra in macchina.
"Buongiorno!"
Le sorrido.
Lei mi guarda, resta per un attimo in silenzio, poi un sorriso appare sul suo viso.
"Hai una luce diversa..hai cambiato capelli??"
Scuoto la testa ridendo.
"Cosa...hai qualcosa di diverso!!"
Sorrido e mi mordo un labbro.
"Credo sia merito di Stefano."
Emma sorride.
"Devo dire che fa miracoli! Se penso a come stavi solo pochi giorni fa...."
"Diciamo che noi ci siamo ritrovati e stavolta credo che sarà così, per un bel po' di tempo."
Emma sbatte le mani, come per applaudire.
"Lo sapevo! Sapevo che sareste riusciti a risolvere anche questa!"
Sorrido, mentre guido per le strade soleggiate di Roma.
"Sono andati tutti e tre?"
Mi chiede poco dopo.
"Si, ed è giusto così."
"Valerio mi ha detto che ti ha scritto.."
"Si, e' stato molto carino e discreto. Mi ha fatto piacere avere anche il suo sostegno."
Arriviamo davanti l'agenzia immobiliare e scendiamo.
Emma e' raggiante anche più di me.
Lei e Valerio, hanno firmato il contratto, la casa e' ufficialmente loro.
Oggi l'ho accompagnata solo a ritirare la copia del contratto e tutte le altre scartoffie.
Una ragazza dentro l'agenzia, ci accoglie con gentilezza e poco dopo, torna da noi con tutti i fogli, sistemati in una cartellina rossa.
Dice altre due o tre formalità e poi la salutiamo.
"E' fatta! Abbiamo ufficialmente una casa!"
"Una casa bellissima e non troppo distante dalla mia!"
Le rispondo felice.
"Non l'avrei mai presa lontana da te."
Dice seria, poi riprende il suo solito sprint.
"Bene, dove possiamo andare a brindare?"
Guardo l'ora, mezzogiorno.
"Andiamo da Elisa, Stefano ci raggiungerà lì."
Percorro la strada che ormai so a memoria, e ci ritroviamo a Valle Aurelia, trovo parcheggio non molto distante dal bar.
Scendiamo e lo raggiungiamo.
Dentro Elisa sta lavorando, appena ci vede ci sorride felice.
"Ciao bellezze!"
Dice dolcemente.
"Ciao! Come va?"
Le chiedo sedendomi al bancone.
"Bene, oggi con questa bella giornata, abbiamo lavorato molto. Per caso lì hai sentiti?"
"No, però Stefano mi ha detto che appena finito sarebbero venuti qui."
"Bene.."
Dice continuando a sistemare i bicchieri nella lavastoviglie.
"Come mai non sei andata?"
Le chiede Emma.
"Sinceramente non ne avevo nessuna voglia. Anche se morto, per me resta sempre un pezzo di merda."
Emma sorride per la schiettezza di Elisa e anche lei ride, anche in lei vedo una spensieratezza, che non aveva più da tempo.
"Io finisco tra poco, vi porto qualcosa da bere, così mi unisco anche io?"
Ci chiede sorridendo.
"Direi proprio di sì, una bella bottiglia di prosecco! Tanto stanno arrivando anche gli altri."
Risponde Emma.
Così andiamo a sederci fuori, in un tavolo completamente illuminato dal sole.
"Ho scritto a Valerio di raggiungerci, mi ha detto che sta arrivando. Era passato in banca, non hai idea di quanti soldi dobbiamo cacciare per sta casa!"
Dice ridendo.
"Lo so! Sarà molto impegnativo...ma ci riuscirete, vedrai."
Elisa ci raggiunge, portandoci da bere e si siede con noi, si accende una sigaretta, con la luce del sole sul viso.
Poco dopo arriva anche Valerio e raggiante si siede accanto a Emma.
"Allora e' ufficiale! Complimenti per la casa.." esclama Elisa.
"Si, direi che ce l'abbiamo fatta."
