Capitolo 18

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Restiamo poggiati su quel muretto per non so quanto tempo, ma la bottiglia di vino e' finita e il sole sta calando leggermente, anche se i suoi raggi ci riscaldano ancora molto.
Ridiamo per ogni cosa che diciamo, la mia testa gira e a volte non ricordo le cose che dico, credo di aver esagerato con il vino.
Ma stare così con lui mi fa sentire invincibile, come se non potesse succedermi nulla, come se non dovessi trovarmi in nessun altro posto se non qui con lui.
Mi trafigge ogni volta che i suoi occhi incrociano i miei, mi innamoro ogni volta che si accende il suo sorriso.
Si avvicina a me e sento già il cuore accelerare, sento le sue braccia stringermi forte.
"E' pericoloso se ti avvicini così..."
Lo penso e invece no, lo dico direttamente.
"E perché ..?"
Mi chiede sfrontato.
Non riesco a trattenermi e lo bacio, avidamente , prendendo tutto da lui.
E lui risponde con la stessa passione e sento scivolare la sua mano lunga la mia schiena, e mi spinge verso di lui.
So che dovrei fermarmi ma non ci riesco e continuo a baciarlo come se non potessi farne a meno.
Lui mi poggia contro il muretto spingendomi e sento la sua mano tra le mie gambe. Mi blocca il respiro, mi stacco leggermente dai nostri baci solo per guardarlo negli occhi.
E lui fisso, sicuro davanti a me mi fa capire cosa ha in mente. O forse è quello che io ho in mente e Stefano l'ha capito e lo vuole anche lui. Senza aggiungere altro gli apro i pantaloni, Stefano con un gesto istintivo si guarda intorno.
A pochi metri da noi c è tutto il gruppo che sta bevendo e mangiando. Sappiamo entrambi che chiunque potrebbe salire in qualsiasi momento e non ce ne accorgeremmo. Eppure i suoi occhi tornano nei miei e con un gesto mi alza il vestito ed e' dentro di me.
In piedi stretti uno all altro facciamo l'amore con tutta la passione che abbiamo, aumentata dal vino e dal nostro desiderio, che ogni volta sembra crescere di più.
Mi sento così libera e no, stavolta non voglio pensare a niente. Sento il suo respiro nel mio orecchio ed e' il suono più bello che ho mai sentito.
Lo stringo forte e la sintonia tra noi e' perfetta, fino ad arrivare a quel piacere che ormai conoscono bene.
Stefano respira forte e io mi lascio sfuggire un gemito, ma lui prontamente prima di staccarsi da me, mi copre la bocca con la sua mano.
Ci guardiamo e ridiamo forte. Stefano ha le mani poggiate al muretto accanto a me con i jeans ancora aperti.
Io affianco a lui che cerco di sistemare il vestito, mentre non smetto di ridere.
"Se c hanno sentito ....sarà solo colpa tua!"
Dice ridendo e cercando di riprendere il suo respiro regolare.
"Sei tu che mi provochi sempre.."
Stefano mi guarda allibito.
"Hai ragione, stavolta è stata colpa mia.."
Si avvicina a me quel tanto che basta a farmi venire i brividi.
"E' colpa tua che sei così bella...e io non ce riesco a resiste.."
Mi da un bacio sulle labbra, fa un altro grande respiro e poi si sistema anche lui.
Proprio in quel momento appare sulle scale Noemi.
"Finalmente! Non sapevo più dove cercarvi! E' ora di.." ma si blocca e ci guarda.
Un sorriso accompagnato da un leggero rossore sulle guance, le fa abbassare d'istinto lo sguardo per terra.
La guardo e so perfettamente che non è la sola ad avere le guance rosse.
"..dobbiamo tornare, perciò..." dice girandosi senza guardarci.
"Vi aspetto sul pulmino!"
E scompare dalla nostra vista.
"Oddio che figura!"
Dico coprendomi con le mani il viso.
"Cosa? Ma perché .."
Stefano riesce solo a ridere.
"Tu ridi!!! Io non ho il coraggio di tornare su quel pulmino!!"
