<<( Ho chiesto, chi sa parlare Tedesco?)>> chiese nuovamente il soldato, scandendo molto più forte le ultime parole, mi si fermò il sangue nelle vene e riuscivo a notare la paura congelarsi negli occhi del più piccolo insieme alla madre che immobile pregava in ginocchio di averlo salvo, lui mise il dito sul grilletto togliendo abilmente la sicura. Esitò per un secondo, infatti mi diede il tempo di poter gridare.
<<(Io. Io so parlarlo molto bene, riesco a capirlo.)>> Feci un balzo in avanti scombussolando quella fila perfetta e sussurando un "mi dispiace" verso la mia famiglia, mia mamma sbiancò all'istante.
Vidi il soldato girare la testa verso di me e lo sguardo gelido sfiorarmi la pelle fino a farmi tremare le osse lasciandomi inerme.
<<( Tu, avvicinati)>> stavo tremando, avevo paura ma mi sentivo felice, avevo aiutato quel povero ragazzino. Mi avvicinai lentamente, e mi fermai ad un metro da lui.
Potevo vedere meglio il suo viso ed era così bello, non c'era cenno a nessun tipo di imperfezione, i capelli erano corvini tagliati alla solita forma militare per via della rasatura nella parte posteriore della testa e sul capo abbastanza lunghi tanto da sfiorare le punta delle orecchie e poi gli occhi, erano di ghiaccio, ma così espressivi, ci leggevo frustrazione e qualcosa che non potevo capire, portava delle occhiaie che rendevano lo sguardo particolarmente pauroso e cupo, ed era più alto di me di qualche centimetro.
<<( Traduci quello che dico).>> disse a tono severo, tanto che mi sentí schiacciare.
<<Ci porteranno via, in un posto migliore, così dicono, dobbiamo tornare alle nostre "case", prendere le nostre cose per poi entrare in quei camion>> li indicai, erano posti poco più lontano da noi.
<<Dopo di ché ci toccherà continuare il viaggio in treno, non bisogna disobbedire ai loro ordini.>> Dissi senza provare emozioni al riguardo, avevo ben capito che di sicuro quel posto non era migliore, e la forte sensazione che quel posto sarebbe diventato l'inferno stesso mi invadeva da dentro sempre di più, la tentazione di gridare agli altri di ribellarci ora perché tanto saremo comunque morti era forte, ma rimasi in silenzio, perché anche in mille persone disarmate contro altre armate sarebbe stato inutile, forse c'era una speranza di qualcosa di migliore.
Stavo per andarmene, volevo tornare dai miei genitori, ma la sua voce si fece sentire forte nelle mie orecchie.
<<( Ebrea, fermati.)>> Mi vennero gli occhi lucidi, stavo per essere uccisa?
Mi girai e vidi lui guardarmi e avvicinarsi al soldato più alto per riferirgli qualcosa, il biondo ridacchiò e annui guardandomi con occhi maliziosi.
Il corvino si incamminò verso di me.
<<(Vieni con me.)>>Appena capii scossi la testa, volevo tornare dalla mia famiglia.
<<(No!)>> Urlai, ma fui ricompensata con un calcio dietro la schiena dal suo compagno arrivato un secondo prima, dietro di me. Ero caduta in avanti facendomi male alle ginocchia, a causa dell'immediato contatto con il terreno fatto di breccia.
<<(Credo che tu non abbia capito)>>- si abbassò alla mia altezza per guardarmi dritto negli occhi e i suoi erano così belli, anche se in quel istante pensai che per un uomo così perfido non gli si addicevano per niente.
<<(tu, vieni con me.)>> disse toccandomi una ciocca di capelli che mi era andata davanti alla faccia durante la caduta, rabbrividì.
Mi alzai velocemente e lui mi prese per il polso strattonandomi fino ai camion, la sua stretta era calda e troppo forte per il mio povero braccio.
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The Doll
FanfictionUna ragazza ebrea viene deportata in un campo di concentramento dove la sua unica ancora di salvezza è di diventare la bambola manipolata dalle mani di un soldato nazista, per il quale dovrà subire delle atrocità disumane, ma è possibile che in ques...