Dice Valerio con soddisfazione e poi mi sorride, facendomi l'occhietto.
Guardo Emma e vederla finalmente così realizzata, mi rallegra.
"Eccoli.."
Dice Elisa, portando una mano davanti gli occhi, per guardare la macchina di Simone fermarsi davanti a noi.
Tutti e tre scendono con le facce serie, e gli occhiali scuri, che coprono i loro occhi.
Spiccano vestiti di nero, in mezzo a tutte le altre persone.
Hanno un aria solenne, che nasconde le loro emozioni sicuramente contrastanti.
Si avvicinano e Checco si siede accanto a Elisa abbracciandola.
Stefano mi saluta con un bacio e resta in piedi davanti a me, accanto a Simone.
"Direi che dovremmo fare un brindisi.."
Dice Checco, togliendosi gli occhiali.
Anche Stefano e Simone fanno lo stesso, scoprendo occhi leggermente arrossati.
Non mi sembra impossibile, pensare che hanno potuto versare anche solo una lacrima.
Che possa essere legata al dispiacere, al senso di colpa o soltanto alla ritrovata libertà.
E' comunque una cosa che li ha toccati e non poco.
"A un nuovo inizio.."
Dice Simone alzando il bicchiere.
"Alla libertà che finalmente abbiamo raggiunto.."
Aggiunge Checco.
"..che possa trovare pace, almeno ora."
Stefano sputa quelle parole, come se ancora in qualche modo, gli dovesse qualcosa e poi butta giù il prosecco. In un sorso solo.
Subito i suoi occhi mi cercano e tornano sereni. Gli altri parlano, ridono e io e lui ci fissiamo, sempre, come fosse la prima volta.
"E basta fare gli innamorati!"
Interviene Simone, dandogli una spinta. Stefano sorride e se lo abbraccia.
Belli, uniti sotto il cielo azzurro.
E poi, a rompere il silenzio arrivano delle sirene, il rumore di frenate a secco sull'asfalto caldo.
E si fermano due macchine blu, della polizia, e scendono veloci, rapidi i poliziotti.
Alcuni in borghese, altri in divisa e succede tutto troppo velocemente.
Succede che prendono Stefano da dietro e gli portano le mani dietro la schiena e gli mettono le manette.
Succede che ci alziamo tutti e qualcuno urla "pezzi di merda" e ancora "che cazzo fate".
E una mano mi afferra il braccio "Nicole.." ma io non ascolto.
I miei occhi fissi in quelli di Stefano.
I suoi appiccicati ai miei.
"Non hanno niente, non hanno niente"
Mi dice Stefano, tranquillo come se non lo stessero arrestando.
E di nuovo urla, Checco che tiene fermo Simone.
"Se non controlli il tuo amico lo sbatto dentro per oltraggio a pubblico ufficiale.."
La voce di un poliziotto.
E io mi voglio avvicinare a Stefano ma non ci riesco, qualcuno o qualcosa me lo impedisce.
E continuo a guardarlo mentre lo spingono verso la macchina.
"Non hanno niente Nicole, tranquilla. Stai tranquilla."
Continua a dire, piano senza urlare e anche quando lo mettono in macchina, lui mi guarda. E quando chiudono lo sportello dal vetro mi fissa serio e mi dice "ti amo".
Ma io non riesco a muovere la bocca, non riesco a muovere nessuna parte del mio corpo. E di nuovo le sirene, il loro rumore assordante e tutti risalgono in macchina e vanno via.
E Stefano. Lui non c'è' più.
"Che cazzo significa?? Che cazzo fanno??"
Urla Simone.
"Non lo so..non lo so!!"
Urla anche Checco.
Emma appare davanti al mio viso, mi dice qualcosa ma non la sento.
Che è successo, perché l'hanno portato via, hanno arrestato Stefano, ma se lui è sempre stato a casa con me.
Cosa...cosa è successo? Perché? Non hanno niente mi ripeto. Non hanno niente.
"Nicole..."