Stefano mi guarda sempre ridendo, mentre io sento solo una grande vergogna!
"Dai Nicole! E' una cosa che fanno tutti, anche lei! Non è successo niente..."
"Lo so, però...e poi da cosa l'ha capito siamo vestiti..non capisco .."
Stefano mi guarda e mi passa il suo telefono con la fotocamera accesa verso di me.
Vedo il mio viso arrossato, i miei occhi che brillano lucidi di felicità e i miei capelli totalmente sconvolti.
"Cavolo!!"
Cerco di darmi una sistemata.
"Ti si legge in faccia che hai..."
Lascia cadere la frase con il suo sguardo malizioso.
Io cerco di tirargli un pugno che lui prontamente blocca con una mano.
"Sei proprio un.."
Ma non riesco a finire la frase perché mi ruba un altro bacio.
"Adesso calmati, dobbiamo andare, a quanto ho capito ci stanno aspettando.."
Mi prende la mano e mi trascina dietro di lui.
"Io proprio non capisco ...beviamo e io mi ubriaco e te no. Facciamo l'amore e tu sei sempre così..."
Stefano si gira con il suo sguardo compiaciuto. "Così...?"
Alzo gli occhi al cielo sbuffando, ma cerco di riprendermi, la testa mi gira ancora e vedere tutto il gruppo sul pulmino con i finestrini aperti a sventolarsi, mi fa capire che forse ..ci stanno aspettano già da un po'.
Noemi sorride appena ci vede arrivare.
"Eccoli! Possiamo partire..." dice rivolta al gruppo.
Mentre saliamo mano nella mano non riesco a guardare negli occhi Noemi e come se non bastasse mentre ci dirigiamo ai nostri posti qualcuno sbuffa, qualcuno sussurra "era ora".
Un signore seduto di fianco a sua moglie  ci guarda stizzito.
"Ma un po' di rispetto.." lo dice non a voce alta, ma quel che basta per far bloccare Stefano.
Mi fermo anche io dietro di lui, posso osservare bene la faccia di Stefano che si gira e con occhi freddi e duri fissa quel signore.
Io lo spingo ma lui non si muove. Il signore seduto non ha il coraggio di guardare Stefano, lo vedo fissare il sedile davanti a se, senza muovere un centimetro del suo corpo.
Ho paura, paura che possa succedere qualcosa di brutto, che lui agisca con il suo solito istinto, quando la rabbia lo rende cieco e sordo a tutto il resto.
Lo spingo di nuovo, ma lui non ne vuole sapere di camminare, chiudo gli occhi e mi faccio coraggio per restare calma.
Stringo la sua mano e solo in quel momento Stefano decide di proseguire.
Mi fa sedere vicino al finestrino, lui però resta in piedi e perlustra l'intero pulmino con lo sguardo.
Uno sguardo serio, e so che la prima persona che parla, lui e' lì, pronto a rispondere.
Un brivido percorre la mia schiena, ma stavolta non è il piacere e' solo la paura, quella lontana amica che per un po' e' rimasta a dormire, pronta a risvegliarsi al minimo richiamo nel mio cuore.
Quella paura che non mi abbandona mai del tutto, perché lui potrebbe litigare con qualcuno, sempre e ovunque, perché basta solo una parola detta male, Stefano e' fatto così.
Ma nessuno dice altro. Il pulmino inizia a muoversi e lui si siede accanto a me.
Si gira per guardarmi, vuole vedere se qualcosa mi ha dato fastidio, lo so, ormai lo conosco.
Basta una mia parola un mio sguardo storto per farlo partire in mia difesa, anche quando è colpa nostra, anche quando siamo noi ad aver fatto aspettare un intero gruppo al caldo, in un pulmino in pieno agosto.
Gli sorrido e gli prendo la mano nella mia, vedo la tensione del suo corpo svanire piano piano e poco dopo, mi accorgo che e' già da un po' che sto trattenendo il respiro.
Così mi rilasso anche io e poggiando la testa su di lui, lascio entrare aria nei polmoni.  
Una volta arrivati al centro informazioni, salutiamo il gruppo e Noemi.
Stefano mi cammina di fianco e sento il suo sguardo ancora su di me.
Continuo a camminare cercando di non pensare al mal di testa e a quello che sarebbe potuto succedere, se quel signore invece di tacere avesse detto altro.
"Nicole..che hai?"
Mi chiede appena arrivati in macchina.
Io apro il finestrino e non riesco a guardarlo, non voglio litigare proprio oggi, dopo che è stato tutto così perfetto.
"Niente, mi scoppia la testa.."
"Guardami, che hai ?"
Io continuo a fissare il finestrino aperto e sento la sua mano girarmi il viso piano, con delicatezza.
Ci guardiamo negli occhi.
"Ti ha dato fastidio quel coglione? Quello che ha detto?"
"No...non lui.."
Toglie la mano dal mio viso e un velo nero ricade sui suoi occhi.
Inarca le labbra in una specie di sorriso freddo e accende la macchina.
"Lo sapevo..."
Inizia a guidare stringendo le mani sul volante.
"Cosa sapevi?"
Chiedo sempre senza guardarlo.
"Dimmi Nicole che ho sbagliato stavolta ?? E' dimmi...quale sacra regola ho violato??"
Il suo tono e' cattivo e il modo in cui mi parla mi fa voltare verso il suo viso,  per capire se davvero e' lo stesso ragazzo che poco fa mi stava amando alla follia, quello che ora mi sta parlando con tanta rabbia.
"Ma che hai?? Io non ti ho detto proprio niente! Stai facendo tutto da solo!"
Anche le mie parole escono aggressive dalla mia bocca.
"Ti conosco Nicole, anche se non le dici le cose ti si legge in faccia quello che pensi! E adesso sembra che ti ho fatto chissà quale torto! Davvero stavolta non capisco cosa ho sbagliato!"
Stefano accelera e supera la macchina davanti a noi, poi ancora un altra per poi rimettersi sulla sua corsia, come un matto.
"Ma vuoi andare piano !! Smettila!"
Stefano Continua a guidare sempre più veloce.
"Vuoi fermarti!! Fermati ho paura !! Stefano ho paura !!!"
"Hai paura di me Nicole! Ancora non ti fidi!?"
"Fermati! Stefano fermati!!!"
Inchioda a pochi metri da casa di Giulia e Augusto.
Sento il cuore in gola nel vero senso della parola, istintivamente senza ragionare mi scaglio contro di lui, graffiandolo e tirando pugni, Stefano cerca di fermarmi senza farmi
male,senza stringermi mai, come se stesse solo fingendo di difendersi.
Mi blocco e sento le lacrime rigarmi il viso.
"Tu sei un pazzo criminale, tu ..tu sei pazzo.."
Apro la portiera e cerco di uscire fuori respirando, cerco di tranquillizzarmi.
Anche Stefano scende e viene verso di me.
"Lasciami, lasciami andare Stefano ..levati .."
Ma la sua mano afferra il mio braccio costringendo il mio viso davanti al suo.
"Dimmelo.."
"Che sei pazzo?? Si te lo dico!"
"No..dimmi cosa ti ha dato fastidio oggi."
La sua voce è ferma e gelida e i suoi occhi neri e tristi.
"Hai visto in che modo hai guardato quel signore!!? Solo perché si è lamentato del nostro ritardo! Di una cosa che abbiamo fatto noi! Tu..tu non puoi reagire così ogni volta ..tu.."
"E' solo questo Nicole?"
La sua presa e' ancora più stretta al mio braccio. E i nostri occhi non si staccano.
"Mi stai facendo male!"
"Io voglio sapere se tutta sta tragedia e' successa perché .."
Fa un lungo respiro e lascia di colpo il mio braccio.
Non smettiamo di guardarci e io non riesco a capirlo, sento solo la rabbia e l'adrenalina della paura di prima montarmi dentro.
"Dimmi quello che devi dire Ste'"
"E' che..sembra proprio tu ti sia così vergognata di ..di noi prima, io...devo saperlo .."