La voce di Emma, ma io la sposto, cerco nella borsa. Il telefono e lo chiamo, stavolta lo chiamo e nessuno, nessuno deve dire niente.
"Nicole?"
La sua voce sempre così rassicurante.
"Avvocato, lei deve aiutarmi."
"Nicole che succede? Dove sei?"
"Stefano, hanno arrestato Stefano. Lei deve aiutarmi."
Le mie parole escono più sicure di quanto mi aspettassi. Udite da tutti perché, tutti intorno a me sono in silenzio e mi fissano, tutti tranne Stefano.
Tra la confusione generale e il panico decido che devo andare da sola dall'avvocato, senza nessuno di loro.
Ma Simone non ci sta, non cede, perciò mi obbliga a portarlo con me.
In macchina continua a imprecare, fuma e impreca, impreca e fuma.
Io resto zitta, l'avvocato, solo lui saprà cosa fare.
L ho visto aiutare così tanti ragazzi. Stefano sara' l'ennesimo. Lui è l'unico che può farlo.
Lasciata la macchina ci dirigiamo a passo veloce verso lo studio.
Le strade piene di gente a passeggio.
"Sei sicura che possiamo fidarci??"
Chiede Simone con il fiato corto.
"Si."
"E' capace questo ??"
"E' il più bravo."
Chiudo il discorso salendo veloce le scale. Simone incollato dietro di me.
Entro nello studio, come mai avevo fatto prima, con un irruenza che fa trasalire Alessia, seduta alla sua scrivania.
Si gira impaurita.
"Nicole??! Ma che modi!!"
Io senza respiro, mi precipito dentro lo studio dell'avvocato senza bussare.
"Nicole! Ma che ti prende!"
Urla Alessia, ma Simone le chiude la porta in faccia.
L'avvocato Proisi seduto sulla sua scrivania mi guarda serio, senza scomporsi, neanche per la presenza di Simone.
Ci avviciniamo.
Simone dietro di me, sento solo il suo respiro.
"Siediti Nicole e dimmi che è successo."
Mi fissa coni suoi occhi azzurri.
Racconto nel dettaglio, la scena che e' avvenuta davanti i mie occhi poco fa.
"Nicole adesso io devo sapere esattamente come stanno le cose. Stefano e' coinvolto nella sparatoria? Ci sono due morti, anche l'uomo che guidava non ce l' ha fatta."
La schiettezza dell'avvocato e' lampante come sempre.
"Ma che cazzo dice questo??! Nicole non dirgli niente!"
Ignoro il panico di Simone, perché è solo quello che lo fa parlare così.
"Si, Stefano era lì, insieme al Duca. Ma non era a conoscenza della sparatoria. Ne è stato vittima quanto il Duca. Riuscendo a salvarsi."
Simone mi fissa e so che vorrebbe solo tapparmi la bocca, ma in fondo lo sa, sa che voglio salvare Stefano quanto lui.
"Quindi e' la terza persona che stanno cercando. Possibile che qualcuno l'abbia riconosciuto..."
L'avvocato si perde nei suoi ragionamenti, guardando nel vuoto.
"..anche se fosse perché arrestarlo. Sarebbe stata semplicemente una persona informata sui fatti...no no...arrestarlo così..."
"Stefano aveva il cappuccio, mi ha detto che si è coperto il volto, ed è scappato sulla moto. Io non penso che qualcuno l'abbia visto."
"Non si parla neanche di una moto...i testimoni si sono concentrati sulla macchina. No, deve esserci altro."
Si alza all'improvviso.
"Intanto vediamo in quale questura e' stato portato. E tu Nicole, inizia a scrivere tutto quello che ricordi di oggi, fai una scheda su Stefano, tutto quello che può aiutarci."
Annuisco e mi alzo per tornare alla mia scrivania, ma l'avvocato mi ferma passandomi davanti.
"No, usa il mio computer."
E senza aspettare si precipita fuori.
Io tremante mi siedo al suo posto e per la prima volta uso il suo pc.
Non posso non notare una cartellina sul desktop con scritto Massimo Ammanniti (Duca).
E ringrazio me stessa, per avergliene parlato tempo fa.
Inizio a scrivere di getto tutto quello che ricordo, catalogando ogni informazione per me importante.
"Nicole aspetta...io non mi fido. Non puoi scrivere i cszzi nostri così, nero su bianco."
La voce di Simone tradisce la sua agitazione.
Smetto di scrivere per guardarlo.
"Simone, questo è l'unico modo che abbiamo per aiutarlo. Proisi e' un ottimo avvocato che prende a cuore le persone che segue. Non affiderei ad altri la vita del ragazzo che amo."
E con questo deciso che il discorso è chiuso, continuando a scrivere.
"Nicole.." L'avvocato rientra nel suo studio.
"So dove si trova Stefano, ho dichiarato di essere il suo avvocato, anche se per il momento lui non ne ha richiesto uno."
"Che le hanno detto? Come sta?"
"So che lo stanno interrogando, ma lui non parla."
Sento il cuore a mille.
"Io vado da lui. Stampa quello che hai scritto, il resto lo aggiungeremo strada facendo."
Eseguo veloce i suoi ordini e subito lo seguo con i fogli in mano.
Simone viene dietro di me, ma l'avvocato si ferma.
"Tu non puoi venire."
Dice serio.
"Cosa!? E' il mio migliore amico, io vengo eccome."
"No, non potresti parlarci e non è il caso portare i suoi amici di scorribande in una questura."
Simone fa per replicare, ma non può, non può che dargli ragione.
"Allora aspetto qui e tu" dice guardandomi "..mi devi scrivere appena hai notizie"
E si mette a braccia conserte, poggiato al muro.
"Bene, ora andiamo."
Dice l'avvocato uscendo.
"Avvocato! Mi scusi ma io..io dovrei rimanere qui con...lui?"
Chiede terrorizzata Alessia.
Simone la fulmina con lo sguardo.
"Non è un pregiudicato! Non parlargli e non ti farà niente!"
Le dico liquidandola all'istante e uscendo dallo studio.
Arriviamo, stiamo arrivando tieni duro. Resisti, non fare cazzate, non li provocare. Fai il bravo.
Non smetto di pensare, di immaginare le cose più brutte. Non smetto di far andare il cervello. Il telefono si riempie di messaggi e chiamate, ma non rispondo a nessuno.
Guardo l'avvocato e solo lui riesce a darmi la sicurezza di cui ho bisogno, a cui mi aggrappo per non crollare.
Arriviamo in questura e io seguo l'avvocato ogni suo passo, come fossi la sua ombra.
Sorpassiamo il piantone all'entrata spiegando la nostra presenza lì.
Saliamo una rampa di scale e ci troviamo in un lungo corridoio, pieno di uffici.
L'avvocato si ferma e mi guarda negli occhi.
"Adesso Nicole, io vado da Stefano, te devi restare qui. Siediti e aspetta."
Annuisco, ma quando lui si gira, senza pensarci lo afferro per il braccio.
Lui mi guarda, in attesa delle mie parole.
"Avvocato Stefano e' molto orgoglioso, lui..lui è testardo, non.."
"Nicole, fidati di me. Fammi capire cosa succede e insieme troveremo una soluzione."
Annuisco e lo lascio libero, seguendolo con lo sguardo fino davanti la porta di un ufficio, dietro la quale scompare.
Lasciandomi sola, in questa questura, con il panico e la paura che mi opprimono lo stomaco, i polmoni.
Mi siedo su una delle sedie nere dietro di me e posso solo aspettare.
Pochi metri mi separano da Stefano, mi sembra tutto così assurdo. Stanotte abbiamo dormito insieme, ci siamo svegliati e c'era questo sole bellissimo.
Stavamo brindando così felici e liberi, sembrava che la parte più difficile fosse appena finita. Sembrava che il Duca e tutto quel mondo poteva iniziare a diventare solo un ricordo lontano. Sembrava così vicina la felicità ..