Ogni parola è un macigno che butta fuori e lo fa solo con la rabbia di chi vuole ferire. Ferire me.
"Cosa? Ma che diavolo hai pensato?"
"Sembrava che ...oddio Nicole sembrava che ti vergognavi che Noemi ci avessi visto e che ..tutti aspettavano noi.."
"Ma che stai dicendo ??"
"Tu ti vergogni di stare con uno come me? Con la mia vita .."
Quelle parole mi arrivano come un pugno dritto allo stomaco.
Le lacrime mi scendono e non mi interessa neanche di fermarle.
"Come puoi pensare una cosa del genere??" Stefano mi guarda senza parlare.
Ci fissiamo per un secondo o un minuto o forse due, ma nessuno dei due riesce a parlare, entrambi consapevoli di aver esagerato, di esserci spinti troppo oltre, stavolta.
Intorno a noi i raggi del sole sono scomparsi e il buio inizia a salire.
Il motore della macchina accesso e' l'unico rumore che ci circonda.
"Tu hai troppe paure e paranoie. Se non sei te, il primo a capire che meriti anche le cose belle, allora le lascerai sempre andare via, anche quando sono già tue."
Mi asciugo il viso bagnato e mi giro per tornare a casa.
"E tu ..tu devi capire se vuoi uno come me nella tua vita!"
La sua voce mi avvolge ma la lascio andare oltre e senza girarmi entro a casa.
Sento le voci di Giulia e Augusto provenire dal giardino, per fortuna stanno cenando fuori, così ne approfitto per scappare in camera.
Mi siedo sul letto e cerco di respirare, senza piangere ma le scene di quello che è successo si susseguono nella mia testa.
Ripenso a quando abbiamo fatto l'amore, a quando camminavamo mano nella mano alle risate e poi, lo sguardo di Stefano con quel signore, il suo modo di guidare, e me lo rivedo disteso sopra a Luca in quel parco a riempirlo di pugni. Le mie urla a Emma che mi guarda piangendo.
Me lo immagino in mille risse e poi vedo la sua cicatrice, quello che gli hanno fatto e penso a sua madre, cerco di fermare i pensieri ma è un tumulto e non lo so gestire, forse io non so gestire lui. Forse Stefano e' ingestibile.
La porta si apre e me lo trovo davanti. Alzo lo sguardo e vedo il suo viso, la guancia graffiata da me.
Mi viene da piangere ma mi trattengo, d'istinto mi tocco il braccio, quello che mi ha stretto.
Stefano si avvicina piano verso di me, fisso il pavimento perché adesso anche guardalo mi fa male, perché lo odio e non vorrei odiarlo. O forse lo amo e vorrei odiarlo, so solo che vederlo mi uccide.
Lui si inginocchia davanti a me e mi prende il braccio delicatamente, io glielo lascio come se non fosse il mio.
Dove prima c era la sua stretta ora c'è' un lieve segno rosso.
"Sono un animale, scusami" dice a mezza voce.
Finalmente mi faccio coraggio e lo guardo. I nostri occhi si fissano. La mia mano gli accarezza istintivamente quei graffi sul viso.
"Scusa.." sussurro con la voce roca.
"Cosa posso fare?"
"Niente, non ci possiamo fare niente." Allontano la mia mano dal suo viso e faccio scivolare via il braccio da lui. Stefano resta immobile mentre io mi sdraio sul letto sfinita.
"Devo andare nell'altra stanza?"
Mi chiede alzandosi, già conoscendo la risposta.
"Vorrei restare sola stanotte.." i miei occhi raggiungono i suoi e so di fargli male.
Lui annuisce e si gira per aprire la porta.
"Stefano, io non mi sono mai vergognata di te o di noi."
Lo dico con la voce di chi sa già che non si può comunque tornare indietro, che non si può cancellare nulla, mai.
Lui continua a guardare la porta.
"Lo so, e io avrei spaccato la faccia a chiunque ti avesse detto qualcosa oggi.."
Due lacrime bollenti mi scivolano via fin sopra il cuscino. "..lo so" gli rispondo e lui scompare chiudendo la porta.

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