Il telefono si illumina per l'ennesima volta nella mia mano. Un messaggio di Simone.
"Nicole."
"L'avvocato e' appena entrato. Io sto aspettando qui fuori."
Ti prego Simone non ti ci mettere anche te, ti prego perché è già tutto così difficile, non ho coraggio da dare, non ho speranza da trasmettere. Un altro messaggio.
"Tu sei sicura di quello che stai facendo?"
Faccio un lungo respiro.
"Si."
Ma non è sicurezza la mia è pura disperazione e ora voglio credere che Proisi sia il mio eroe. Che lui possa fare una magia e riportarlo da me.
Aspetto mezz'ora e poi un ora. Mi massacro le mani, mi alzo e mi risiedo. Mi dispero nel mio silenzio. Rispondo ai messaggi di Emma e poi a quelli di Francesco, gli scrivo ma senza dirgli niente, perché non so niente.
Ma perché tutto questo tempo? E' normale ?
Poi la porta si apre e io smetto di respirare.
Due poliziotti escono insieme ad un uomo in giacca e cravatta, non dicono niente e mi passano davanti, guardandomi distrattamente.
Devo reprime l'istinto di fargli domande, e poi quello di alzarmi e entrare in quella stanza.
Se ci fosse sole l'avvocato con Stefano potrei entrare, potrei vederlo...
Ma resto immobile su questa maledetta sedia.
Che succede? Andiamo..e' troppo tempo che sono lì dentro.
Avvocato ti prego fammelo uscire subito, lui non ha fatto niente, vuole sole cambiare la sua vita. Ti prego aiutalo.
Di nuovo i due poliziotti di prima con l'uomo in giacca e cravatta passano davanti a me, hanno dei fogli, una busta e sempre in silenzio entrano nella stanza.
Continuo a fissare l'orologio, sono passate più di due ore, Simone continua a scrivermi e vorrei solo lanciarlo sto telefono.
Dopo ancora un altra ora di attesa, la porta si apre di nuovo, Proisi esce con il volto serio e intanto parla con l'uomo con la giacca. Sembrano parlare tranquillamente, ma non capisco cosa diavolo dicono.
L'avvocato incrocia il mio sguardo e non so perché ho un brivido. Non sono buone notizie.
Dopo poco, si stringono la mano e Proisi viene verso di me. Mi lancio della sedia arrivandogli a un centimetro dal viso.
"Nicole, ora dobbiamo andare e poi ti spieghero' tutto."
"No..no io voglio vedere Stefano."
"No, adesso proprio non si può."
Cerca di spingermi per andare via, ma lo vedo.
Vedo uscire Stefano ancora con le manette, scortato dai due poliziotti.
"Stefano!"
Lui mi guarda e mi uccide, mi uccide letteralmente.
I suoi occhi spenti, rassegnati, sembra deluso, dispiaciuto. I suoi occhi si bagnano quando mi vede. Ma che vuol dire.
"Stefano.."
Lo chiamo di nuovo, ma l'avvocato mi sposta per lasciarli passare e Stefano abbassa solo lo sguardo. Non dice niente e segue i due poliziotti.
"Ma dove lo portano??"
Urlo troppo forte.
Si affaccia l'uomo in giacca e cravatta e mi guarda severo.
Proisi alza la mano, come a chiedere scusa e poi mi afferra per il braccio, costringendomi a camminare.
"In silenzio, adesso noi andiamo via. Non fare così, pensa a Stefano e cammina."
La sua voce autoritaria non mi infastidisce, anzi mi aiuta a riprendere il controllo della mia persona.
Entriamo in macchina e mi giro a guardarlo.
"A studio Nicole. Parleremo a studio."
"Mi dica solo se Stefano l'ha accettata come suo avvocato..." chiedo disperata.
"Sì certo, non è uno stupido il tuo ragazzo."
E con questo chiude il discorso.

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